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Burton Anderson premiato dall’Istituto Grandi Marchi

10 Settembre 2019 Civiltà del bere
Burton Anderson premiato dall’Istituto Grandi Marchi

I Grandi Marchi del vino italiano hanno premiato Burton Anderson per la sua opera di divulgazione della nostra enologia nel mondo. Un’occasione per fare il punto sull’evoluzione dell’export vinicolo d’Italia negli ultimi 30 anni.

“Burton Anderson ha il merito di aver contribuito in misura determinante al cambio di percezione dell’enologia tricolore oltre i confini nazionali, grazie ai suoi numerosi articoli sul tema, pubblicati sulle più importanti riviste estere di settore, ma soprattutto ad alcuni dei suoi libri, come Vino: The Wines and Winemakers of Italy“. Le parole di Piero Mastroberardino, presidente dell’Istituto Grandi Marchi (foto in apertura), accompagnano la consegna del premio che l’Igm ha voluto attribuire Burton Anderson. La cerimonia – oggi a Palazzo Antinori a Firenze – ha visto protagonista il giornalista americano, da una quarantina d’anni residente in Toscana.

Burton Anderson riceve il premio dell'Istituto Grandi Marchi da Piero Antinori, presidente onorario Igm
Burton Anderson riceve il premio dell’Istituto Grandi Marchi da Piero Antinori, presidente onorario Igm

Chi è Burton Anderson

Nato in Minnesota, Burton Anderson è stato per diversi anni corrispondente da Parigi per l’International Herald Tribune, ma dopo un suo viaggio in Toscana alla fine degli anni Settanta, ha scelto di trasferirvisi per coltivare la sua grande passione per il vino italiano. Da oltre 40 anni il giornalista vive in Toscana, dedicandosi con devozione alla scoperta e alla conoscenza delle realtà vitivinicole dello Stivale. Il New York Times l’ha definito “l’autorità principale in fatto di vini italiani scritti in lingua inglese”. Nel 2007 è stato inserito nella Hall of Fame degli scrittori del Wine Media Guild di New York, mentre nel 2009 è stato nominato dalla Wines of Italy Hall of Fame dell’Italian Trade Commission di New York, grazie ai suoi significativi contributi nella valorizzazione del vino italiano oltreconfine.

Le peculiarità del “modello italiano” nell’opera di Burton Anderson

“Egli ha messo all’attenzione dei lettori internazionali le peculiarità del modello italiano, la grande varietà dei territori, dei vitigni, il ruolo culturale del multiforme paesaggio dello Stivale, fornendo gli strumenti per un’ascesa del grado di legittimazione del vino italiano di pregio sulla scena globale”, prosegue Mastroberardino. Insieme a lui, hanno consegnato il riconoscimento a Burton Anderson Piero Antinori, presidente onorario Igm, il presidente di Federvini Sandro Boscaini e i rappresentanti di tutte le aziende dell’Istituto, con il giornalista Daniele Cernilli in veste di moderatore.

La svolta degli anni Ottanta

Negli anni Ottanta Burton Anderson pubblicò la sua opera sul vino italiano, dando una spinta decisiva alla conoscenza del made in Italy nel mondo. E il medesimo periodo rappresentò la svolta per il nostro export enoico, con l’avvio di una fase di presenza più strutturata e corale dei nostri produttori in numerosi mercati internazionali. Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, ha tracciato una breve analisi dell’evoluzione dell’export negli ultimi 30 anni tracciando le linee guida di questa escalation.

Vino italiano all’estero: che cos’è cambiato in 30 anni?

Negli ultimi 30 anni le importazioni nel mondo si sono spostate dall’Unione Europea al mercato asiatico e nordamericano (Cina a quota 6% e Stati Uniti all’11%). Alla fine degli anni Ottanta l’Italia esportava un terzo di quello che consumava internamente, e il vino sfuso pesava più della metà del nostro export (oggi solo il 20%). Da diversi anni, invece, la metà della produzione enoica è venduta oltreconfine. I mercati di destinazione, un tempo concentrati in Europa (Germania in testa), ormai sono ben più lontani, in primis negli Stati Uniti, dove il nostro Paese ha registrato un plus del +230% nelle quantità di vino complessivamente esportate dal 1990 al 2018.

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