Dalle Nostre Rubriche

In Italia

In Italia

Verduno Pelaverga o di Saluzzo. Qual è la differenza?

28 Giugno 2017 Roger Sesto

Un tempo si pensava vi fosse un solo tipo di Pelaverga, ma trent’anni fa uno studio appurò delle differenze tra il Pelaverga di Verduno (Pelaverga piccolo) e quello delle Colline Saluzzesi (grosso), probabilmente per una mutazione genetica spontanea. «Prima di questa scoperta si attribuivano i diversi caratteri del Pelaverga al terroir, ma appurato che si tratta di due cloni differenti, ecco che i tratti distintivi del nostro Verduno si differenziano da quelli di Saluzzo anche per la diversità dei vitigni». A parlare è Fabio Alessandria, enologo e patron dell’azienda Comm. G.B. Burlotto di Verduno, che può essere considerata paladina del Verduno Pelaverga Doc.

Le differenze fra le due versioni

Ben le spiega Fabio: «Il nostro Pelaverga unisce piacevolezza a carattere; al naso sa di pepe, fragoline ed erbe aromatiche; a tratti si fa anche floreale. Un vino beverino ma ricco di complessità; tanto è vero che in bocca ha polpa, alcol, ma anche una corroborante freschezza. Un nettare gastronomico perfetto con pesci importanti, primi piatti al ragù e carni bianche. Senza nulla togliere a quello saluzzese, quest’ultimo è meno complesso, meno strutturato, più semplice e immediato».

Il Verduno Pelaverga salvato dall’estinzione

Ci si potrebbe domandare, date tali caratteristiche di piacevolezza, come mai la sua diffusione sia così contenuta: «In verità, dagli anni Ottanta il Verduno Pelaverga sta avendo un lento ma costante sviluppo; il problema è che la Doc è poco estesa e più di tanto la produzione non può essere aumentata, oltre al fatto che a Verduno non esistono aziende di grandi dimensioni. Va pure ricordato che negli anni Settanta il vitigno era quasi estinto, lo vinificavamo solo noi, in quantità simboliche, per poi essere rilanciato successivamente negli anni Ottanta grazie agli studi dell’Università di Torino in collaborazione con il Seminario Permanente Luigi Veronelli».

In foto: vigne a Verduno

Per conoscere gli altri autoctoni del Piemonte clicca qui

L’articolo completo è su Civiltà del bere 3/2017. Per continuare a leggere acquista il numero sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com

In Italia

Barolo Serralunga d’Alba: il 2022 è fuori dai canoni

A Serralunga Day, abbiamo assaggiato Barolo con la menzione geografica comunale che […]

Leggi tutto

Livon e i 40 anni della Donna alata di Erté

Era il 1985 quando Valneo Livon si innamorò di una sinuosa illustrazione […]

Leggi tutto

Rottensteiner presenta Trigon e alza l’asticella del Lagrein

A Milano ha debuttato la nuova etichetta dedicata da Judith e Hannes […]

Leggi tutto

Comitato Conegliano e Valdobbiadene: gli intenti in un Manifesto

Nata un anno fa, l’associazione ha messo per iscritto gli impegni di […]

Leggi tutto

Ricordo di Ampelio Bucci, maestro del Verdicchio dei Castelli di Jesi

Il produttore marchigiano si è spento il 21 agosto all’età di 89 […]

Leggi tutto

Alla Gorgona 10 anni dopo, dove il vino profuma di riscatto

Sull’isola-penitenziario dell’arcipelago Toscano (che è “colonia penale agricola” dal 1869) abbiamo assaggiato […]

Leggi tutto

WOW! The Italian Wine Competition 2025: le 239 medaglie d’oro

Vi sveliamo in anteprima i campioni assoluti dell’ottava edizione del nostro contest […]

Leggi tutto

La prova del tempo della Riserva Lunelli in verticale dal 2004 ad oggi

Lo chef de cave Cyril René Brun e il presidente di Ferrari […]

Leggi tutto

L’enotecnico non è più figlio di un dio minore

Il 6 giugno è stata pubblicata la legge che riconosce l’anno di […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati