Senza confini Senza confini Mike Veseth

Quando finirà la recessione da Coronavirus?

Quando finirà la recessione da Coronavirus?

Ormai è chiaro che l’economia mondiale è in recessione a causa del Coronavirus, e che alcune regioni (e nazioni) saranno più colpite di altre. Ma la gravità di questa situazione è ancora difficile da valutare. Ecco i possibili scenari futuri analizzati da The Wine Economist.

Qualche settimana fa pensavo che le cose sarebbero andate molto male qui negli Stati Uniti, con ben 5 milioni di disoccupati. Ma poi quasi 10 milioni di persone hanno chiesto il sussidio di disoccupazione in sole due settimane, e non è ancora finita. Incredibile. Quale sarà la situazione tra due settimane ancora?

A parte le previsioni positive basate sull’attuale impennata delle vendite di vino, è abbastanza chiaro che l’industria vinicola subirà l’impatto negativo del rallentamento dei consumi. In che quantità?

Ogni recessione ha la sua “forma”

Dipenderà in parte da quale “forma” assumerà la recessione, ovvero quali fattori determineranno il calo e quanto tempo ci vorrà per riprendersi.Parlare di recessione è come parlare di stomaco: ne esistono diverse forme. Sarà una recessione a forma di V? O avremo a che fare con una W, una U, o forse una L? La forma conta per l’economia globale e anche per l’economia del vino. Ecco una breve panoramica dei possibili scenari che ci attendono.

V profonda

il miglior scenario possibile

Le proiezioni iniziali (e molte anche quelle attuali) prevedono una profonda recessione a forma di V. L’economia si ridurrà rapidamente per due trimestri e poi si riprenderà altrettanto rapidamente, in modo che l’anno prossimo in questo periodo saremo di nuovo al punto di partenza. La logica alla base di tutto questo è semplice: tutti tornano a casa per nascondersi dal coronavirus e, quando il pericolo è passato, si preme il pulsante Reset tutti tornano ai loro vecchi lavori e alle loro vecchie abitudini.

Una prospettiva poco probabile

Questo scenario ha senso se si pensa alla crisi del coronavirus come a una versione esagerata dell‘influenza stagionale, con impatti permanenti minimi. Ma non sono più in molti a ritenere valida questa visione da un punto di vista medico e ci sono grandi dubbi in termini economici. Non tutte le aziende che hanno chiuso i battenti quando siamo entrati in crisi li riapriranno, anche con livelli storici di stimolo economico.

L’impatto sulle famiglie

Anche i consumatori avranno difficoltà a riprendersi. Un’indagine della Federal Reserve del 2019 ha rilevato che circa il 40% delle famiglie americane non aveva la liquidità o il credito necessari per far fronte a un’inaspettata emergenza economica di 400 dollari. Questi 10 milioni di lavoratori disoccupati (e in crescita) si trovano ad affrontare problemi per un valore di oltre 400 dollari. La crisi minerà gravemente le fondamenta della loro sicurezza economica.

Le speranze di una crisi di questo tipo sono molto deboli

Ma lo scenario di una profonda V non è impossibile se saranno attivati in fretta (e con efficacia) massicci aiuti governativi e importanti emissioni di denaro senza interessi. In questo caso, il tasto Reset potrebbe innescare una rapida ripresa. Spero che questo sarà ciò che accadrà. Ma temo che i problemi siano più profondi e che si possa premere il pulsante Reset fino a togliersi il respiro, senza che l’economia si riesca a riprendere così rapidamente. Se ho ragione, non è un buon scenario per il mercato del vino, che avrebbe potuto sperare che i consumatori si rifornissero ora, bevessero tutto in quarantena, e tornassero a comprare in autunno.

Ipotesi W

un doppio tuffo

Una seconda teoria abbastanza ottimistica è che l’economia rimbalzi come descritto sopra, ma poi una seconda ondata pandemica di coronavirus appaia in autunno o all’inizio del prossimo anno. Le chiusure e le quarantene necessariamente innescherebbero una seconda recessione, ma sarebbe più breve e meno incisiva perché il mondo sarebbe meglio preparato.

Non sarà l’ultima pandemia

Non ho un’opinione precisa sullo scenario della doppia recessione: mi limito a notare che (1) non c’è motivo di pensare che l’attuale pandemia sarà l’ultima che vedremo e (2) spero proprio che questa volta impareremo dai nostri errori. Il doppio avvallamento a W complica le cose per quanto riguarda il nostro settore perché rende ancora più difficile prevedere quando una ripresa economica sostenuta alimenterebbe vendite di vino più sostenute. Instabilità e incertezza: è questa la nuova normalità?

