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Uva e suolo la ricetta di La Tosa

15 Luglio 2010 Roger Sesto
La Cantina di Stefano e Ferruccio Pizzamiglio di Vigolzone, nel cuore dei Colli Piacentini, è ormai da tempo tra le realtà più significative della regione. Nell’ampia batteria dei loro vini spiccano due etichette, intriganti sia per il valore assoluto sia per la longevità: il Sorriso di Cielo, Malvasia di Candia in purezza, e il Luna Selvatica, Cabernet Sauvignon all’85% e Merlot. «La longevità dei nostri vini per me è sempre stata un traguardo importante», afferma Stefano Pizzamiglio. «Ho sempre ritenuto la loro capacità di invecchiare un fattore fondamentale di qualità: un vino in grado di evolvere nel tempo è per definizione di qualità, e poterne apprezzare il vigore anche in età avanzata vuol dire godere della sua più compiuta complessità: sensazioni non riscontrabili in vini troppo giovani». Esiste una “ricetta” alla base della longevità? «Per noi è normale che il Sorriso di Cielo evolva per oltre 15 anni e il Luna Selvatica per più di 20. Parte del segreto sta nel terreno argilloso-limoso, di colore rosso-giallastro, arricchitosi nel tempo di componenti minerali quali ossido di silicio, manganese e ferretto. Questa argilla così evoluta dona al vino struttura e calore, ma in più anche eleganza, complessità e durevolezza. Inoltre abbiamo un clima molto favorevole alla maturità dell’uva». In cantina come operate? «Il Sorriso di Cielo va difeso dall’ossigeno, mantenendolo sulle fecce fini in acciaio per 5 mesi con bâtonnage settimanali; cruciali per il Luna Selvatica sono la calibrata macerazione e l’affinamento in legno non troppo prolungato, senza chiarifiche né filtrazioni». Quante annate di questi due vini avete serbato in cantina e a quale scopo? «Abbiamo conservato bottiglie di entrambe le etichette sin dal loro anno di nascita: dal 1991 per il Sorriso e dal 1989 per il Luna. Per noi questa raccolta costituisce un patrimonio di conoscenza, che a ogni riassaggio ci insegna sempre cose nuove sul nostro terroir e sugli approcci per esaltarlo. Ma la raccolta è utile anche per far conoscere meglio al pubblico tutte le potenzialità dei Colli Piacentini, grazie a verticali organizzate in azienda. In più abbiamo qualche ristoratore, come Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena, che ci chiede vecchie annate dei nostri vini, per poter proporre almeno cinque-sei millesimi in carta».

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