Speri: tradizione e sostenibilità, due facce della stessa Cantina
La storica azienda veronese, custode dei valori della Valpolicella Classica, possiede 60 ettari di proprietà che gestisce direttamente. Tra i capisaldi aziendali di Speri, accanto alla tradizione, c’è la sostenibilità ambientale, che si traduce nella scelta di produrre tutto in regime biologico.
Da sette generazioni al servizio della Valpolicella Classica, con 60 ettari di vigneto – rigorosamente di proprietà – nelle zone più vocate. Un traguardo più unico che raro che fa della Cantina Speri una delle più antiche e storiche del Veronese.
Famiglia e tradizione
Il culto della tradizione prima di tutto. E la viticoltura concepita come un “affare di famiglia” in cui tutti i membri sono coinvolti e danno il massimo ogni giorno in termini di impegno e passione. Solo così Speri è potuta diventare una delle più grandi firme enologiche dell’Amarone e degli altri grandi rossi della Valpolicella. «La nostra forza è da sempre la capacità di fare gioco di squadra», spiega GianPaolo Speri oggi alla guida con Alberto, Giampietro, Laura, Chiara, Luca e Giuseppe Speri, a vario titolo impegnati nella gestione dell’attività dalla vigna alla bottiglia.
Classicità e fedeltà al territorio
La storia aziendale affonda le radici nella seconda metà dell’Ottocento e da allora la famiglia è rimasta fedele al territorio, impostando la produzione nel segno della continuità, senza lasciarsi sedurre dalle mode del momento. Da qui la scelta di allevare solo i vitigni autoctoni locali (a cominciare da Corvina, Corvinone, Rondinella e Molinara, ma anche cultivar storiche minori come Oseleta, Rossanella, Pelara e Cabrosina) vinificando esclusivamente le uve provenienti dai propri vigneti e seguendo in prima persona tutto l’iter di produzione. Nel 1958 Speri è stata tra i primissimi produttori dell’Amarone, che ancora oggi è considerato un’icona di stile e classicità. Un’unica etichetta, su cui si concentrano i massimi sforzi aziendali: l’Amarone Classico Sant’Urbano, dal nome della collina vocata nel comune di Fumane. Sul mercato, a breve, gli estimatori possono trovare la vendemmia 2016, figlia di un’annata fresca ed equilibrata, che privilegia l’eleganza e la finezza gustativa.
La filosofia dei cru
Il forte radicamento nel territorio si traduce in una serie di scelte aziendali. Dagli anni Settanta, con grande anticipo per il panorama italiano, Speri ha iniziato a produrre secondo la logica dei cru, vinificando cioè separatamente le uve provenienti dai singoli vigneti per esaltare le caratteristiche delle diverse parcelle, sul modello francese. Accanto all’Amarone Classico Vigneto Monte Sant’Urbano sono nati così il Valpolicella Classico Superiore Sant’Urbano e il Recioto Classico La Roggia.
Tutto certificato biologico dal 2015
In questa direzione va anche la decisione di convertirsi al biologico. «Dopo un lunghissimo periodo di agricoltura sostenibile, dalla vendemmia 2015 tutta la produzione è certificata bio e ad oggi siamo la realtà biologica più importante per estensione di ettari e produzione in Valpolicella Classica», precisa GianPaolo Speri. L’attenzione all’ambiente è massima, così come l’impegno alla sua tutela.
Biodiversità e pratiche ecostenibili
«Siamo fermamente convinti del fatto che il vino si faccia in vigna ed è lì che nascono la sua qualità e la sua grandezza. Tra i nostri valori c’è quello la valorizzazione della biodiversità e della fertilità del suolo. Puntare sugli autoctoni e preservare i vitigni a rischio di estensione è una scelta green che ci permette al tempo stesso di mantenere la grande tradizione della Valpolicella, di cui ci sentiamo custodi fortunati». Per favorire il naturale equilibro del cosiddetto “agrosistema” che è il vigneto, vengono adottate pratiche come l’inerbimento, il compostaggio dei residui della potatura e della vinificazione e la confusione sessuale, che permette di controllare il principale insetto della vite, ovvero la Tignoletta.
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© Riproduzione riservata - 29/11/2020