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Trentodoc: direzione Horeca

29 Novembre 2010 Monica Sommacampagna
«Conquistare in maniera decisa l’Horeca a partire dalla provincia trentina e instaurare partnership con gli opinion leader per affermare la reputazione della prima Doc dopo lo Champagne a essere stata designata a Metodo Classico». Sono alcuni degli obiettivi per il 2011 per il Trentodoc che ci anticipa Paolo Benati, responsabile area promozione prodotti Trentino Marketing, alla 5a edizione di Bollicine su Trento e tre anni dopo gli investimenti pubblicitari e promozionali che hanno portato gli spumanti trentini a essere patrimonio passato da 20 a 34 Cantine, per un totale oggi di 70 etichette rappresentative delle straordinarie potenzialità espressive di un territorio “ad alta quota”, con vigneti spesso fino a 700 metri slm. In tre anni il quantitativo di spumanti che puntano su Chardonnay e Pinot nero si è mantenuto sugli 8 milioni di bottiglie; oggi il fatturato ammonta a circa 80 milioni di euro e il 17% del Trentodoc viene venduto all’estero. Parallelamente cresce l’apprezzamento: «Anche se in anticipo rispetto al periodo clou delle vendite, quello natalizio, abbiamo già registrato una crescita del +21% nell’export e del +10% in Italia», spiega Fausto Peratoner, presidente dell’Istituto Trentodoc. «E le bottiglie “tirate” nel 2010 hanno superato i 9 milioni». Cinque i marchi che nel tempo hanno fatto e fanno da apripista nel mercato per affermare il Trentodoc non solo a livello qualitativo, ma anche di volumi secondo le stime orientative del 2009 dichiarate da Paolo Benati: Ferrari (con 5 milioni di bottiglie), Rotari (2,4 milioni), Cesarini Sforza (800 mila), Cavit (700 mila) e Abate Nero (63 mila). «Il nostro brand rappresenta circa il 60% del Trentodoc», aggiunge Mauro Lunelli, titolare di Ferrari ed ex presidente del Trentodoc. «L’obiettivo è fare leva su un marchio di territorio e aggregare anche i piccoli produttori che da soli avrebbero scarsa forza sul mercato». E alla presentazione di Bollicine su Trento a Palazzo Roccabruna lo scorso venerdì, le degustazioni di 49 Trentodoc in commercio hanno reso giustizia al palato manifestando la grande eterogeneità e il carattere legati a differenti scelte varietali (da 100% Chardonnay, vigneto di punta trentino, all’introduzione di Pinot nero), a particolari cru, a numerose tipologie (da extra brut, a brut, a millesimati brut a riserve brut, demi-sec e rosati). La degustazione Trentodoc introvabili condotta da Marco Sabellico del Gambero Rosso, con 9 riserve (dal 2002 al 1992), non ha fatto che confermare nel tempo la finezza e la pregevole acidità delle bollicine trentine. «La diversità talvolta è stata vissuta in Trentino come un limite. Io invece sono convinto che rappresenti una ricchezza nel bicchiere», ha commentato Fausto Peratoner. «Come Trentodoc abbiamo davanti un futuro produttivo importante per chi in tanti anni ha messo passione in questi spumanti». Momento di svolta, quindi, se il comparto manifesta spirito di corpo, basato sulla consapevolezza delle sue potenzialità (altitudine dei vigneti compresa che, è stato ricordato, rappresenta una risorsa anche contro l’innalzamento delle temperature). In attesa dei dati sui brindisi nelle festività natalizie.

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