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Il Moscatello selvatico ha un solo padrone

19 Gennaio 2020 Roger Sesto
Il Moscatello selvatico ha un solo padrone
Grappolo di Moscatello Selvatico prima dell'appassimento in pianta

Il Moscatello Selvatico è una rarità pugliese che Castello Monaci ha riportato a nuova vita, con un attento lavoro di recupero.

La seconda vita del Moscatello Selvatico ha inizio una decina di anni fa. A raccontarci il percorso di riscoperta e valorizzazione di questo vitigno autoctono pugliese è uno dei suoi promotori: Luigi Seracca di Castello Monaci. «Abbiamo deciso di recuperare il Moscatello selvatico nel 2008, partendo da alcune vecchie marze ritrovate nella tenuta piantate da mio nonno negli anni ’40 e da noi reimpiantate ad alberello su un terreno rosso leggero nella parcella più alta dell’azienda. Le rese sono bassissime, 40 q/ha di uva, e conferiscono pienezza ma anche una spalla acida difficilmente riscontrabile nei dolci pugliesi», spiega il produttore.

luigi seracca guerrieri moscatello selvatico
Luigi Seracca Guerrieri Gonzaga di Castello Monaci, tra i fautori della riscoperta del Moscatello Selvatico pugliese

Dal Moscatello Selvatico un vino dolce e dorato, dai profumi intensi

Con acini cosparsi di macchie marroni, il grappolo si presenta spargolo, caratteristica importate per l’appassimento in pianta, «che conduce in particolari annate alla formazione di muffa nobile». La vendemmia si svolge in più riprese lungo l’arco di settembre, a cui fa seguito un ulteriore appassimento in fruttaio. Dopo la vinificazione, l’affinamento ha luogo in barrique nuove per 10 mesi. Il tutto, per un nettare giallo dorato intenso, dai profumi di fiori d’arancio e salvia moscatella; il sorso è caldo, morbido e avvolgente, dal finale fresco e persistente, con ricordi di composta di pesche e albicocche.

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