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Regno Unito, i dazi sugli alcolici frenano il mercato e accendono le polemiche

Regno Unito, i dazi sugli alcolici frenano il mercato e accendono le polemiche

Le nuove accise in vigore da agosto hanno fatto crescere i prezzi e calare i consumi, alimentando l’inflazione. E paradossalmente hanno creato un vuoto nelle casse del governo di 436 milioni di sterline. Ora la Wine & Spirit Trade Association chiede una retromarcia.

Per approfondimenti: The Spirits Business, The Independent, Harpers, The Drink Business, DrinksRetailing

Dopo i riflessi della Brexit, che hanno contribuito a renderlo meno attraente per gli esportatori, ora il mercato britannico di vino e alcolici sconta gli effetti del nuovo regime fiscale adottato da agosto 2023. Secondo i dati pubblicati dall’HMRC (Her Majesty’s Revenue and Customs, un dipartimento non ministeriale responsabile principalmente della riscossione delle imposte e del pagamento di alcune prestazioni statali) l’aumento delle accise ha provocato paradossalmente un vuoto di 436 milioni di sterline nelle casse del governo del Regno Unito tra settembre 2023 e gennaio 2024 rispetto allo stesso periodo del 2022/23 (The Spirits Business). Perdita che sommata a quella per birra e sidro ha portato una diminuzione complessiva di circa 600 milioni di sterline. E che ha spinto le aziende del settore a scendere in campo per chiedere una retromarcia sulle imposte.

Aumenti del 20% su oltre l’85% dei vini

Secondo la Wsta (Wine & Spirit Trade Association), realtà che rappresenta oltre 300 aziende che producono, importano, esportano e vendono vini e alcolici in Uk, il salto sulle aliquote – il più rilevante degli ultimi 50 anni con aumenti del +20% su oltre l’85% dei vini in commercio e del 10% sui liquori – avrebbe avuto “un impatto negativo immediato” sul settore, picconando i volumi di vendita, accelerando l’inflazione e dunque generando anche un minor gettito fiscale. Tanto che l’associazione, come riporta il quotidiano inglese The Independent è scesa in campo per una revisione della politica governativa sul tema.
«La storia recente ha dimostrato che la riduzione delle accise può portare a un aumento delle vendite, prevenire ulteriori aumenti dei prezzi per i consumatori e portare maggiori entrate all’erario», ha dichiarato il direttore generale della Wsta, Miles Beale. «Chiediamo al Cancelliere di fare un grande favore a se stesso e a tutti gli altri riducendo le accise sugli alcolici».

Combattere la Drinkflation

In particolare, il prossimo Market Report della Wsta, che utilizza i dati NielsenIQ relativi alle 12 settimane precedenti il 30 dicembre 2023, stima che le vendite in volume di alcolici abbiano subito una contrazione del -7,1% nel 2023 rispetto al 2022, mentre le vendite di vino sono diminuite del -4,1%. Secondo i dati dell’Ons (Office for National Statistics) sui prezzi medi degli articoli presenti nel paniere dei consumatori britannici nel gennaio 2024, specifica il portale britannico Harpers il prezzo medio di una bottiglia di vino rosso è ora di 7,85 sterline (+8% rispetto allo scorso anno). Il prezzo medio di una bottiglia di gin è salito a 17,11 sterline (+6%), mentre il vino liquoroso è salito a 11,67 sterline (+17%).
«L’inflazione nel Regno Unito è in calo», ha sottolineato ancora il direttore della Wsta, «ma purtroppo non per il vino e alcolici. Per il primo si attesta su un pesante 7,8% per i secondi sull’8,8% e la situazione peggiora per i vini liquorosi, che raggiungono il 18,7%». Per contenere questa “drinkflation”, come ormai viene battezzata sui media britannici, saranno decisive, ha sottolineato ancora la WSTA, le decisioni che verranno annunciate nel prossimo bilancio di primavera il 6 marzo.

Scaglioni legati al grado alcolico

Oltre al tema del peso delle imposte sul tavolo c’è infatti anche quello della loro proporzionalità.
Entrate in vigore lo scorso primo agosto, le tassazioni attualmente in vigore hanno introdotto un nuovo criterio legato al grado alcolico e non più ai volumi (The Drink Business). Nel dettaglio, per i vini fermi con gradazione dal 11,5% a 14,5% l’accisa per 75 cl (una bottiglia) è passata da 2,23 sterline (2,97 al litro) a 2,67 (3,56 sterline al litro), circa il 20% in più. Oltre i 14,5 gradi si passa da 3,96 sterline al litro a 4,27 sterline. Infine, per quelli a 15,5 gradi l’accisa sale da 3,96 sterline al litro a 4,41. Al contrario, per gli spumanti l’accisa è stata modificata al ribasso, passando da 3,81 sterline a 3,56 (-6,56%).
Da febbraio 2025, però, il quadro potrebbe ulteriormente complicarsi. Finito infatti il periodo transitorio di 18 mesi che assimila i vini da 11,5% a 14,5% come se fossero tutti prodotti da 12,5 gradi, Downing Street ha previsto l’introduzione di nuovi scaglioni (da 2,45 e 3,10 sterline per bottiglia) potenzialmente in grado di creare ulteriori disagi amministrativi. Anche questa una decisione da rivedere secondo la Wsta per “evitare ulteriori e significativi costi burocratici alle imprese, in particolare alle migliaia di Pmi britanniche che importano e vendono vino»” (DrinksRetailing).

Foto di apertura: le vendite in volume di alcolici nel Regno Unito hanno subito una contrazione del -7,1% nel 2023 rispetto al 2022 © A. Wilson – Unsplash

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© Riproduzione riservata - 29/02/2024

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