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“Taste” a Milano, capitale europea del gusto

28 Settembre 2010 Civiltà del bere
Come tutti gli esordi c’era grande attesa per la prima edizione italiana di “Taste”, festival enogastronomico nato a Londra nel 2004 per esaltare l’eccellenza e la varietà della ristorazione delle città. Dopo i grandi successi riscontrati a Sidney, Città del Capo, Dubai e tante altre capitali mancava l’Europa continentale. E quale migliore luogo se non Milano poteva raccogliere la sfida? La crescente passione dei foodies milanesi per l’enogastronomia d’eccellenza è stata confermata dai numeri. Nonostante la pioggia e la concomitante Festa nazionale del Pdl, circa 15 mila visitatori secondo i dati diramati dagli organizzatori, hanno affollato i vari stand. Così per qualche giorno il parco del Castello Sforzesco ha dismesso i panni di patria del jogging per trasformarsi in un’area per gourmet. Dodici tra i migliori chef della città si sono divertiti a cucinare all’aperto, il tutto a pochi metri di distanza l’uno dall'altro. Nomi importanti quali Omar Allievi (Ristorante Bianca), Andrea Berton (Trussardi alla Scala), Carlo Cracco (Ristorante Cracco), Filippo Gozzoli (The Park Restaurant del Park Hyatt Milano), Aimo Moroni (Il Luogo di Aimo e Nadia), Yoshikazu Ninomiya (Osaka), Roberto Okabe (Finger’s), Davide Oldani (D’O), Andrea Provenzani (Il Liberty), Claudio Sadler (Ristorante Sadler), Matteo Torretta (Ristorante Sadler) e Viviana Varese (Alice Ristorante). Ogni chef proponeva i tre piatti maggiormente rappresentativi della propria filosofia culinaria, in versione da assaggio (taste), a un prezzo compreso tra i 4 e i 6 euro. Un menù composto da 36 squisite proposte. Dalla crema di riso allo zafferano con cioccolato al riso croccante di Cracco a una rolls selection di uramaki realizzata dal giapponese Okabe. Non dimenticando la tradizione locale, come il mignon di vitello alla milanese proposto da Filippo Gozzoli. Tutti i piatti erano poi abbinati a un calice di vino o di champagne selezionati dallo chef insieme all’Enoteca Gaboardi Pogliani e Cavit per il vino, e a Dom Pérignon, Moet & Chandon, Veuve Cliquot e Krug per lo champagne. Un festival gastronomico non poteva non considerare il crescente interesse verso il mondo del vino, che ha avuto il suo epicentro nella Wine & Spirits Academy. Un’area dove si sono svolti seminari e laboratori tenuti da esperti sommelier per avvicinare il grande pubblico alla conoscenza delle principali tipologie di vini e delle tecniche di abbinamento cibo/vino. Grande successo ha avuto la degustazione realizzata da Giuseppe Vaccarini, direttore generale della Association de la Sommellerie Internationale, sull’acqua minerale e la sua armonizzazione con il vino. Ma tra i vari stand non potevano mancare i produttori. Chi si è lanciato da poco in questa avventura e chi invece il vino lo fa da generazioni, come nel caso della Tenuta di Angoris, antica azienda vitivinicola friulana, che proprio in occasione del festival ha presentato il suo nuovo spumante (Metodo Classico) “1648”, che prende il nome dalla data di nascita dell’azienda, e di Forti del Vento, nata invece nel 2010 e sul mercato solo da giugno con il suo Ottotori, un Dolcetto in purezza. Nella categoria giovani rientra anche Ca' del Grifone (Monferrato d’Asti) che dal 1996 a oggi ha portato i suoi ettari vitati da 3 a 16. Nel panorama italiano dei grandi vini non potevano mancare Veneto e Toscana. Il primo rappresentato da La Collina dei Ciliegi che ha esposto al pubblico la selezione delle sue etichette pregiate. In particolare l’Amarone Il Ciliegio 2005 insignito della Gran Menzione all’ultimo Vinitaly. A chiudere Rocca delle Macie cantina che con i suoi Cru di Sangiovese in purezza (Chianti Classico Docg Tenuta Sant’Alfonso) e non solo, è ormai una delle realtà più significative nel panorama della viticoltura toscana.

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