In Italia In Italia Anita Franzon

A Nebbiolo Prima 2016 le nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero

A Nebbiolo Prima 2016 le nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero

Come a voler ricordare la vera identità del vitigno Nebbiolo, che prende il nome dalla nebbia che avvolge i vigneti in autunno, sono stati giorni di pioggia fitta e bruma quelli che hanno accompagnato le degustazioni avvenute dal 9 al 13 maggio ad Alba in occasione di Nebbiolo Prima 2016. Giunta alla ventunesima edizione, la manifestazione organizzata dall’associazione Albeisa è nata nel 1996 per presentare alla stampa specializzata le nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero Docg.

Lungo i versanti meglio esposti di queste colline viene prodotto il 19% del vino piemontese, mentre la produzione regionale rappresenta il 6% di quella nazionale. Qui il 37% del vigneto è costituito da Nebbiolo.

 

13092161_474031782794846_913348171092628053_n (1)Cinque giorni di degustazioni intensive

Dopo 492 campioni di vini a base Nebbiolo degustati rigorosamente alla cieca in cinque giorni, è lecito chiedersi se sia o meno possibile aver colto l’anima di ciascun vino. La risposta è senza dubbio negativa. Quello che, però, si riesce a comprendere sono i trend valutati in base all’annata, alla denominazione di origine e al comune di provenienza.

Delle 240 aziende che hanno presentato i loro vini alla rassegna abbiamo degustato Barolo 2012 e Riserva 2010, Barbaresco 2013 e Riserva 2011, infine Roero 2013 con la Riserva 2012. Si tratta di annate interessanti, spesso colpite da qualche difficoltà e che hanno dunque evidenziato non solo la vocazione del territorio, ma anche la capacità dei viticoltori di saper gestire il cambiamento e fare la differenza. Qui trovate i quindici assaggi che più ci hanno emozionato.

Sono queste, inoltre, le prime annate – in particolare per la zona del Barolo che ha modificato il suo disciplinare nel 2010 – delle Menzioni Geografiche Aggiuntive specificate in etichetta: le Me.G.A. non esprimono una graduatoria di pregio del vino, ma sono un’ulteriore precisazione sull’origine delle uve, che in alcuni casi fa riferimento a posizioni collinari migliori, o semplicemente ai nomi di cascine, vigneti e località.

 

Barolo, le annate e i risultati13178530_473779732820051_321807116354752396_n

Doc dal 1966 e Docg dal 1980, il Barolo può essere prodotto all’interno di 11 comuni: Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga d’Alba, La Morra, Monforte d’Alba, Novello, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Roddi e Cherasco. L’area comprende in tutto poco più di 2.000 ettari e 181 Menzioni Geografiche Aggiuntive: dalla più piccola Bricco Rocche alla più grande Bricco San Pietro. Oggi il 90% delle aziende rivendica almeno una menzione. Per disciplinare il Barolo deve affinare per almeno 38 mesi (62 mesi per la Riserva) di cui 18 in botti di legno.

L’annata 2012 in Piemonte si ricorda per le temperature rigide arrivate più tardi del solito: tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio si sono registrati giorni molto freddi con temperature ampiamente al di sotto dello zero, come non succedeva da decenni. L’inverno si è protratto, con temperature basse per tutto il mese di febbraio portando anche abbondanti nevicate che, se da un lato hanno contribuito a creare una buona riserva idrica, dall’altro hanno generato una ripresa vegetativa posticipata favorendo le aree meglio esposte. Infatti, se in alcuni casi si sono assaggiati vini eleganti ed equilibrati, in altri abbiamo riscontrato tannini ancora molto pronunciati e una scarsa corrispondenza tra aspetti visivi e olfattivi già evoluti e un gusto ancora poco bilanciato.  Migliori, nel complesso, i risultati per le Riserve 2010, annata che ancora una volta ha saputo premiare le “grandi vigne” e quelle zone in cui la scelta del vitigno è stata fatta in maniera oculata tenendo conto delle esposizioni, della natura del terreno e delle variabili climatiche che caratterizzano le colline di Langa.

