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Vini, spiriti e aceti: le filiere Federvini generano l’1,5% del Pil

Vini, spiriti e aceti: le filiere Federvini generano l’1,5% del Pil

I dati dello studio commissionato a Nomisma presentati alla Camera: oltre 2.300 imprese, 21,5 miliardi di euro di fatturato, 10 miliardi di export e più di 81 mila occupati. E oltre 20 miliardi di valore aggiunto per il Sistema Paese. L’associazione e le istituzioni: “Un patrimonio del Made in Italy che va difeso”.

Il contributo economico e sociale del “sistema” Federvini, che abbraccia le filiere dedicate a vini, spiriti e aceti, vale qualcosa come 20,5 miliardi di euro. Il dato, che sintetizza una dimensione ben più articolata in termini di peso economico, impatto socio-ambientale e rilievo strategico per il Sistema Paese, emerge dallo studio promosso dalla stessa associazione in sinergia con Nomisma e presentato alla Camera dei Deputati il 23 gennaio.

Oltre 20 miliardi di “valore aggiunto”

Sommando anche le componenti indirette e indotte, il lavoro delle filiere socie genera qualcosa come l’1,5% del Pil nazionale. Più dettagliatamente il comparto nel suo complesso esprime un saldo commerciale aggregato netto che raggiunge gli 8,4 miliardi di euro e un fatturato di 21,5 miliardi, di cui 10 riconducibili all’export con volumi triplicati in alcuni mercati chiave.
Degli oltre 20,5 miliardi di valore aggiunto stimato per il Sistema Paese, 4,9 sono direttamente correlati all’attività di produzione dei comparti, 9 miliardi sono imputabili all’effetto indiretto, legati alla sfera dei fornitori, e 6,6 miliardi al cosiddetto “indotto”, il plusvalore correlato dall’incremento di reddito percepito da tutti i soggetti coinvolti a vario titolo nel processo economico.

Filiere che danno lavoro a 81 mila persone

La ricerca è nata per evidenziare il cruciale apporto di questi settori merceologici alla competitività e allo sviluppo dei territori in cui operano. Una partecipazione che tocca in primis il lato occupazionale. Le oltre 2.300 imprese (che si leggono 38 mila includendo le realtà agricole di trasformazione) danno lavoro direttamente a 81 mila persone, ma l’indotto occupazionale è ben più alto e genera 460 mila posti nell’intero sistema economico nazionale, quasi il 2% del numero complessivo di lavoratori in Italia.

Federvini
Secondo Micaela Pallini, presidente di Federvini, le sfide che riguardano il settore sono numerose

Italia seconda al mondo per valore export del vino

Decisiva la propensione all’export, con volumi triplicati in alcuni mercati chiave. Il nostro Paese è oggi il primo esportatore mondiale a valore di aceti, con una quota sull’export globale del 37%, nonché di vermut (34%), il secondo di vini fermi imbottigliati (22%) e liquori (14%). Nel complesso, negli ultimi dieci anni l’Italia ha conosciuto una crescita del valore sui mercati esteri di oltre il 76%. 

Impegno riconosciuto per la sostenibilità

Oltre il 90% delle imprese dei tre comparti intervistate ha sostenuto negli ultimi tre anni investimenti per l’acquisto di beni strumentali, ma anche a sostegno della sostenibilità ambientale (packaging sostenibili, riduzione dei consumi di acqua, produzione dell’energia rinnovabile) e sociale (attività culturali, selezione dei fornitori locali, iniziative umanitarie), della formazione del personale e della ricerca e sviluppo per nuovi prodotti. Un impegno riconosciuto dal consumatore italiano: l’85% ritiene che queste imprese contribuiscano allo sviluppo economico e alla valorizzazione delle tradizioni locali.

Le sfide dello scenario internazionale

Le sfide che tuttavia riguardano il settore restano numerose, ha sottolineato Micaela Pallini, presidente di Federvini, ricordando che «le imprese ancora oggi sono molto esposte a incertezze di natura geopolitica, normativa, commerciale, inflativa. La difesa di questo patrimonio del made in Italy, con la sua storia, cultura e reputazione, è una responsabilità tanto degli imprenditori, con le loro organizzazioni di rappresentanza, quanto delle istituzioni».
«La continuità del contributo strategico che le ‘filiere Federvini’ forniscono al Sistema Paese», ha concordato Emanuele Di Faustino, responsabile industria retail e servizi di Nomisma, «è messa a dura prova dalle sfide legate all’incerto scenario macroeconomico e geopolitico internazionale. Basti pensare alla recente crisi del mar Rosso oppure all’indagine antidumping sui distillati europei da parte della Cina, aspetti che potrebbero incidere in maniera importante anche sull’export italiano».
Commentando la ricerca di Nomisma per Federvini, Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del made in Italy, ha sottolineato la necessità «sostenere la qualità che caratterizza da sempre le nostre produzioni apprezzate non solo in termini di esportazioni, ma anche come leva di attrazione dei territori sempre più dediti al turismo enogastronomico».
«La promozione e la tutela delle eccellenze italiane all’estero è una priorità del governo», ha assicurato nel suo messaggio anche Antonio Tajani, ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Foto di apertura: secondo uno studio realizzato da Nomisma per Federvini le filiere dedicate a vini, spiriti e aceti valgono circa 20,5 miliardi di euro © A. Olichon – Pexels

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© Riproduzione riservata - 04/02/2024

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