Senza confini Senza confini Aldo Fiordelli

Rare Champagne 1988-2006: un gioiello da degustare

Rare Champagne 1988-2006: un gioiello da degustare

«Partiamo da una biblioteca di Dublino, con le vecchie cartoline, il cuoio delle rilegature dei libri, il legno con la cera d’api delle boiserie, le poltrone di pelle e poi pensiamo al camino, al fumo di un sigaro, a Cognac o Armagnac ma certamente a un vecchio rhum». Con queste parole Régis Camus, chef de cave della Maison Piper-Heidsieck, ha descritto il Rare Champagne 1988 sboccato dopo oltre vent’anni agli ospiti della verticale tenutasi all’Enoteca Pinchiorri di Firenze lo scorso 5 novembre.

Un modo romantico di raccontarlo e un approccio adeguato a una bottiglia di 31 anni; non per nascondere la sua ovvia evoluzione o un vezzo di ossidazione, ma per valorizzarlo per ciò che è. Senza dubbio, quelle come le altre bottiglie, hanno evidenziato che Rare Champagne ha meno fama di quella che dovrebbe.

Una bottiglia di alta oreficeria

Nato il 6 maggio 1885, giorno in cui si svolsero le celebrazioni per il centenario dalla presentazione della prima bottiglia Cuvée di Piper-Heidsieck alla Regina Maria Antonietta, Rare Champagne è stato fino a poco tempo fa diretta emanazione della Maison francese. Oggi è invece un brand a sé stante. La bottiglia con le decorazioni dorate fu pensata da Peter Carl Fabergé, il gioiellere russo famoso per le pregiate uova. Cento anni dopo, Van Cleef & Arpels, il rinomato gioielliere parigino, ispirandosi all’originale del 1885, creò parimenti una straordinaria bottiglia di alta gioielleria per il primo millesimato di Rare, Rare Millésime 1976.

Régis Camus, chef de cave della Maison Piper-Heidsieck

Come nasce Rare Champagne

Alla degustazione sono state presentate col 1988 anche il 1998 (in magnum), il 2002 e il 2006. Più un Rosé 2008. Per il Rosé è stato il bis dopo la prima annata con la 2007. Dalla 2006, invece, in punta di piedi è stato tolto il brand Piper Heidsieck dall’etichetta. Il Rare è composto da un 70% di Chardonnay proveniente dalla Montagna di Reims e dalla Cote des Blancs. Mentre il Pinot nero arriva dai migliori villaggi di Reims. Niente legno, malolattiche svolte, residuo zuccherino più rotondo che tirato nell’ambito del Brut, Rare è uno champagne sempre ricco di frutto, ma altrettanto stratificato a note minerali e di spezie.

Un sorprendente Rare Champagne 1998 dove il Pinot nero dice la sua

Kiwi, limone, mango e passion fruit nel 2006 stratificato a note di cioccolato bianco e brioche, con un palato delicato e rotondo prima di un bel finale di crostata al limone, “figlio di un’annata calda e generosa” ha commentato Régis Camus. L’anno della “richesse” invece è il 2002, dove “si cerca la delicatezza e il potenziale d’invecchiamento”, dice ancora lo chef de cave di Rare Champagne. Un millesimo teso questo sì, con note agrumate e di iodio, un sapore di pomplemo rosa che lo accompagna con eleganza. Senza dubbio uno dei migliori in prospettiva. Uno dei migliori sul momento, invece, era il 1998, un’annata “radiosa” l’ha definita Camus. Come un “gentleman inglese”. Qui si va in una bottiglia seria, dritta, di spessore. Sembra un viaggio nelle Indie per sentori di spezie come sandalo, incenso, ma anche fragolina, tè e caramella mou. Alla cieca sembrerebbe quasi a prevalenza di Pinot nero e Régis Camus ammette che nel 1998 le uve di Pinot nero erano così belle che senza dubbio hanno marcato di più il blend nonostante il solito 30%.

Il risotto con crema di cavolfiore tostato, capesante al limone e midollo di vitello arrosto che ha accompagnato Rare Champagne 1988

La 1988 emoziona e il Rosé 2008 chiude con un tocco di femminilità

Del 1988 si può aggiungere che alla suggestiva descrizione dello chef de cave mancava solo qualche nota di Sherry Fino, di zabaione, su un’anima fruttata di lampone e mandarino. Questo millesimo è stato valorizzato anche dal risotto con crema di cavolfiore tostato, capesante al limone e midollo di vitello arrosto dello chef dell’Enoteca Riccardo Monco che aveva già toccato il suo apice col raviolo di bietole, arrostito e non bollito, con caviale e spuma di aringa affumicata in pendant col 2002. Finale di sottile eleganza col Rare Rosé 2008, rifinito come un Fabergé ma più essenziale; al momento gli manca solo un vezzo di complessità da sviluppare in affinamento perché un Rosé in una delle migliori annate della decade è ancora giovanissimo. Non a caso Régis Camus lo ha associato a leggerezza e femminilità.

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© Riproduzione riservata - 12/11/2019

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