Un futuro a U

la recessione “classica”

Lo scenario a forma di U è una terza possibilità. La recessione a U è più lunga ma meno profonda della V o della W. La piena ripresa potrebbe richiedere dai 3 ai 5 anni, non pochi mesi.  Questa è la classica recessione. La domanda cala per una serie di motivi, così che le scorte si accumulano e la produzione rallenta e la disoccupazione aumenta (il che deprime ulteriormente la domanda).

Aggraverebbe le eccedenze strutturali dell’industria vinicola

Le scorte in eccesso vengono alla fine consumate e arrivano nuovi ordini; questo stimola la produzione, crea reddito e posti di lavoro, e incoraggia un rimbalzo della domanda. La crisi a U sarebbe un problema per il vino perché diversi anni di domanda depressa aggraverebbero le eccedenze strutturali che affliggono l’industria sia negli Stati Uniti che in molti altri Paesi produttori. Le misure in vigna per ridurre le rese, in questo caso, sarebbero critiche.

La U potrebbe diventare una V

C’è comunque motivo di dubitare dello scenario a U. In primo luogo, la recessione del coronavirus è più di un semplice calo della domanda, quindi una teoria che si fonda sulla domanda non sembra adattarsi bene a tutto questo. E, secondo, gli interventi di aiuto e le immissioni di denaro accorcerebbero il ciclo se questo scenario reggesse, quindi la U diventerebbe una V. Questa sarebbe una buona notizia, ma esiste anche un’altra ipotesi, molto oscura.

L’ipotesi a L

lo scenario peggiore

Lo scenario peggiore, da un punto di vista strettamente economico, sarebbe una ripresa a forma di L. L’economia globale precipita e poi… non si riprende per molto tempo. Una recessione prolungata è ovviamente molto negativa per l’industria vinicola, poiché minerebbe le basi economiche degli acquirenti di vino di tutte le generazioni. Ci sono un paio di ipotesi realistiche che potrebbero portare a un tale risultato.

Si prospetta una crisi finanziaria?

Il primo è una crisi finanziaria. La recessione del coronavirus è iniziata come emergenza sanitaria, ma c’è un’alta probabilità che porti a un dissesto finanziario. Non necessariamente una crisi bancaria questa volta, perché le banche sono meglio capitalizzate rispetto a dieci anni fa, anche se sia loro, sia chi presta denaro risultano ancora vulnerabili. La preoccupazione si concentra sulla debolezza e sulla liquidità delle obbligazioni spazzatura aziendali e del debito dei mercati emergenti, e sul contagio che il crollo di questi mercati può causare. Se la crisi persiste per più di un anno, si potrebbero aggiungere al mix i problemi del debito statale e locale.

La trappola della liquidità

Abbiamo già visto diversi casi di congelamento dei mercati finanziari, o quasi, nel panico per la liquidità. Questo potrebbe creare le condizioni per una “trappola di liquidità”, che è una situazione in cui gli attori finanziari sono così preoccupati per la liquidità da assorbire ogni nuovo fondo che viene iniettato nel sistema finanziario, senza spendere, investire o concedere prestiti. La politica monetaria, nonostante le immissioni di denaro, è impotente perché i nuovi fondi scompaiono senza alcun impatto sull’economia reale.

Arrivano gli zombie

Il secondo scenario si può definire “economia zombie“: molte aziende crollano durante la crisi del coronavirus, ma sono mantenute in vita – a fatica – da un aggressivo sostegno governativo. Non muoiono, ma non sono nemmeno abbastanza vive per riprendersi. Continuano per anni ad assorbire triliardi di dollari di risorse (finanziate dal debito) e a impedire un crollo economico che libererebbe risorse per una crescita autosostenuta.
È possibile la curva a L di Zombie? Sembra difficile da credere… finché non la si chiama con un altro nome: bolla speculativa giapponese (iniziata dal 1986 e scoppiata nel 1991, ha sconvolto il mercato azionario e il settore immobiliare giapponese, ndr).

Cosa succederà? Come sarà la recessione? Non lo so davvero, ma spero che la crisi sanitaria da coronavirus e la dislocazione economica che provoca siano entrambe più miti di quanto sembri a questo punto, e che si torni rapidamente alla salute. Incrociamo le dita e speriamo che l’enorme stimolo economico che si sta scatenando in tutto il mondo sia efficace.

Leggi l’articolo originale su The Wine Economist

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© Riproduzione riservata - 14/04/2020

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