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L’olfatto ai tempi del Covid. Riflessioni sul ruolo dei profumi

L’olfatto ai tempi del Covid.  Riflessioni sul ruolo dei profumi

Nel mondo del vino i profumi hanno un ruolo fondamentale, ma anche nella vita di tutti i giorni sono veicolo di emozioni e ricordi. Tra gli effetti del Covid c’è anche la perdita dell’olfatto e chi l’ha provata racconta di un’esperienza che lascia il segno e della fatica di ritrovare la gioia di sentire gli odori.

Il complesso e piacevole articolo pubblicato dalla giornalista Rachel Syme su The New Yorker, indaga il misterioso mondo degli odori. Sempre più scienziati si sono dedicati alle esperienze olfattive, scoprendo retroscena tanto intimi quanto articolati. “Parlare di odori è un po’ come parlare di sogni, (…) perché il mondo olfattivo è più privato di quanto si possa pensare”, scrive Rachel Syme, che per chi vuole approfondire il linguaggio legato alle fragranze, segnala una vera enciclopedia web dei profumi. Si chiama Fragrantica ed è ricca di utenti che descrivono le più svariate esperienze olfattive ricorrendo a recensioni tanto poetiche quanto barocche, così come accade per il mondo del vino. Questo succede “perché l’olfatto sfida le nostre capacità espressive in un modo diverso dagli altri sensi e nei nostri goffi sforzi per catturare l’ineffabile c’è passione e malinconia”, spiega la giornalista.

Letture e approfondimenti sui profumi

L’autrice dell’articolo cita, dunque, una serie di libri per approfondire il tema come Wines: Their Sensory Evaluation di Maynard Amerine, esperto di vitivinicoltura, enologia e analisi sensoriale, e del matematico Edward B. Roessler. Harold McGee è, invece, considerato un riferimento nel mondo dell’enogastronomia (in particolare per la cucina molecolare), e la sua recente pubblicazione Nose Dive: A Field Guide to the World’s Smells è il risultato di una ricerca decennale per nominare e classificare ogni fragranza che si può annusare sulla terra, perché molte delle molecole che possiamo fiutare oggi esistono sin dai primi giorni del pianeta. “Gli odori della terra saranno sempre i nostri punti di riferimento”, scrive McGee. E continua: “Combustibile per fornelli, olio bruciato, un condimento all’aceto, un formaggio appena scartato, un sorso di vino o rum: tutti offrono echi lontani di un cosmo primitivo”.

L’odore della pioggia

Interessante è il caso del “petricore”: il profumo che emana la pioggia quando colpisce le rocce o l’asfalto, e che non proviene dai minerali nella pietra, ma da un impercettibile strato di sostanze volatili a copertura di tutte le superfici esterne. Spiega McGee: “Queste volatili, generate da funghi, piante e persino dalla tecnologia umana, sono di solito intangibili, anche se onnipresenti, perché possiamo notarle nell’aria intorno a noi”. Si tratta di odori che si rivelano solo quando inizia a piovere e “una sottile nebbia di vita diventa percepibile ai nostri nasi. La pioggia ci ricorda quello che c’è già”. Il nostro olfatto, dunque, ha molte funzioni, ma è anche uno strumento per stupirsi e per notare ciò che spesso diamo per scontato e per il quale raramente abbiamo un nome.

Profumi e Covid, l’esperienza di Robert Camuto

In questi tempi, l’olfatto si è rivelato un senso ancora più importante del solito, una sentinella in grado di rivelare la presenza di una malattia come il Covid. È dall’inizio della pandemia che gli scienziati e i medici cercano di comprendere l’impatto del virus sui nostri sensi e al tema si sono interessate diverse riviste di vino (ne avevamo parlato qui). Sono, infatti, molti gli eno-appassionati che temono l’anosmia (ovvero la temporanea perdita di olfatto). Il collaboratore di Wine Spectator, Robert Camuto, racconta la sua esperienza dopo aver perduto completamente il senso dell’olfatto a partire dal 19 dicembre 2020. Il recupero è stato lento e casuale.

Un diario degli odori

“Alcuni aromi”, dice, “sono tornati”. Per altri, invece, il giornalista ha tenuto un ‘diario degli odori’, raccontando: “Immagino di essere ora solo al 20% delle mie capacità (…) e ci sono cose che mi mancano disperatamente, come il profumo in cucina prima di cena, quello pungente degli agrumi, l’odore di un fuoco scoppiettante o della macchia mediterranea, o ancora l’aroma inebriante di tartufo. Desidero soprattutto mettere il naso in un bicchiere di vino rosso e assaporarne la frutta, le spezie e tutto il resto”. Secondo alcuni esperti, gli esercizi di allenamento dell’olfatto potrebbero aiutare nel recupero, ma la comunità scientifica non è ancora in grado di fornire risposte certe. Nel dubbio Camuto continua ad allenarsi. “Non vedo l’ora di riavere il mio naso, ma sto assaporando il processo di riscoperta, passo dopo passo”, scrive a chiusura dell’articolo.

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© Riproduzione riservata - 18/02/2021

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