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L’uva Turca, una rarità tutta trentina

20 Gennaio 2019 Roger Sesto

La Turca è una di quelle varietà di uva da sempre poco diffuse e snobbate dagli ampelografi. Il suo nome non si riferisce a una presunta origine geografica, ma si rifà al dialetto trentino, dove la parola “turco” significa duro, pesante. Tratti che a volte assumono i vini ottenuti da quest’uva.

La sua diffusione è pressoché circoscritta al Bellunese, a ovest di Feltre, e più limitatamente in Valsugana. Ha grappolo piccolo, acini con buccia molto pruinosa e di media consistenza, di colore blu-nerastro. Matura a metà settembre. 

Un grappolo di uva Turca

Uva Turca in purezza, la chicca di Emo Capodilista

Il prodotto che si ottiene dalla vinificazione del Turca in purezza è rubino intenso, dai sentori eleganti di mora. Al palato mostra un notevole corpo, con tannini evidenti, quasi astringenti. Tra i rari produttori che la impiegano in purezza figura il conte Giordano Emo Capodilista dell’omonima azienda di Selvazzano Dentro (Padova).

Giordano Emo Capodilista
Giordano Emo Capodilista

Un rosso corposo e minerale

Prodotto in limitatissime quantità, il Turca Rosso si ottiene da uve di vigne allevate a cordone libero e Guyot, su suoli di medio impasto con affioramenti trachitici e ardesia, esposte a sud-ovest e dense 4.300 ceppi/ha. Dopo un affinamento in vasche di acciaio, il vino matura 4 mesi in vetro. Si caratterizza per aromi pepati e di frutta rossa e ha palato fresco e minerale, sapido e aromatico.

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