Widow Clicquot: un film che divide la critica
La pellicola, da luglio al cinema negli Usa, racconta la vita (romanzata) della “Grande Dame dello Champagne” Barbe-Nicole Clicquot Ponsardin, che a soli 27 anni prese in mano l’azienda del marito prematuramente scomparso, trasformandola in una Maison di fama internazionale.
Per approfondimenti: Wine Spectator, Forbes, Los Angeles Times e New York Times
Uscito a luglio nelle sale cinematografiche statunitensi, Widow Clicquot narra la storia romanzata della “Grande Dame dello Champagne”: Barbe-Nicole Clicquot Ponsardin. A interpretare la protagonista – la famosa “veuve” che in francese significa “vedova” – è l’attrice Haley Bennett, che aveva debuttato al cinema accanto a Hugh Grant e Drew Barrymore nel film Scrivimi una canzone (2007). Il film diretto dal regista Thomas Napper (qui il trailer in inglese) è un adattamento del libro omonimo di Tilar Mazzeo, pubblicato nel 2008.
L’omaggio a uno spirito intraprendente
Widow Clicquot “rende omaggio allo spirito intraprendente, alla perseveranza e alla visione della nostra eroina della vita reale, ma con una buona parte di fantasia sotto forma di un drammatico triangolo amoroso”, scrive Wine Spectator. L’intreccio è quello tra Madame Clicquot, il marito appassionato ma tormentato François (Tom Sturridge) e l’affascinante e carismatico commerciante di vino Louis Bohne (Sam Riley). È proprio con la morte prematura del marito che, nel 1805, inizia la storia della vedova Clicquot. La pellicola prosegue su due binari temporali: nel passato è narrata la relazione tra Madame Clicquot e François, mentre in un secondo momento si seguono le sue lotte per mantenere il controllo della proprietà del defunto marito. Battaglie che la porteranno a diventare una delle prime donne a possedere, gestire e condurre al successo un’azienda vinicola.
La storia del vino va in scena
Nata nel 1777, Barbe-Nicole Ponsardin prese le redini della Maison Clicquot a soli 27 anni e la gestì fino alla sua morte avvenuta all’età di 89 anni. “Un film che racconta del potere delle imprenditrici” si legge su Forbes, dove Liz Thach, MW ha intervistato la produttrice Christina Weiss Lurie. «Dopo aver letto il bestseller di Tilar Mazzeo ho subito sentito che questa era una storia che aveva bisogno di essere raccontata», afferma Weiss Lurie. E continua: «La storia di una donna affascinante, del tutto contemporanea, che viveva in un’epoca in cui costruire un’impresa (…) era pieno di sfide».
In effetti, mentre il racconto procede tra finzione e realtà, alcune scene rimandano non solo alle difficoltà di una donna imprenditrice, ma anche ai problemi di vinificazione dell’inizio del XIX secolo – tra cui l’esplosione di bottiglie di spumante – e un’urgente corsa per accendere fuochi nel vigneto durante una temuta gelata primaverile: a qualcuno tornerà in mente la scena di un altro film, ovvero Il profumo del mosto selvatico.
Diverse lodi, ma una pesante stroncatura
Se per la critica del Los Angeles Times si tratta di un film “spumeggiante e romantico, che brinda a una donna innovatrice”, nonostante sia stata “data poca attenzione ai suoi risultati nella vinificazione per concentrarsi sugli uomini della sua vita”, il New York Times completa la stroncatura, titolando: “Il soggetto è lo Champagne, ma il film risulta piatto”. La recensione continua poi così: “La pellicola ha tutte le caratteristiche di un’epopea svenevole come Orgoglio e pregiudizio del 2005 (Joe Wright, il regista di quel film, è anche produttore di Widow Clicquot). Ma per quanto ambizioso nella portata, il film è in qualche modo privo di fascino e cupo, intrappolato tra il desiderio di trasmettere la passione che il pubblico si aspetta da una storia d’amore d’epoca e la costruzione di una storia di suspense. Peccato che non trovi mai un equilibrio vincente”.
Foto di apertura: M. Dubé – Unsplash
Tag: Forbes, Los Angeles Times, The New York Times, Widow Clicquot, Wine Spectator© Riproduzione riservata - 01/08/2024