L’indagine antidumping della Cina sui distillati di vino riaccende la diatriba commerciale con l’Ue
Pechino annuncia accertamenti sui prezzi di importazione di brandy e cognac. Una risposta ai controlli di Bruxelles sull’inondazione di auto elettriche cinesi. I big europei tremano in Borsa e tornano le polemiche.
Per approfondimenti: Cnn, Global Times, Financial Times, The Drink Business, Decanter, Reuters, Federvini
Con una mossa dal retrogusto di ripicca la Cina ha annunciato accertamenti sui prezzi di importazione dei prodotti liquorosi, come brandy e cognac provenienti dall’Unione Europea.
Pechino, si legge su Cnn, ha chiarito che l’indagine antidumping (che riguarda cioè la vendita all’estero di una merce a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato interno) prende le mosse da una denuncia presentata da China Alcoholic Beverages Association per conto dell’industria nazionale del brandy.
Prosegue la diatriba commerciale
L’accertamento «sarà condotto in modo aperto e trasparente, in conformità con le leggi e i regolamenti cinesi e le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc), al fine di proteggere pienamente i diritti di tutte le parti interessate», ha assicurato il ministro del Commercio cinese, Shu Jueting (Global Times), ma è difficile non leggere nello scacco cinese un’ulteriore mossa nella partita delle controversie commerciali con l’Ue. E anche il Financial Times ha posto l’accento sul fatto che l’indagine di Pechino sia partita appena quattro mesi dopo che Bruxelles ha denunciato l’invasione di auto elettriche cinesi. Una risposta che dunque aggrava, dice il quotidiano, i delicati rapporti internazionali e mostra già i primi effetti sui mercati. In particolar modo per la Francia, che da sola rappresenta il 99,8% di tutte le esportazioni di brandy dell’Ue.
I big europei perdono 10 miliardi di euro
La notizia dell’indagine, riporta The Drink Business ha cancellato quasi 10 miliardi di euro dalla capitalizzazione di mercato combinata di tre colossi francesi delle bevande, LVMH, produttore di Hennessy Cognac, Pernod Ricard, produttore di Martell, e Remy Martin, produttore di Rémy Cointreau. Rémy Cointreau, le cui azioni erano già crollate del 70% nella seconda metà dello scorso anno, ha accusato una flessione del 11% in Borsa nella giornata dell’annuncio di Pechino. Pernod Ricard, per cui la Cina rappresenta il terzo mercato dopo gli Usa e l’India, ha visto le sue azioni subire un calo di quasi il 5%.
Reazioni da produttori e associazioni di categoria
La Commissione europea ha fatto sapere che sta ancora ufficialmente valutando la documentazione ricevuta e che interverrà nel quadro dell’indagine qualora venga ritenuto necessario. E intanto le polemiche non si placano. Negando le accuse di dumping da Pechino, i produttori francesi hanno messo in dubbio il “vero scopo” dell’indagine, sottolineando che i presunti sconti sono insolitamente piccoli per giustificare un’indagine formale del governo cinese (Decanter). Reuters ha collezionato una serie di opinioni di esperti e analisti sulle possibili conseguenze per il comparto in risposta alle misure annunciate dalla Cina.
Anche Federvini condanna Pechino
Una decisa condanna, per bocca della sua presidentessa Micaela Pallini, è arrivata anche da Federvini che ha sottolineato i rischi per il settore derivanti dall’approccio di Pechino verso la Ue. «Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una vera e propria ritorsione che rischia di colpire ingiustamente un settore estraneo a una querelle di natura politica, supponiamo in parte legata all’indagine attivata dalla Ue sui veicoli elettrici cinesi», ha dichiarato Pallini. «Tra l’altro non è la prima volta che la Cina colpisce duramente uno dei settori emblema del Made in Italy, circa 10 anni fa già il vino fu oggetto di un’indagine simile e grazie a un intenso lavoro di diplomazia europea si riuscì a trovare una soluzione condivisa».
Foto di apertura: la Cina ha annunciato un’indagine antidumping sui prodotti liquorosi, come brandy e cognac, provenienti dall’Unione europea © PDPhotos – Pixabay
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