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Meeting internazionale Donne del vino. Per un post-Covid più rosa

Meeting internazionale Donne del vino. Per un post-Covid più rosa

Al meeting internazionale promosso dall’associazione Le Donne del Vino le testimonianze di resilienza delle produttrici di tutto il mondo. La presidente italiana Cinelli Colombini: «Dalla vendita della bottiglia si passa a quella dei servizi di intrattenimento. Marketing, networking e capacità relazionali saranno cruciali per superare la crisi. E sono virtù femminili».

A guadare meglio la palude del Covid nel corso del 2020 sono stati i governi rosa. Una coincidenza molto poco casuale. Dalla Finlandia all’Islanda, dalla Danimarca alla Norvegia le donne primi ministri dell’Europa scandinava hanno dato risposte più tempestive ed efficaci alla pandemia. Il lockdown nella Nuova Zelanda di Jacinda Ardern (regione di cui abbiamo parlato recentemente in questo articolo) è stato più efficace che altrove. Il caso di Taiwan, dove la popolazione è più numerosa che in Florida ma il numero dei morti di coronavirus si conta sulle punte delle dita, è studiato in tutto il mondo. E anche le donne del vino, con un dialogo internazionale più che mai spalancato, fanno squadra, pianificano il futuro dell’enoturismo e lavorano per proiettare il wine business nel post pandemia.

Opportunità in sharing

«Abbiamo creato un network internazionale delle associazioni sul vino al femminile per promuovere una visione d’insieme, immaginare nuovi scenari per il 2021 e creare opportunità in sharing», racconta Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione nazionale Le Donne del Vino. « Stiamo già lavorando a un grande evento mondiale, a marzo, che unirà idealmente tutte le donne che producono e si occupano di vino. La maggiore capacità di networking internazionale dell’imprenditoria femminile, unita alla predisposizione più elevata al marketing e alle pubbliche relazioni, giocherà un ruolo importante in questo scenario. Si va verso la concentrazione, soprattutto per le piccole-medie imprese».

Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione nazionale Donne del Vino

Donatella Cinelli Colombini, presidente dell’Associazione nazionale Donne del Vino

Le Donne del vino in Austria, Germania e Croazia: caccia a canali alternativi

Dal meeting internazionale, quest’anno svolto online e ideale seguito della convention Simei Milano 2019, è emerso un quadro di consuntivi a tinte fosche, ma anche qualche germoglio di ripartenza. Nel perimetro europeo, allo sconforto delle Femmes de Vin in Francia, dove il lockdown ha strangolato il wine business confinandolo a Gdo e consumo domestico, e dove l’unico ossigeno per le cantine è venuto dalla distillazione e dal declassamento dei vini in tipologie più semplici, si è contrapposto lo spirito di iniziativa evidenziato dalle tedesche di Vinissima e di 11 Frauen und Ihre Weine, in Austria. La prima con degustazioni on line commentate da Master of Wine e personaggi di rilievo del settore e forum web sul wine business al femminile. La seconda col successo di vendite dirette all’esterno delle Cantine e shopping di vino anche in libreria. In Croazia, col turismo del vino azzoppato dal 30% al 50%, le WOW – Women on Wine sono riuscite a organizzare comunque gli eventi riguardanti i vitigni autoctoni pur con il filtro di severi controlli sanitari dei partecipanti.

Enoturismo “anti depressivo” in Nuova Zelanda

Nell’emisfero australe le Women in Wine NZ, in slalom tra le chiusure imposte dall’esecutivo, hanno convertito le campagne neozelandesi in mete di gite a contatto con la natura. Le terre del vino sono state trasformate in antidoti alla depressione da isolamento domestico. Campagne a sostegno dei prodotti nazionali hanno compensato la perdita delle esportazioni con acquirenti locali.

Sudamerica tra incentivi e paradossi

Dall’Argentina al Cile, anche l’enoturismo sudamericano ha subito una flessione di oltre il 50%. Le vendite sono diminuite del 30%, quelle dirette anche del 60%. La Asociación Mujeres Del Vino Chile (MUV) ha spiegato che il governo sta finanziando una nuova campagna intitolata “Se vai in una vigna” e promuovendo eno-ticket per rianimare il comparto. Il Perù vive un doppio paradosso. Nei grandi centri urbani, i più colpiti dalla pandemia, le vendite hanno trovato una valvola nel canale online. Mentre le periferie rurali, non colpite dal Covid ma dove internet spesso nemmeno arriva, sono state paralizzate dall’assenza di turismo.

Ispirazione e senso di coesione

«Ci sono zone in cui le produttrici reagiscono in modo più individuale. E altre aree, come la Germania, dove si fa squadra e il pensiero è plurale. Un approccio che ci ha ispirato e aumentato il senso di coesione per superare questo momento», prosegue la presidente Cinelli Colombini. Ispirazioni già tramutate in idee e un taccuino pieno di progetti e appuntamenti.
«Negli ultimi due mesi, per esempio, ci siamo dedicate alla costruzione di un ricettario, che è già online, con oltre 900 piatti. Un’idea per promuovere un nuovo enoturismo, un modo alternativo di viaggiare attraverso la materialità del cibo e del vino».

Dalla vendita ai servizi

Il turismo italiano legato al vino era al 60% regionale nell’era pre Covid e ora questa percentuale è destinata a salire. «Il business migrerà dalla vendita ai servizi di intrattenimento e il target di riferimento dai wine lovers ai turisti “per svago”», specifica la presidente. In embrione ci sono poi le iniziative che riguardano l’inserimento del vino nei programmi didattici delle scuole e quello legato alle regole della parità di genere nel settore. L’agenda è fitta con la Festa delle donne del vino, dedicata all’ambiente, il Vinitaly (con la presentazione di vini in anfora al femminile) e la Convention nazionale in Piemonte. Tutto, naturalmente, Covid permettendo.

Gli assi per superare la crisi

Oltre all’idea c’è anche la convinzione che, in questo momento storico in particolare, il «vino italiano ha bisogno delle donne, non il contrario. Le aziende vinicole gestite da donne coprono il 21% della Sau (Superficie Agricola Utilizzata) e producono il 28% del Pil agricolo; in pratica generano più valore. Da sondaggi che abbiamo condotto nel 2017 è emerso che le donne sono più orientate al biodinamico. Inoltre hanno quote di esportazione più alte, sono più differenziate, più propense ad affiancare strutture di ospitalità alla cantina, e sono maggiormente orientate ai vini di lusso. Sono le carte giuste per vincere la partita con la crisi», conclude ncora Cinelli Colombini.

In apertura: Le donne del vino di tutto il mondo durante la prima convention, organizzata nel 2019 a Milano

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© Riproduzione riservata - 24/01/2021

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