Mondo

Mondo

Naturale, pulito e bizzarro

8 Ottobre 2020 Anita Franzon
Naturale, pulito e bizzarro

Il “vino pulito” è l’ultima frontiera del vino naturale. Ma qual è il confine tra le scelte di vinificazione etiche e il marketing? Dall’altra parte c’è chi per naturale intende “funky”: cresce la richiesta di vini “bizzarri”, al limite del difettoso.

Il cosiddetto “vino pulito” è l’ultima frontiera del vino naturale. Questa definizione è stata recentemente portata alla ribalta dall’attrice americana Cameron Diaz, che si è da poco affacciata al mondo del vino con il suo nuovo brand. Ma un’inchiesta di Food&Wine pone l’attenzione proprio sul “vino pulito”. Si legge: “Il desiderio di offrire maggiore trasparenza è encomiabile, ma un nodo di affermazioni oscure emerge quando guardiamo oltre l’imballaggio liscio ed esteticamente gradevole adottato da questi marchi”.

Il business “sporco” del “vino pulito”

Qui sorge, dunque, una domanda: “Se questi vini sono puliti, gli altri sono intrinsecamente sporchi?”. In un ambito che ha sicuramente bisogno di trasparenza e in cui c’è molto spazio per discorsi di marketing creativi, queste nuove etichette condividono gli stessi slogan, alcuni dei quali hanno davvero poco a che fare con la vinificazione e sembrano voler far passare una bevanda – per quanto bio, vegana e senza additivi – in un prodotto per il benessere, rischiando così di veicolare un messaggio sbagliato.

Ma non chiamatelo nemmeno “bizzarro”

Dall’altra parte c’è, invece, chi per naturale intende un vino bizzarro e non corretto dal punto di vista enologico. Secondo gli operatori del settore, sono sempre di più le richieste di vini strambi, originali e puzzolenti, in una sola parola (inglese): funky. Intervistato sulla rivista Sprudge, Shawn Mead di Vif, un’enoteca di Seattle, afferma: «Non sono contrario al vino dai profumi selvatici, ma sono contrario ai vini difettosi». E dato che il ruolo dei professionisti del vino dovrebbe essere quello di separare il bizzarro dal catastrofico, Mead conclude: «Stiamo prendendo in considerazione un sistema di etichettatura che renda le persone consapevoli di quali sono le stramberie e quali non lo sono». Bisogna cercare di mettere ordine in un mondo che ancora naviga nel caos e ne parliamo anche su Civiltà del bere.

Questa notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.

Leggi le altre notizie dal mondo di questa settimana

Mondo

Vinificazioni multiple, un trend che offre molti vantaggi

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium Abbonati ora! €20 […]

Leggi tutto

Sistema Bordeaux (3): la visione del distributore

Siamo giunti all’ultima puntata dell’inchiesta sullo stato di salute della storica regione […]

Leggi tutto

Sistema Bordeaux (2): il punto di vista del critico

Continua la nostra inchiesta sullo stato di salute della mitica regione francese, […]

Leggi tutto

Sistema Bordeaux (1): la crisi e la speranza

Inizia qui la nostra inchiesta in tre puntate sullo stato di salute […]

Leggi tutto

Perché la Commissione europea ha investito 15 milioni in Sudafrica per il vino?

Dopo la notizia, l’inevitabile levata di scudi tra dichiarazioni ufficiali e proteste […]

Leggi tutto

Maison Abelé 1757: lo chef de cave Etienne Eteneau presenta il nuovo Rosé

Un Brut Sans Année a base di uve Chardonnay (50%) e Pinot […]

Leggi tutto

Dazi americani: tutto e il contrario di tutto (con il vino al centro)

Prima Trump minaccia, poi annuncia, quindi emana, aumenta, tratta, diminuisce, infine sospende […]

Leggi tutto

La 2025 è un’ottima annata. Così dicono nell’Emisfero australe

A sud dell’Equatore la vendemmia è giunta al termine da alcune settimane […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati