Recensioni tardive: Gli ignoranti

Recensioni tardive: Gli ignoranti

Finalmente qualche ora di pace, e ho potuto agguantare un libro che avevo riposto in libreria, alla voce “quando avrò tempo”. Stava lì, e passavano i mesi. Non lo leggevo per quella paura di rimanere deluso da un volume sulla bocca di tutti nel ristretto cerchio dei professionisti del vino: “Gli ignoranti” di Etienne Davodeau, il primo romanzo a fumetti ambientanto seriamente nel nostro mondo. Un’incursione potenzialmente irritante. Ecco perché ho lasciato passare un anno dall’acquisto alla fiera dei piccoli editori di Milano: per disintossicarmi dalle chiacchiere e dal “must read”, e godermi serenamente la lettura, senza sentirmi in obbligo di esprimere un’opinione.

 

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Un anno a fumetti con l’amico vignaiolo

Bravo Sandro Sangiorgi, dal passato con Slow Food (di cui fu tra i fondatori) e Gambero Rosso (per cui curava le recensioni del Veneto, e con cui notoriamente i rapporti sono  degenerati sino alla lite legale, vinta dall’autore, perché Sangiorgi aveva accusato il Gambero Rosso di aver inserito di soppiatto aziende da lui non recensite, e di aver fatto pressioni per l’inserimento in Guida di vini precedentemente scartati). Oggi Sandro Sangiorgi organizza corsi e gestisce la sua casa editrice, ed è sua l’idea di acquisire i diritti di questo fumetto francese. La storia editoriale del romanzo è, di per sé, un po’ rocambolesca (e narrata in postfazione). Ottimo libro, davvero, che consiglio a chiunque si avvicini al vino, e pure a chi ci si trova già fino al collo. Con semplicità di scrittura e leggerezza, con tratto poetico e suggestivo, Etienne Davodeau racconta un anno o poco più vissuto con l’amico vignaiolo, per carpirne le sfumature di un mestiere faticoso.

 

Gli ignoranti. Diario di una reciproca educazione

Il narratore, e protagonista, non veste solo i panni dell’osservatore speciale, non è una semplice “inside story”. Si tratta di un autentico, profondo scambio di conoscenze, che passa dalla consapevolezza d’essere così ignoranti delle reciproche discipline. Mentre uno tira mattino leggendo i graphic novels suggeriti dall’amico, e li commenta l’indomani, confidando sensazioni e incomprensioni, l’altro assaggia vini fino a perdersi, nell’ammissione di non essere in grado di sentire più nulla oltre un certo numero di assaggi. Intanto, si pota la vigna, si zappa, si spruzzano i preparati biodinamici (il 500, letame di corno, e il 501, cristallo di rocca) , si vendemmia, vinifica, imbottiglia… si percorre tutta la quotidianità del piccolo vignaiolo, sino alla sofferta partecipazione alle fiere di settore. Alla fine, anche da professionisti di questo mondo, anche da esperti, si impara qualcosa, o al minimo, ci si appassiona alla storia di questa amicizia, della reciproca iniziazione.

 

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Biodinamica senza pregiudizi

Per chi ne sa, non contano tanto i dettagli vitivinicoli, noti agli esperti, mentre sono certamente illuminanti per chi si avvicina al vino, per comprendere cose che vengono spacciate per complicate da chi gode per l’appartenenza all’elite degli esperti. Certo, il punto di vista è biodinamico, ovvero Richard Leroy naturalmente racconta la sua esperienza, e le osservazioni sulla banalità dei vini “convenzionali” sono eccessive. D’altra parte sono anche molto sfumate e  bonariamente assolte le omologazioni dei cattivi vini “naturali”. Ma il tutto – e questo è davvero apprezzabile – non tocca mai toni sprezzanti, settari, e figura sempre esplicitamente una scelta di stile e di vita. Ne esce un ottimo, onesto atteggiamento verso la viticoltura, e altrettanto verso l’arte del disegno e del fumetto. Ci si lascia trasportare in mondi etici, appassionati e questo è il più grande merito di quest’opera, che con la leggerezza del fumetto trasmette valori e scioglie le complicazioni. Ecco, quando dicono che il vino è o dev’essere “pop”, non ci credo. Ma ciò non toglie che il vino possa essere raccontato piacevolmente a beneficio di tutti.

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© Riproduzione riservata - 30/03/2016

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