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Capannelle: SuperTuscan? Sì, ma di Gaiole (in Chianti)

7 Aprile 2011 Roger Sesto
Fondata nel 1975 da Raffaele Rossetti, rilevata nel 1997 da James B. Sherwood, patron del gruppo alberghiero Orient-Express, ha una peculiarità: un caveau all’interno della cantina che ospita le teche dei clienti più esigenti appartenenti al Club del Caveau, che qui conservano le loro verticali dei vini di Capannelle. Una delle scelte della Casa vinicola sta nell’aver sempre puntato sull’eleganza del Sangiovese, che si arricchisce con il passare del tempo. Ecco perché Capannelle ha nel suo Dna la produzione di vini longevi, espressivi del terroir di provenienza.Le operazioni agronomiche e di cantina – ciascuna fase della lavorazione a partire dalla selezione dei cloni fino all’elevazione in legno – sono tutte volte a capitalizzare il patrimonio di aromi primari delle uve, premessa fondamentale per ottenere prodotti ricchi e di una certa durata. Chiediamo quali siano gli scopi di accantonare delle partite di vecchie annate in cantina. Ci risponde il sales manager Manuele Verdelli: «Per un’azienda come la nostra il futuro della produzione passa dalle etichette che hanno fatto la nostra storia. Le degustazioni delle vecchie annate sono fondamentali per comprendere quelle recenti. È anche grazie alle degustazioni con i giornalisti e alle relative recensioni che oggi il cliente va alla ricerca delle vecchie bottiglie e pretende di poter stappare la nostra storia, sicuro della bontà della scelta». In questo senso, cerchiamo di farci dire quale sia il vino più rappresentativo e quali gli anni più entusiasmanti. «Indubbiamente il Solare (80% Sangiovese e 20% Malvasia nera)», seguita Verdelli, «In particolare il 1999 e il 2004. Il fatto che il Solare ’99 fosse il primo proveniente in parte da dei nuovi vigneti (fra cui il Trebbio) è uno dei fattori qualificanti di questo prodotto. Il 2004 è invece la pietra di paragone per il futuro dell’etichetta: vigneti più maturi e costanti nella produzione ci danno oggi maggiori opportunità di replicare quest’annata straordinaria. Il 1999 ha un’aromaticità complessa e persistente, balsamica, floreale, di piccoli frutti rossi maturi; con un corpo strutturato ed elegante. Il 2004 pare oggi più setoso, dolce e vellutato, con tannini importanti; ma solo con un’ulteriore evoluzione in bottiglia raggiungerà la complessità della vendemmia ’99».

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