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L’autoctono Boschera beneficia del global warming

20 Giugno 2018 Roger Sesto

«Il Boschera», ci spiega Alessandro Winkler, «è un vitigno antico, preesistente all’arrivo della Glera dall’Istria, coltivato sulle colline trevigiane da secoli». Il produttore di Vittorio Veneto (in provincia di Treviso) ha deciso di piantare 1.000 barbatelle da selezione massale appositamente prodotte dai Vivai Cooperativi di Rauscedo perché crede in questo vitigno, nella biodiversità e nel recupero delle tradizioni ampelografiche. Secondo Valoritalia esistono solo 6 ettari di Boschera.

Alessandro Winkler lo vinifica in purezza

Specifica Winkler: «Avendo maturazione tardiva e produttività inferiore al Prosecco, è stato via via abbandonato e confinato alla produzione del Torchiato di Fregona. Per fortuna i mutamenti climatici degli ultimi anni stanno giocando a suo favore, promuovendone la maturazione già a metà settembre». Concedendosi una “licenza poetica” rispetto all’antico impiego del Boschera, preferisce la vinificazione in purezza.

Un Boschera “col fondo”  che sembra un Metodo Classico

Il Colli Trevigiani Boschera Frizzante Igt nasce così: alla prima fermentazione spontanea, con blando controllo delle temperature, segue un periodo di affinamento in vasca con tre travasi, con una minima aggiunta di solforosa. In primavera il vino viene imbottigliato con tappo a corona e qui avviene la rifermentazione spontanea. «Questo processo naturale, impiegato tradizionalmente dalle nostre parti (il famoso “col fondo”), dà vita a un vino secco che evolve nel tempo assumendo una complessità organolettica quasi pari a un Metodo Classico».

 

Un grappolo di Boschera

 

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