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Groppello di Revò, il rosso autoctono della val di Non

3 Gennaio 2019 Roger Sesto

Il Groppello di Revò, progenitore dei Groppello bresciani, dimora sulle colline dell’omonima cittadina trentina della val di Non. Il vino che ne scaturisce è rustico ma interessante. I moderni protocolli enologici lo hanno reso più rotondo, ma senza snaturarne l’austero rigore, la “vinosità”, la solida struttura e una deliziosa nota di grafite.

Oggi il Groppello di Revò è coltivato da un piccolo gruppo di vignaioli, capitanati da Augusto Zadra “el Zeremia”, che hanno messo a dimora ceppi selezionati sulle sponde del lago di Santa Giustina, a Romallo e a Cagnò. Considerato custode della memoria enoica della viticoltura trentina, e specificamente della val di Non, Lorenzo Zadra, figlio di “el Zeremia”, nella sua cantina di Revò lo declina in due distinte versioni: una giocata sulla freschezza e l’altra sull’evoluzione.

 

Lorenzo Zadra, figlio di El Zeremia

 

Groppello fresco e speziato

La prima, il Groppello di Revò Vigneti delle Dolomiti Igt, ha un marcato profumo di frutti di bosco ed erbe selvatiche, dalla beva decisa, tannica e persistente. È caratterizzato da piccanti note di pepe per la presenza del rotundone, composto aromatico responsabile del sentore speziato. Si ottiene da vigne esposte a sud, a 700 m slm, sulle sponde del lago di Santa Giustina. I suoli di dolomia sono calcareo-sabbiosi, con una resa di 40-50 quintali di uva/ha. Vinifica in acciaio con due settimane di macerazione.

Grappoli di Groppello di Revò pronti per la vendemmia

 

Complesso ed evoluto nella versione El Zeremia

La seconda versione del Groppello di Revò proposta da Augusto Zadra si chiama El Zeremia. Proviene dal medesimo terroir, ma da ceppi esposti a sud-est, a piede franco, vecchi di 120 anni, con un resa di 30-40 quintali di uva/ha. Dopo la vinificazione, segue un adeguato affinamento in barrique, per un vino dalla texture tannica incisiva capace di supportarne una lunga evoluzione.

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