Riflessioni sul futuro di ProWein

Riflessioni sul futuro di ProWein

Appunti dopo un’intensa giornata a Düsseldorf. ProWein si conferma l’evento più internazionale d’Europa, ma il suo primato non è più scontato.

Gli scenari cambiano molto rapidamente, e con essi la percezione del valore degli eventi. Prendiamo il caso ProWein. Pre-pandemia la fiera di Düsseldorf appariva come una corazzata invincibile, la principale esposizione vinicola professionale e internazionale. Oggi – chiusa l’edizione 2023 – le certezze di pochi anni fa sembrano vacillare. È forse prematuro affermare che il primato è a rischio, ma certamente la disposizione d’animo dei produttori vinicoli (parliamo soprattutto degli italiani) è cambiata. Difficile interpretare esattamente le ragioni di questa incertezza. Possiamo forse parlare di una concomitanza di avvenimenti, e per restringere il campo citiamo le tre motivazioni più probabili (e menzionate da chi l’ha vissuta).

Il passo falso del 2022

Provocato dalle preoccupazioni pandemiche che l’anno scorso erano ancora piuttosto vivide, quando la programmazione della fiera fu fatta slittare a metà maggio, dopo Vinitaly, una collocazione temporale poco felice per il commercio enoico internazionale.

L’avanzata della fregata francese

Wine Paris & Vinexpo Paris, che quest’anno ha aperto le danze dei grandi appuntamenti europei (dal 13 al 15 febbraio), registrando un buon successo, oltre le attese. L’attrattiva e l’organizzazione di Parigi – più facile da raggiungere – hanno convinto molti. Con il solito dubbio (che aveva colpito anche la versione precedente che si teneva a Bordeaux) che la Francia non sia il terreno più neutrale per il commercio internazionale, rischiando di sbilanciare l’asse sui vini d’Oltralpe. La Germania appare come zona più franca, nonostante sia anche un produttore di un certo rilievo (e infatti anche quest’anni i padiglioni di Austria e Germania erano i più affollati), ma resta uno dei principali mercati anche per il vino tricolore, e per le etichette di molti altri Paesi.

La proliferazione di eventi commerciali

Organizzati fuori Europa, nei mercati esteri più importanti per il vino, che – congiuntamente alla ripresa di viaggi sul posto da parte degli imprenditori – rende meno necessario un evento catalizzante, dove accogliere compratori di tutto il mondo. Paradossalmente, molti di questi eventi sono proposti dalle stesse organizzazioni europee.
Tireremo le somme dopo il Vinitaly, terza tra le grandi europee in arrivo (dal 2 al 5 aprile). Cui seguirà London Wine Fair (dal 15 al 17 maggio), la quale però fatica a riprendere slancio.

Se il primato del business è da difendere, registriamo però che ProWein, grazie alla sua internazionalità, resta la Disneyland di chi desidera assaggiare e acquistare vini di tutto il pianeta, con ampie zone dedicate al Nuovo Mondo e a regioni viticole minori ma interessanti o emergenti. È un’occasione sempre preziosa per chi si occupa di vini e liquori a vari livelli, un luogo dove le tendenze sono presentate molto chiaramente. Quest’anno, ad esempio, molto spazio è stato dedicato ai vini no o low alcohol (cioè senz’alcol o a tasso molto basso), ai rosati, alle bollicine, al packaging e al design.  

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© Riproduzione riservata - 23/03/2023

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