Senza confini Senza confini Marco Santini

Viaggi nelle terre del vino: Burgenland, trionfo del Blaufränkisch

Viaggi nelle terre del vino: Burgenland, trionfo del Blaufränkisch

A pochi chilometri da Vienna si estende quest’area collinare a cavallo tra l’Austria e l’Ungheria, tra le Alpi e i Carpazi. Paesaggi rilassanti e decine di Cantine capaci di una straordinaria produzione, soprattutto di rossi. L’ideale per un weekend riposante all’insegna della natura

Qui finiscono le Alpi e cominciano i Carpazi. Come dire: se cercavate un ponte fra l’Occidente e l’Oriente siete cascati bene. Siamo in riva a un lago, il Neusiedler See, che si traveste da laguna, acquitrino, canneto e fa da casa a una varietà sterminata di uccelli, attirando birdwatchers da ogni angolo d’Europa. Di montagne in verità, c’è poca traccia: le ultime Alpi e i primi Carpazi sono semplici profili di colline lontane. In compenso, lo scenario è dominato dalla vigna.

Situato giusto giusto fra Vienna e l’Ungheria, il Burgenland è la patria dei grandi rossi d’Austria….e non solo. Ci si arriva facilmente in meno di mezz’ora dall’aeroporto di Vienna, superando i declivi di colli gentili. Lo sguardo si spinge verso un orizzonte lontano, oltre il lago, verso le steppe pannoniche. Da anni ormai la cortina di ferro che feriva questa terra è un ricordo. Rimangono le vecchie torri di guardia che oggi offrono ai turisti la possibilità di lanciare uno sguardo dall’alto. Ovunque, spezzettati in molteplici micro-proprietà, i filari disegnano il territorio. Questa è la terra del Blaufränkisch, del St. Laurent, dello Zweigelt: tutti vitigni autoctoni austriaci, poco noti all’estero. Ma i dintorni del lago nascondono altre sorprese: il clima particolare infatti, favorisce lo sviluppo spontaneo della Botrytis cinerea, quella muffa nobile che aggredisce gli acini d’uva maturi, si nutre degli zuccheri e contribuisce, nel caso delle vendemmie tardive o dei passiti, alla nascita di vini dolci di eccellente complessità.

La prima tappa è a Illmitz, piccolo borgo lungo le rive orientali del Neusiedler See dove opera un marchio leggendario nel campo dei vini botritizzati: Kracher. Dal 2007 nelle mani del giovane Gerhard, succeduto all’improvvisa scomparsa del padre Alois, Kracher sta al Burgenland come Château d’Yquem sta a Sauternes. Chiarita l’equazione, non rimane che entrare in questo tempio del vino e iniziare la degustazione. Nel segno dell’understatement, la nuova cantina di Kracher è un semplice spazio di lavoro annesso alla casa di famiglia e non è aperta al pubblico. Qui, nella quiete, nasce il frutto della passione: vini senza confronto, unici, concentrati, complessi, strepitosi. La collezione di questa Cantina è sterminata e non è facile orientarsi fra i prodotti. Diciamo che al culmine della piramide ci sono i vini più concentrati, i trockenbeerenauslesen (cioè ottenuti da acini completamente botritizzati e lasciati appassire in vigna). Questa linea cambia di anno in anno ed è contraddistinta da numeri (da 1 a 10 o 11) che indicano singole varietà e, spesso, singole vigne. Sono tutti superlativi, in particolare ci hanno colpito: il TBA N°3 Welschriesling “Zwischen den Seen” 2009, ottenuto da uve Riesling italico in purezza. Fermentato e maturato in acciaio per 20 mesi. Offre sentori di agrumi (cedro in particolare), frutta candita, te verde e tabacco. Gusto dolce, grasso, di enorme concentrazione, con note di buccia di arancio, cedro candito, spezie, miele e mostarda. E il Traminer TBA N° 5 “Nouvelle Vague” 2009 da uve Traminer in purezza, fermentato e maturato in barrique di rovere francese nuove per 20 mesi. Di colore giallo dorato brillante, bouquet ampio, complesso, sensuale, incredibilmente persistente. Sentori di mango, pesca, rosa e spezie. Al palato è dolce, sontuoso, vellutato, con finale lungo. Vino da invecchiare almeno 10 anni e abbinare a foie gras spadellato.

