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Prié blanc, vitigno eroico a 1250 metri

1 Dicembre 2017 Roger Sesto
Nell’ultimo tratto della Valle d’Aosta, la Valdigne, la vite non abbandona l’uomo e si innalza fino a raggiungere i 1250 metri di altitudine. La zona di coltivazione si estende lungo la sinistra orografica della Dora Baltea, ai piedi dei ghiacciai del Monte Bianco. Qui nasce il Blanc de Morgex et de La Salle Vallée d’Aoste Doc, dalla vinificazione del Prié blanc, allevato ancora oggi a franco di piede (la fillossera non sopravvive a queste altitudini). Diversi le versioni in cui viene proposto, partendo dal fermo tradizionale, passando per il passito e arrivando alla tipologia spumante Metodo Classico.

Cave Mont Blanc passione e orgoglio d'alta quota

Protagonista di questa viticoltura estrema è la cooperativa Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, che fonda il suo lavoro nel rispetto del “terroir du Mont Blanc”. Fantasia e tecnica consentono ai soci conferitori, eroici vigneron appassionati della propria terra e orgogliosi dei loro piccoli vigneti, di esprimersi appieno, sostenuti da rigorosi protocolli enologici frutto di una continua ricerca. Le declinazioni ferme offrono il loro pieno potenziale grazie a diversi ceppi di lieviti e alla vinificazione in acciaio. Quanto al Metodo Classico, nato da una sperimentazione, è oggi arrivato a rappresentare un’espressione di bollicine autoctone inimitabili in un mercato dove la tipicità è un punto di forza fondamentale.

Ermes Pavese e le sue viti a 1200 metri

Altra protagonista di questo particolare vitigno è l’azienda Ermes Pavese, Cantina familiare da sempre legata a questo vino raro e antico. La sede è a Morgex, frazione La Ruine, dove sono presenti anche alcune delle vigne di proprietà. La superficie vitata complessiva è di 6 ettari, molto frammentati. La forma di allevamento, per evitare i danni del freddo notturno e a protezione dalle piogge, è la tradizionale pergola bassa, che dimora tra i 900 e i 1200 metri. Altimetria che contrasta in modo naturale, date le forti escursioni termiche, il proliferare di alcune malattie e parassiti delle viti, riducendo al minimo i trattamenti.

Il Prié Blanc difficile e delicato

«Da sempre cerchiamo di utilizzare prodotti di origine biologica. Da due anni abbiamo scelto dei trattamenti, a base di enzimi e somministrati alla radice, così da rafforzare la pianta e ridurre l’uso di zolfo e rame. Ottenendo un’uva che nel tempo ha sviluppato caratteristiche proprie», racconta Ermes Pavese. Che continua: «Il vitigno ha una vegetazione breve, per questo riesce a raggiungere il giusto grado di maturazione in poco tempo. Il che impone di conoscere bene le vigne per procedere con potature efficaci. Anche perché il piede franco rende ancor più irregolare lo sviluppo». Fra l’altro, la buccia del Prié è sottilissima e fragile, «il che, assieme alle gelate primaverili tardive e a quelle precoci autunnali, costituisce il pericolo più serio».

Versatile e affascinante, dal Metodo Classico all'icewine

Diverse le tipologie prodotte da Pavese, oltre alla versione Metodo Classico Pas Dosé e alla versione in acciaio, da segnalare il rarissimo Le Sette Scalinate, frutto di un cru caratterizzato da viti vecchie oltre 70 anni, affinato in acciaio sulle proprie fecce fini per un anno e prodotto solo in magnum. Da non perdere il complesso Nathan, Blanc de Morgex et de La Salle Vallée d’Aoste Doc, fermentato e maturato in barrique, che necessita di un lungo affinamento per poter apprezzare la perfetta fusione delle caratteristiche di fragranza del Prié blanc con la complessità terziaria determinata dall’elevazione in piccoli fusti; e Ninive, una sorta di icewine di grande equilibrio e materia. In foto: la vigna di Prié Blanc di Ermes Pavese Per conoscere gli altri autoctoni della Valle d'Aosta clicca qui
L’articolo completo è su Civiltà del bere 4/2017. Per continuare a leggere acquista il numero sul nostro store (anche in digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com
 

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