Vini d’Alsazia, si fanno largo i Cremant
Come amano ripetere i produttori locali, i vini d’Alsazia sono un grandioso “mosaico di terroir”. Si passa dai suoli argillosi a quelli calcarei, dai terreni ricchi di marne a quelli granitici e non mancano aree scistose e di natura vulcanica, per un totale di 15 mila ettari vitati. Le zonazioni hanno dimostrato che la maggior parte dei 119 comuni viticoli della Route des Vins d’Alsace – più di 170 chilometri da nord a sud, ai piedi del versante est dei Vosgi – insiste addirittura su quattro o cinque formazioni differenti.
Grande ricchezza enologica per un quadro normativo articolato
Tale varietà pedologica si traduce in una pluralità e complessità di vini senza paragoni nel resto della Francia, che gode di una cerchia di estimatori e connaisseurs sempre più numerosa a livello internazionale. Il 92% della produzione è rappresentato da vini bianchi e tra le varietà di riferimento spicca il Riesling ma anche il Pinot Gris e il Gewürztraminer occupano un posto di primo piano. Insieme al Muscat, costituiscono il quartetto di vitigni ammessi alla produzione dei Grands Crus, espressione dell’eccellenza qualitativa del terroir. Oggi i Grand Crus sono in tutto 51, a cui si aggiungono i vini fermi Alsace Aoc, le bollicine Cremant d’Alsace Aoc e le menzioni complementari Vendages Tardives e Sélection de Grains Nobles per i vini da uve surmature.
Quasi 150 milioni di bottiglie all’anno per 950 aziende
«In Alsazia ci sono circa 950 aziende, tra vignerons indépendants, Caves vinicoles e producteurs-négociants. I volumi si aggirano intorno a 1.050.000 ettolitri l’anno, poco meno di 150 milioni di bottiglie». A fare il punto sulla produzione dei vini d’Alsazia è Foulques Aulagnon, export manager del Civa, ovvero Conseil Interprofessionnel des Vins d’Alsace, che dal 13 al 14 giugno ha organizzato a Colmar la terza edizione della fiera Millésimes Alsace, riservata agli operatori da tutto il mondo.
In aumento la produzione dei Cremant d’Alsace
«I vini d’Alsazia Aoc occupano il 70% della produzione, i Cremant d’Alsace Aoc toccano quota 25%, mentre i Grands Crus equivalgono al 5%», prosegue Foulques Aulagnon. Grande performance in particolare per le bollicine, sia per quanto riguarda il mercato interno sia per le vendite all’estero. «Il nostro Cremant, rigorosamente da Metodo Champenois e con un affinamento sui lieviti di almeno 12 mesi, si sta imponendo per la sua grande piacevolezza di beva, la freschezza aromatica e un rapporto qualità-prezzo decisamente interessante. In Italia, ad esempio, la crescita in volume nel periodo aprile 2015-aprile 2016 è pari al +38,5%, ossia 288 ettolitri».
Bene l’export, ma anche la vendita diretta
Più in generale, per l’Alsazia il Paese più importante sul fronte delle esportazioni è il Belgio, seguito dalla Germania, dai Paesi Bassi e dalla Svezia. Buon posizionamento anche per la Danimarca, gli Stati Uniti e il Canada. «Anche nazioni come il Regno Unito, la Svizzera e la Russia segnano aumenti a due cifre e stiamo lavorando per aprire nuovi mercati accanto a quelli storici», continua Foulques Aulagnon. L’export vale 140 milioni di euro, su un giro di affari complessivo di 540 milioni. «Il peso economico della viticoltura sulla produzione agricola alsaziana è pari al 40% e, per quanto riguarda il mercato interno, siamo i primi in Francia per la vendita diretta».
I commenti dei produttori sulle tendenze e i mercati dei vini d’Alsazia
Al Parc des Expositions di Colmar, in occasione di Millésimes Alsace erano presenti 99 produttori di vini d’Alsazia tra nomi storici e realità emergenti. In assaggio non solo le ultime annate in commercio, ma anche quelle precedenti, per mostrare al visitatore la capacità di evoluzione delle etichette e la loro unicità legata al millesimo. Nei prossimi giorni pubblicheremo le tasting notes dei nostri migliori assaggi, mentre ora ci concentriamo sui commenti dei viticoltori riguardo ai principali trend e mercati del vino alsaziano.
La centralità del mercato interno
Come spiega Olivier Humbrecht del Domaine Zind–Humbrecht di Turckheim, che lavora da molti anni in regime biodinamico: «Da 5-6 anni la Francia è saldamente in nostro primo mercato e questo vale per la mia azienda, ma anche a livello generale. In passato le esportazioni occupavano fino all’80% del totale, mentre ora abbiamo deciso di investire maggiormente nella commercializzazione nazionale. La verità è che finalmente il mercato alsaziano viene capito e apprezzato anche in Francia, e questo non può che renderci orgogliosi».
Il fenomeno Cremant, anche in versione rosé
André Gruss, del Domaine Gruss & Fils di Eguisheim si sofferma sull’exploit del Cremant: «Oggi occupa il 20% delle nostre quote e abbiamo deciso di farne una versione Brut Prestige più cremosa e complessa. L’ascesa delle bollicine sta portando a una progressiva diminuzione degli ettari di Muscat, un’uva storica che regala un bianco fresco, particolarmente adatto al momento dell’aperitivo».
Oltre alla versione di Cremant blanc de blancs, molto apprezzata è quella rosé a base Pinot noir 100%. Come spiega Alessandro Di Stefano, coordinatore della cooperativa sociale Wolfberger, con sede ad Eguisheim: «L’azienda è nata nel 1902 e oggi conta 1200 ettari di vigna e 400 vignerons conferitori. Su 14 milioni di bottiglie, 6,5 milioni sono di Cremant: siamo tra i primi produttori. In gamma abbiamo ben 15 diverse etichette, che stanno da 1 a 4 anni sui lieviti. Senza dubbio i rosé ricevono sempre più consensi sia in Francia che all’estero».
Sempre più attenzione al biologico e biodinamico
Tra le tendenze c’è certamente quella dei vini biologici e del biodinamici. Come spiega Rémy Gresser del Domaine Gresser di Andlau, che si definisce “veritable paysan de la vigne”: «Gli ettari in regime di agricoltura bio sono circa 2,200, più del 14% della superficie vitata totale dell’Alsazia. Il numero delle aziende biologiche – oggi circa 300 – è in aumento e questo contribuisce ad aumentare l’appeal dei nostri vini a livello internazionale e ci permette di preservare il nostro patrimonio vinicolo unico al mondo».
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