La bottaia di Juris (Goals), primo caso al mondo di Cantina Zero Energy, ossia a energia passiva

Una manciata di chilometri separa Illmitz da Gols, nel settore nord-orientale del lago, a due passi dal confine ungherese. Qui la famiglia Stiegelmar vanta lunga tradizione in fatto di viticoltura (la loro storia comincia nel 1571) e possiede vigne nelle zone più vocate della regione. Nella loro Cantina Juris, da poco ristrutturata in modo da consentire una linea di produzione gravitazionale, nasce una vasta gamma di vini, l’80 per cento dei quali rossi (Pinot noir in primis e poi St. Laurent, Blaufränkisch, Zweigelt e Cabernet Sauvignon nell’ordine), e il restante 20 per cento bianchi (Chardonnay, Sauvignon blanc, Muscat Ottonel e Gewürztraminer). Brillano il Pinot noir Reserve con il suo bouquet elegante e armonioso e il gusto morbido ed equilibrato, il St. Laurent Reserve, vino molto potente, di gran carattere, austero e inconsueto e il Tricata, straripante interpretazione mitteleuropea dello Sfurzat, ottenuto da uve Blaufränkisch per il 90 per cento e Merlot per il 10 per cento. Prima di essere imbottigliati, i vini di Juris, maturano nella prima Cantina al mondo “Zero Energy”, ossia a energia passiva, per cui non utilizza fonti fossili o elettriche per mantenere al suo interno una condizione di temperatura costante, parametro fondamentale nella conservazione del vino.

Le Weingüter della Casa vinicola Birgit Braunstein (Purbach). Si tratta di Cantine scavate nel tufo, che permettendo la traspirazione sono ottimali per l'invecchiamento

Il viaggio prosegue a ovest del lago, verso il borgo di Purbach. Qui sfilano una di fianco all’altra le tipiche Cantine scavate nel tufo, materiale naturale che permette la traspirazione e crea le condizioni ideali per l’invecchiamento del vino. Parlando con gli anziani si scopre che le Weingüter rifatte con il cemento non sono all’altezza di quelle tradizionali. Ci fermiamo per degustare i vini di Birgit Braunstein, uno dei più noti volti femminili dell’enologia austriaca. Il vino è da sempre la sua passione e nella linea Oxhoft riesce a trasmettere tutta la sua personalità. Sono i due vini top del marchio e nascono sui pendii dei colli Leitha, i più vocati della regione. Frutto di una selezione estrema in vigna, uve vendemmiate a mano e imbottigliamento senza filtrazione, il bianco è uno Chardonnay in purezza, di grande spessore, quasi barocco, tropicale, capace di buon invecchiamento. Il rosso è una cuvée di Zweigelt, Cabernet Sauvignon e Blaufränkisch. Si tratta di un vino potente, muscoloso, forse un po’ spigoloso da giovane, ma destinato a esprimersi in una decina d’anni. Vino di carattere: da selvaggina.

Una veduta di Rust, sulle rive del Neusiedler See

Proseguendo verso sud, si arriva alla più importante delle tappe gastronomiche del Burgenland. A Schützen am Gebirge si trova infatti il Taubenkobel, uno dei migliori ristoranti d’Austria, che Walter e Eveline Eselböck hanno saputo far assurgere a livelli straordinari. Pochi chilometri oltre, a Oggau, la loro figlia Stephanie con il marito Eduard hanno creato da pochi anni la Casa vinicola Gut Oggau. Business strettamente familiare, 13 ettari di vigna per 25 mila bottiglie l’anno, la giovane azienda produce in modo totalmente biodinamico. Vendemmia manuale, pigiatura con i piedi, una vecchia pressa dell’800 ristrutturata e antiche botti austriache segnate dal tempo: il risultato è una serie di vini, nove in tutto, quattro bianchi, tre rossi, un rosato e un dolce, di notevole struttura. A noi sono piaciuti particolarmente due bianchi: il Timotheus (ogni vino deve il nome a un membro della famiglia) è una cuvée di Grüner Veltliner e Pinot blanc, mentre il Mechthild è un Grüner Veltliner in purezza. Quest’ultimo è un vino importante sia per struttura sia per prezzo.

