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Ronchi di Castelluccio, la sorpresa di un Casone 1982

12 Novembre 2010 Fabio Bottonelli
Una testimonianza preziosa su un’esperienza che per la Romagna del vino è stata un punto di svolta. “Tutti pazzi per Enologica” con una serie di eventi degustativi particolari dedicati alla ‘comunità’ del vino capillarmente sparsi per la Romagna anticipa Enologica in programma a Faenza dal 19 al 22 novembre 2010: in questo ambito, quella che è andata in scena al ristorante Povero Diavolo di Torriana (Rimini) è stata davvero una serata speciale. Una di quelle occasioni in cui quasi per magia saltano fuori bottiglie dimenticate o rare. Sul tavolo, accanto alle specialità molto molto creative dello chef Pier Giorgio Parini, pochi fortunati hanno assaggiato alcune introvabili vecchie annate di Ronchi di Castelluccio. Gian Vittorio Baldi, regista, e il figlio Gian Matteo Baldi (che ha portato la sua testimonianza diretta) dalla fine degli anni ‘70 in Romagna hanno immaginato quello che allora era impensabile: produrre vini Sangiovese di forte identità, da cru. Un progetto visionario e sofisticato, che consacrò poi Vittorio Fiore (da diversi anni l’azienda Castelluccio è stata rilevata dal figlio Claudio Fiore), furono alla base dei mitici ‘Ronchi’. “Bottiglie leggendarie che hanno espresso nel tempo un valore straordinario: parlare di vino e far parlare di vino è il nostro compito e con questo piccolo evento che rievoca le vicende dell’azienda abbiamo pensato di svolgerlo al meglio”, dice Giorgio Melandri, curatore di Enologica. E così, Casone 82, Ciliegi 86, Re 89, Re 90, Simia 90, Ciliegi 90, Ginestre 91 non hanno deluso. Il sostegno dell’acidità si fa ancora sentire, mentre emergono le sfaccettature quasi da affinamento e non da mero ‘invecchiamento’. Sorprendenti i vini più vecchi, in particolare il 1982, grande annata, e anche il Ronco del Re 1989, l’unico bianco: chi l’avrebbe detto? Quelli degli anni ’90 sembravano invece vini più ‘normali’ e quindi vicini al limite. Ma sempre complessi e intriganti.

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