La crisi della Champagne
La Champagne ha subito un durissimo colpo dalla pandemia, con cali delle vendite fino al 68%. I produttori per far fronte alla crisi hanno concordato una netta riduzione delle rese. A ciò si aggiungono i dazi voluti dall’amministrazione Trump e i problemi legati alla vendemmia anticipata.
La regione vitivinicola sta attraversando un periodo di crisi e anche uno dei principali quotidiani francesi, Le Figaro, ammette: “Lo Champagne ha bisogno d’aiuto”. Per il 2020, a causa della crisi innescata dalla pandemia, si stimano potenziali perdite fino a 1,7 miliardi di euro e 100 milioni di bottiglie (circa un terzo della produzione, se si pensa che nel 2019 ne sono state prodotte 300 milioni). Per molti vignerons, le bollicine più famose al mondo stanno vivendo la peggiore crisi dalla Seconda Guerra Mondiale, come si legge su Harpers.Co.Uk. A causa del lockdown in molti Paesi, le vendite totali di Champagne solo nell’aprile 2020 rispetto ad aprile 2019 sono diminuite complessivamente del 68%, mentre nella stessa Francia – che rappresenta ancora circa la metà (47,5% nel 2019) del mercato mondiale dello Champagne – le vendite nello stesso mese sono diminuite del 74,6%, pari a quasi 7 milioni di bottiglie.
Riduzione delle rese
La vendemmia in Champagne è appena partita e una notizia la accompagna: il drastico taglio delle rese, dato che conferma la diminuzione di quasi 100 milioni di bottiglie. A causa dell’impatto del Covid-19 sulle vendite di Champagne, i coltivatori e produttori della regione hanno concordato, dopo lunghe trattative, una resa di 8.000 kg/ha, che produrrà l’equivalente di 230 milioni di bottiglie. Si tratta di una significativa riduzione delle rese medie, che tendono a essere intorno ai 10.800 kg/ha. Saranno, però, i piccoli produttori e i coltivatori i primi a pagarne le spese: secondo i calcoli di The drinks business, se i prezzi dell’uva dovessero rimanere in media gli stessi rispetto al 2019 (prezzi che si aggiravano intorno ai 6,55 euro al kg) i coltivatori perderanno 14.410 euro per ettaro. E considerando che la dimensione media del vigneto per ciascun coltivatore è di 3 ettari, le perdite per ognuno di essi potrebbero aggirarsi intorno ai 43.000 euro.
Champagne e ravanelli
Niente ostriche e caviale. Visti i tempi poco propizi, Decanter suggerisce un più economico abbinamento allo Champagne: i ravanelli. Secondo Didier Depond, presidente delle Maisons Salon e Delamotte, bere un bicchiere di champagne con un ravanello crudo è uno dei grandi e semplici piaceri della vita. Non è l’unico a sostenere questa teoria: il motivo del felice abbinamento si scopre nel carattere speziato e fresco di entrambe le parti.
Come se non bastasse: dazi USA e vendemmie anticipate
Giovedì 13 agosto Washington ha annunciato un’estensione di sei mesi dei dazi del 25% sull’importazione di vino francese e altri prodotti europei. La decisione degli Stati Uniti di mantenere la sovrattassa doganale sui vini francesi è una pessima notizia per tutti i viticoltori francesi. In vigore dal 18 ottobre 2019, questa “tassa Trump”, come la soprannomina La Revue du Vin de France, sta comportando un calo significativo delle esportazioni.
Inoltre, alcune regioni francesi, tra cui la Champagne, stanno affrontando una vendemmia decisamente anticipata, dopo una delle primavere più calde mai registrate (The drinks business).
«È la prima volta nella mia vita che vendemmio il 5 agosto», commenta un produttore di Roussillon su La Revue du Vin de France. L’anticipo dell’inizio della vendemmia in Francia è un indicatore sempre più inequivocabile dei problemi legati al riscaldamento globale.
Tag: Champagne, Decanter, Harpers.Co.Uk, La Revue du vin de France, Le Figaro, Rassegna stampa internazionale, The Drinks BusinessQuesta notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.
© Riproduzione riservata - 26/08/2020