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Il rilancio dei vini delle Azzorre

6 Luglio 2016 Emanuele Pellucci
È pressoché sconosciuta alle rotte turistiche degli enoappassionati. Eppure la viticoltura e i vini delle Azzorre sono parte del patrimonio storico dell'arcipelago. L’Isola di Pico, ad esempio, vanta l’iscrizione già dal 2004 nel prestigioso elenco dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco grazie proprio al paesaggio della coltivazione della vigna. Qui, sulle pendici del vulcano Pico Alto (con i suoi 2.351 metri è la vetta più alta del Portogallo, cui appartengono le Azzorre), la viticoltura è praticata fin dalla fine del XV secolo. Qualcuno afferma importata addirittura dalla Sicilia.

Il vinho de cheiro

I vini delle Azzorre nascono in un ambiente estremamente difficile, dove le vigne sono piantate su rocce di origine basaltica in piccoli appezzamenti protetti da muretti a secco chiamati localmente currais o curraletas. Muretti che proteggono le vigne dal vento del mare, ma fatti in modo da lasciare passare il sole che attraverso la rifrazione del suolo porta a giusta maturazione le uve. Il risultato è che questo ambiente si è rivelato l’ideale per la coltivazione del vitigno Verdelho, dal quale si ricavano vini bianchi freschi, fruttati, leggeri ed anche il cosiddetto vinho de cheiro (vino fragolino).

Fino alla tavola degli zar

Sono molto apprezzati anche i vini dolci liquorosi, mentre da poco è iniziata anche la produzione di spumanti. Nel complesso, si tratta di bottiglie con un grande potenziale per la conservazione di freschezza e acidità. Prodotti, del resto, che già in passato hanno conosciuto una discreta notorietà anche fuori dai confini lusitani essendo stati esportati in vari Paesi europei e americani e arrivando fino alla tavola degli zar di Russia.

Un progetto per il turismo

Per rilanciare la produzione vitivinicola dell’arcipelago, e in particolare delle isole di Pico e Terceira, è partito da poco più di un anno un progetto promosso da Azzorre Wine Company (AWC) che ha l’obiettivo non solo di conservare la tradizione viticola e di migliorare la qualità dei prodotti, ma anche di creare le condizioni per sviluppare il turismo del vino. Oltre a tutto ciò, lo scopo è anche di aumentare la produttività e la redditività del settore favorendo la conoscenza dei vini delle Azzorre nel panorama vitivinicolo mondiale e contribuendone alla diffusione e al posizionamento sui mercati internazionali.

Il grande potenziale

«Il progetto è stato promosso da tre soci», spiega Paulo Machado, consulente di Azzorre Wine Company. «Si tratta di Antonio Macanita, enologo portoghese con esperienze nelle stesse Azzorre e nell’Alentejo; Filipe Rocha, economista esperto di gastronomia e turismo; e Insula Vinus, società con base sull’Isola di Pico. È dunque una squadra che riunisce un forte know-how tecnico, una chiara esperienza della realtà delle Azzorre e di conoscenza dei mercati, con conseguente grande capacità di trasformare il potenziale vinicolo delle Azzorre in una realtà».

Vini delle Azzorre: le varietà autoctone

Attualmente sull’Isola di Pico sono piantati circa 70 ettari di vigna per il recupero e la conservazione del potenziale genetico di varietà autoctone, come Verdelho, Azzorre Arinto, Terrantez di Pico e Saborinho, nonché altre varietà che erano importanti in passato ma oggi quasi dimenticate, come Boal, Bastardo e Rufete. Se l’isola di Pico è il centro principale della produzione vitivinicola delle Azzorre, anche a Terceira sono presenti impianti vitati, specie sulla costa settentrionale nei pressi di Biscoitos.

Export e dati produttivi

La produzione totale dei vini delle Azzorre è di circa 12 mila ettolitri, di cui solo 2.500 a Dop e Igp. Una trentina i marchi prodotti da una decina di aziende, tra cui tre cooperative. Nonostante la carente promozione, circa l’88% del prodotto è esportato, in Portogallo soprattutto ma anche, in piccole quantità, in Svizzera, Belgio, Francia, Olanda, Canada e Stati Uniti. Da segnalare che di recente vari vini isolani hanno ottenuto importanti punteggi dalla critica internazionale, a cominciare da Robert Parker.

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