Tenuta Santa Caterina e il suo Nebbiolo Illegale. Di nome ma non più di fatto
Sinonimo di Freisa e Grignolino, i vitigni classici del territorio, la Cantina di Grazzano Badoglio vuol dire anche Nebbiolo del Monferrato. Un riferimento che fino a ieri non era nemmeno permesso citare in etichetta. Oggi questo vino “ribelle” ha trovato il proprio riconoscimento.
La storia dell’Illegale e del suo strano nome è il racconto di un territorio e del suo legame con Tenuta Santa Caterina. «Il Nebbiolo, la sola uva con cui viene prodotto questo vino, è da sempre presente nel Monferrato, dove si trovano la nostra cantina e i nostri vigneti, ma fino al 2019 non poteva essere indicato in etichetta», racconta Luciana Biondo, direttore tecnico della Cantina.
Da Monferrato Rosso Doc a Monferrato Nebbiolo Doc Superiore
«Così l’ironico appellativo era stato scelto proprio per sottolineare questa distonia, finalmente cancellata tre anni fa in riconoscimento del nesso antico del Nebbiolo con queste zone e degli eccellenti risultati enologici che ha raggiunto nel tempo», prosegue l’enologa. «Quello che fino a ieri era un generico Monferrato Rosso Doc, è diventato oggi Monferrato Nebbiolo Doc Superiore. Dove il suffisso Superiore, in particolare, fa riferimento all’affinamento in botti da 30 ettolitri di rovere di Slavonia».
Illegale, uno dei primi Nebbiolo in purezza del Monferrato
Assieme al fratello maggiore, il cru di Nebbiolo Navlè che alle spalle ha ormai dieci vendemmie, l’Illegale è diventato così uno degli apripista stilistici del varietale per il territorio monferrino, dove prima della nascita della Doc esistevano appena 700 ettari vitati a Nebbiolo e dove quasi nessuno proponeva una espressione in purezza della tipologia. Una tendenza ora in netta inversione, grazie anche al sentiero indicato dall’etichetta “ribelle”.
Piacevole anche in gioventù
Si tratta di un vino pensato fin dall’inizio per esplorare le potenzialità nel tempo, «ma al contempo per rappresentare una testimonianza dell’immediatezza che questo vitigno sa esprimere», in un terroir con suoli più limosi e in cui l’altitudine meno elevata regala una maturazione anticipata rispetto alle Langhe. «Una macerazione sartoriale, con estrazione di profumi e colori, un uso del legno centellinato per completare la componente tannica e 1 anno di bottiglia per cesellare la sua evoluzione hanno lo scopo di regalare un sorso di estrema piacevolezza anche in gioventù», spiega ancora Luciana Biondo.
L’infernòt e il relais di Tenuta Santa Caterina
Come per tutti i vini di Tenuta Santa Caterina anche Illegale affina nell’infernòt, termine piemontese utilizzato per indicare le cantine sotterranee, scavato nel tufo fino a 17 metri di profondità e patrimonio Unesco. La storica cantina è ospitata da una struttura patrizia risalente al 1717, dotata anche di una sala degustazione ricavata nelle antiche scuderie. Chi viene ad assaggiare i vini sul posto può soggiornare nel relais: sei suite, ognuna delle quali è identificata con il nome di un vino, fanno parte dell’edificio con dettagli tipici del “barocchetto piemontese”, usato nelle parti di rappresentanza delle cascine del territorio.
TENUTA SANTA CATERINA
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Tag: illegale, Monferrato, Nebbiolo, Relais, ribelle, Tenuta Santa CaterinaRealizzato in collaborazione con Tenuta Santa Caterina
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 4/2022. Acquista
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© Riproduzione riservata - 19/02/2023