Per arrivare a Rust, da cui proviene il nobile Ruster Ausbruch, vino celebre fin dal XVI secolo, si attraversano le vigne più famose del Burgenland. La strada corre tra i filari che si piegano a mezza luna seguendo l’inclinazione del terreno e sullo sfondo s’intravede il lago fino al versante ungherese. Il centro storico di Rust è un insieme pittoresco di palazzotti borghesi tinteggiati con colori tenui, costruiti tra il XVI e il XVIII secolo. Sui comignoli degli edifici più belli, la chiesa dei pescatori in stile gotico, il municipio e la torre della polvere ci sono i nidi delle cicogne che tornano ogni anno. Già nel 1524, durante il Regno di Maria d’Ungheria i cittadini di Rust, potevano marchiare le botti con una R coronata, per proteggere il loro pregiato vino dalle contraffazioni. Ancora oggi questo simbolo si ritrova sui tappi delle principali Cantine. La particolarità del Ruster Ausbruch è legata alla Botrytis cinerea, favorita dall’umidità del lago. Un altro evento contribuì a rendere unica questa cittadina. Nel 1681 furono inviate all’imperatore Leopoldo I 60 mila denari d’oro e 500 secchi (30 mila litri) di Ruster Ausbruch, tutta la vendemmia di un anno, il quale in segno di apprezzamento elevò Rust al rango di città libera al parlamento imperiale di Oldenburg. Due sono i produttori davvero imperdibili. Feiler-Artinger, con il suo Solitaire, ottenuto da Blaufränkisch, Merlot e Cabernet Sauvignon elevato in grandi botti di rovere per i primi 5 mesi e poi 12 mesi in barrique. Ha sentori di legno giovane, spezie e frutta a bacca rossa, dal gusto secco, asciutto, di buon corpo, con finale di cioccolato amaro. Da far maturare almeno 5\7 anni e abbinare a grandi arrosti e agnello in umido. Sorprendente il Gustav, cuvée di Chardonnay e Neuburger (una varietà autoctona chiamata Pinot giallo), elevato in barrique. Si tratta di un vino di notevole complessità che regala sentori inconsueti: da invecchiare anche una decina d’anni. Fiore all’occhiello dell’azienda il Ruster Ausbruch Pinot Cuvée, un blend di Pinot blanc, Pinot gris e Neuburger frutto di una selezione manuale di uve botritizzate. Ha una longevità di decine di anni e si accompagna a formaggi erborinati o foie gras.

Ogni anno, tra marzo e agosto, le cicogne nidificano nel centro storico di Rust

Il maestro di Rust è Ernst Triebaumer, oggi affiancato dal figlio Herbert: il suo Ried Mariental è da considerarsi la massima espressione del Blaufränkisch. Ottenuto da uve provenienti dalle vigne più vecchie del vigneto più vocato della proprietà Triebaumer (il Mariental), rivela un bouquet ampio, complesso e persistente con sentori di frutta rossa, ciliegie sotto spirito, banana matura e legno pregiato. Il gusto è secco e potente. Leggermente sapido con grande equilibrio fra estratti e acidità. Note di frutta rossa, spezie, cioccolato e liquirizia. Ha una grande capacità evolutiva ed è perfetto da abbinare alla cacciagione. Eccellente esempio di Ruster Ausbruch è l’ET, cuvèe di Riesling italico, Pinot blanc e Chardonnay proveniente esclusivamente da uve botritizzate e vendemmiate a mano alla fine di ottobre.

Ed ecco Eisenstadt, città libera della corona ungherese dal 1648. Il sontuoso palazzo dei principi Esterházy, potente famiglia ungherese che lo fece costruire nel XVII secolo e lo scelse come residenza principale, è diventato il simbolo del Burgenland. Sotto l’influsso della blasonata famiglia, durante il regno d’Ungheria, il castello di Eisenstadt, trasformato e ampliato coniugando il fulgore del barocco e il rigore del classicismo agli influssi del Biedermeier austriaco, divenne il centro della vita di corte e fu teatro delle composizioni di Joseph Haydn. A tutt’oggi il salone affrescato dedicato al musicista è uno dei migliori al mondo per l’acustica. Nelle sale al piano terra si può visitare lo splendido spazio espositivo dedicato al compositore, mentre nei sotterranei, si può ammirare la cantina dove fino a pochi anni fa nascevano i vini Esterházy. Oggi vengono prodotti nella struttura ultramoderna di Trausdorf, a pochi chilometri di distanza, che coniuga bio-architettura e alta tecnologia. Fra i vini di casa Esterházy ricordiamo: il Föllig, Blaufränkisch in purezza, single vineyard e la cuvée Tesoro, ottenuta da uve Merlot e Cabernet Sauvignon provenienti dai migliori appezzamenti della proprietà.

