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Rosa del Golfo compie 50 anni

28 Aprile 2015 Civiltà del bere
La storia comincia cinquant'anni fa. E ha un protagonista, anzi due: Mino Calò, giovane fresco degli studi di enologia ad Alba, e suo padre Giuseppe, produttore pugliese di vecchia data. Dal confronto non sempre facile tra due generazioni, due visioni diverse del fare vino, nacque Rosa del Golfo. Un'etichetta che segnò il cambio di rotta dell'enologia salentina, diventando simbolo dell'innovazione per la qualità; il Negroamaro rosato per antonomasia. E il nome stesso dell'azienda.

Storie di famiglia. L'origine di Rosa del Golfo

Tutto cominciò da una sfida tra padre e figlio. Convinto che una diminuzione delle quantità e la pratica dell'imbottigliamento (anziché la vendita di sfuso) andassero a vantaggio della qualità del vino, Mino Calò andò per tentativi, reinterpretando il tradizionale sistema a lacrima - che raccoglie il mosto fiore per caduta - con rese più basse e una maggior pulizia. Finalmente, nel 1964, le prime mille bottiglie furono pronte. Con l'enologo Angelo Solci, negli anni Ottanta, Mino installò in azienda il primo sistema di controllo della temperatura per la vinificazione di tutta la regione. E il rosato da cui tutto cominciò divenne un vino di riferimento a livello nazionale. Oggi i figli di Mino, Damiano e Pamela, festeggiano il cinquantesimo anniversario di Rosa del Golfo, anche in memoria del padre scomparso.

Qualche dato in più

Rosa del Golfo è un rosato da uve Negroamaro (90%) e Malvasia nera di Lecce (10%) provenienti dai vigneti dei territori di Sannicola, Parabita, Alezio, Campi Salentino e Veglie. La vinificazione in rosa avviene in vasche d'acciaio, dove risiede per 6 mesi. Il bouquet olfattivo ricco e fruttato si accompagna a una buona intensità al palato. Da abbinare a zuppe di pesce e carni bianche.

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