 

Barbaresco e Roero, le annate e i risultati13164371_473014349563256_6721443776245017250_n

Prodotto in 4 comuni: Barbaresco, Neive, Treiso e a San Rocco Seno d’Elvio (Alba), il Barbaresco ha di solito un profilo molto seducente, anche dopo l’affinamento minimo di 26 mesi di cui 9 in legno. 66 sono le Menzioni Geografiche Aggiuntive introdotte dalla vendemmia 2007 e oggi rivendicate dal 95% delle aziende. In anteprima sono stati presentati Barbaresco Docg 2013 e Riserva 2011. Nel caso dell’annata 2013 si sono trovati vini spesso ancora molto sbilanciati verso le durezze e che mancavano di struttura e concentrazione. La vendemmia 2013 sarà, infatti, ricordata per il ritardo di 15 giorni e per un’annata nel complesso piuttosto piovosa e fredda soprattutto in una prima fase, mentre un secondo periodo di clima favorevole ha consentito forti recuperi.

Anche nel 2011 il vitigno che senza dubbio si è adattato meglio a all’annata bizzarra, ancora una volta, è il Nebbiolo.

Sulla riva sinistra del fiume Tanaro, su un’area più giovane geologicamente, i terreni sono sabbiosi e non permettono al Nebbiolo di esprimere in pieno la sua potente struttura. Per disciplinare, i Nebbioli del Roero devono invecchiare almeno 20 mesi; ne derivano vini dal carattere più semplice, profumi fruttati e fragranti e un tannino mai invadente. Durante Nebbiolo Prima sono stati presentati i vini del Roero Docg vendemmia 2013 e Riserva 2012: sono più di 300 gli iscritti al Consorzio fra produttori e viticoltori, e più di 1.000 gli ettari vitati della Denominazione Roero, per un totale di circa 6 milioni di bottiglie prodotte, di cui più del 60% viene esportato.

 

13221027_473103946220963_95616871347234036_nBarolo, Barbaresco e Roero, retrospettiva 2006

Fedele riproduttore delle caratteristiche del territorio che lo ospita e del microclima in cui cresce, il Nebbiolo rispecchia nelle diverse sfumature olfattive e gustative il terroir che, a sua volta, come l’autore di un romanzo, ne definisce il carattere e lo stile. È così che dopo 10 anni il Nebbiolo continua a dare il meglio di sé dimostrando ancora una grande longevità. Lo abbiamo verificato lunedì 9 maggio alle Antiche Cantine della Luigi Calissano dove si è svolta la Retrospettiva 2006 di Barolo, Barbaresco e Roero delle cantine presenti a Nebbiolo Prima e che hanno presentato bottiglie del 2006 ancora oggi con un fortissimo potenziale di evoluzione: tra tutti il Barolo Riserva Docg 2006 Cerequio di Michele Chiarlo e il Barbaresco Docg 2006 Rabajà Castello di Verduno.

 

I numeri di Albeisa

Albeisa, l’Unione Produttori Vini Albesi conta oggi quasi 280 soci, ma per il presidente Alberto Cordero di Montezemolo gli obiettivi sono chiari: raggiungere la soglia delle 300 aziende entro la fine del prossimo anno. Nel 2015 sono state 16 milioni e mezzo le bottiglie utilizzate dai produttori di questo angolo del Piemonte. Riconoscibile, classica ed elegante, dal 2007 la bottiglia viene prodotta anche in una versione che ha un peso di circa il 22% inferiore rispetto al modello tradizionale, per un totale di 125 grammi in meno. Con una storia che parte dal Settecento, oggi l’Albeisa è senza dubbio un esempio di successo importante nell’identificare fin dal contenitore l’espressione di un territorio vitivinicolo unico.

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© Riproduzione riservata - 16/05/2016

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