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Una nuova etichetta per il compleanno di Terrazze dell’Etna

27 Giugno 2012 Anna Rainoldi
Un compleanno ricco di novità per Terrazze dell’Etna, l’azienda vitivinicola di Nino Bevilacqua a Randazzo (Catania). Da quattro anni le pendici del vulcano siculo ospitano questa tenuta gioiello (28 ettari, di cui 14 vitati), rinata grazie all’intervento del proprietario, un brillante imprenditore di Palermo, in collaborazione con l’enologo Riccardo Cotarella e l’agronomo Lucio Brancadoro. PASSEGGIANDO TRA I FILARI - La visita in vigneto mostra i frutti di una ristrutturazione attenta, rispettosa dell’ambiente naturale vulcanico come delle costruzioni preesistenti: i terrazzamenti a secco sono stati rimessi in opera, nuovi filari occupano le lingue di terra che lambivano il bosco, rimasto intatto, e tutti gli antichi palmenti – piccoli edifici che costellano la tenuta – sono stati recuperati e destinati a nuove funzioni (come l’affinamento in botte e in bottiglia). Tre sono i vitigni coltivati: l’autoctono Nerello Mascalese e, tra gli internazionali, Chardonnay e Pinot Noir; accanto alle antiche viti coltivate ad alberello, prosegue ancora oggi la messa in opera di nuovi impianti, che andranno a incrementare la produzione vinicola. LA MODERNA CANTINA - A un anno dall’inaugurazione commerciale, la prima novità che Nino Bevilacqua ci presenta è la cantina, di recente costruzione: un edificio moderno e funzionale, dove la distribuzione ragionata degli spazi interni – tra cui una piccola sala di degustazione – si coniuga a una grande cura estetica nelle proporzioni, nei dettagli e nell’uso dei materiali. A 600 metri d’altitudine, la struttura custodisce la bottaia di Nerello Mascalese, coltivato a quest’altezza; tra 800 e 900 metri, invece, si estendono vigneti di Pinot Noir e Chardonnay, che producono rispettivamente un Rosé Brut e un Cuvée Brut (36 mesi), entrambi Metodo Classico. LE ETICHETTE DELLA TENUTA - Ma vera novità di quest’anno è il debutto sul mercato dell’etichetta Cratere, annata 2010: un blend di Nerello Mascalese e Petit Verdot – inedito in Sicilia – che rispecchia più da vicino le esigenze dei consumatori, senza alterare la percezione del terroir. All’assaggio esprime grande profondità e si conferma un vino di livello per l’intensità di polifenoli e tannini; in tavola si abbina a carni rosse e piatti corposi. Degustiamo il Cratere al termine della prima verticale di Cirneco 2008, 2009 (attualmente in commercio), 2010 e 2011Nerello Mascalese in purezza: «un “cavallo di razza”, che dà ottimi risultati solo se trattato nei dovuti modi», ricorda Cotarella, che prosegue: «Il Cirneco è un vino che sa esprimere la massima eleganza. Ama invecchiare, seguendo un’evoluzione costante ed equilibrata; per intensità è assimilabile al Barolo e a certi rarissimi Sangiovese». Di anno in anno, il Cirneco riporta differenze tecnologiche nella vinificazione. Si parte dal 2008 per apprezzarne la balsamicità, ma la svolta arriva nel 2011, annus memorabilis per qualità delle uve e ricchezza aromatica, che dimentica l’acidità un po’ spigolosa del 2009. Il contatto prolungato del mosto con le bucce in post-fermentazione, sperimentato con successo dal 2009, arriva stavolta a 20 giorni. PROGETTI "IN GESTAZIONE" - La crescita di Terrazze dell’Etna non si arresta: concluso il restauro del palmento più alto (900 metri), anticamente dedicato alla pigiatura dei grappoli, l’azienda aprirà presto un nuovo punto vendita, comprensivo di un locale per la degustazione e di un piccolo spazio espositivo. Sul fronte produttivo, invece, assaggiamo in anteprima assoluta un nuovo vino, ancora in fase di “gestazione”: si tratta di un Pinot Noir in purezza, vinificato come rosso fermo. Degustandolo oggi, il vino si presenta più nervoso e ricco di trama delle classiche versioni del vitigno: lo scopo è creare un prodotto originale, diverso dai Pinot di Borgogna o dell’Alto Adige, puntando sulle caratteristiche uniche del terroir vulcanico. Ma restano ancora tanti progetti da concretizzare, come la produzione di un Nerello Mascalese vinificato in bianco, cui accenna Cotarella: per il momento, solo un’idea. Che sia forse la prossima sfida? [nggallery id=14 template=carousel]

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