La storica cantina dell'azienda Esterházy, nei sotterranei del Castello di Eisenstadt

Lasciato il capoluogo del Burgenland in direzione sud, merita una sosta l’austera fortezza di Forchtenstein. Al suo interno una delle maggiori collezioni private di orologi, argenterie, porcellane, dipinti, armi e persino la tenda da campo del gran vizir turco, bottino di guerra del 1686. Proseguendo in direzione del confine ungherese si arriva al castello di Deutschkreutz. Siamo nel Burgenland centrale, dove i terreni ricchi di calcare offrono condizioni ideali per la crescita del Blaufränkisch. Il personaggio di riferimento dal punto di vista enologico è Hans Igler e la sua Weingut Schaflerhof è una tappa imprescindibile. Dopo aver visitato la splendida barricaia ospitata in una struttura in legno ricavata all’interno della vecchia foresteria del castello, si passa alla degustazione. È la grande vetrina del vitigno autoctono che domina la produzione locale. L’inconfondibile sentore di mora e la trama robusta determinano il carattere dei vini di Igler. In particolare meritano attenzione il Blaufränkisch Riserva Biiri (noi abbiamo provato il 2008), notturno, rotondo e vellutato (per un Blaufränkisch), è ottenuto da uve provenienti dal vigneto più vocato della proprietà ed è un vino pluripremiato. Il Vulcano (di cui abbiamo provato il 2009 e il 2000), da uve Blaufränkisch 60%, Zweigelt 20%, Merlot 10% e Cabernet Sauvignon 10%. Vino di notevole struttura e complessità, potente, morbido, con bella presenza di spezie, frutta cotta, incenso e cannella. Una volta invecchiato (come il 2000, ad esempio) si rivela compagno perfetto per il cervo.

Grappoli di Blaufränkisch, vitigno autoctono austriaco

Ancora in viaggio verso sud, per visitare, nel Burgenland meridionale, la zona di Eisenberg. Di notevole bellezza paesaggistica, questo sistema di colline che digradano in Ungheria, regala atmosfere di tempi passati. Le caratteristiche casette fra le vigne nascondono una quantità di micro Cantine a conduzione familiare. È ancora il Blaufränkisch a dominare la scena: in questa zona i terreni argillosi, ricchi di scisto e ferro, gli conferiscono un carattere snello e minerale, aprendo la strada a risultati di notevole eleganza come il Pfarrweingarten della Cantina Wachter-Wiesler. Ottenuto da uve Blaufränkisch in purezza provenienti dal vigneto omonimo, rappresenta un’interpretazione particolarmente elegante di questo vitigno autoctono. Al naso regala sentori di mirtillo, ciliegie sotto spirito, sandalo, chiodi di garofano e spezie. Il gusto è secco, potente, pulito, rigoroso con finale lunghissimo di liquirizia e mentolo. Altro bel vino di casa Wachter-Wiesler è lo Steinweg, anch’esso ottenuto in purezza dal medesimo vitigno, anch’esso single vineyard. Entrambi questi prodotti vengono vinificati senza uso alcuno di chimica, impiegando solo i loro lieviti autoctoni.

L’ultimo appuntamento è presso la Cantina Schützenhof dove i vini riposano in barrique ordinate in una grande sala di vetro circondata dalle vigne: perché da queste parti si dice che il vino viene meglio se matura guardando la terra dove è nato.

Non solo vino in Burgenland: nelle cittadine si trovano botteghe di specialità enogastronomiche che vendono i dolci tipici e il fois gras

Tag: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

© Riproduzione riservata - 18/04/2012

Leggi anche ...

Crémant de Bourgogne, l’anima pétillante della regione. La terza tappa
Senza confini
Crémant de Bourgogne, l’anima pétillante della regione. La terza tappa

Leggi tutto

Wine Star Awards 2024: l’Italia è sempre ben rappresentata
Senza confini
Wine Star Awards 2024: l’Italia è sempre ben rappresentata

Leggi tutto

Abelé 1757: il nuovo corso della quinta più antica Maison di Champagne
Senza confini
Abelé 1757: il nuovo corso della quinta più antica Maison di Champagne

Leggi tutto