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Previsioni vendemmiali 2022. Qualità da buona a ottima, quantità in linea con il 2021

16 Settembre 2022 Civiltà del bere
Previsioni vendemmiali 2022. Qualità da buona a ottima, quantità in linea con il 2021

Le previsioni vendemmiali dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini parlano di una sostanziale tenuta del vigneto Italia nonostante la siccità e il caldo record di quest’anno. La produzione dovrebbe attestarsi intorno ai 50,27 milioni di ettolitri di vino.

Il 14 settembre a Roma, nella Sala Cavour del Mipaaf sono state presentate le previsioni vendemmiali 2022 dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini.

Volumi stimati per 50,27 milioni di ettolitri di vino

Le stime preannunciano “un’annata soddisfacente per quantità e sorprendente per qualità”. La siccità (-46% di precipitazione cumulata da inizio anno a fine luglio rispetto alla media degli ultimi 30 anni) e il caldo record (è stato l’anno più siccitoso dal 1800 ad oggi) non hanno compromesso la salute del vigneto Italia. Il merito della tenuta è in primis delle piogge provvidenziali di agosto, ma anche e soprattutto dall’intervento tempestivo dei produttori nella gestione delle criticità climatiche.
La produzione 2022 dovrebbe attestarsi intorno ai 50,27 milioni di ettolitri di vino; un dato in linea con quello dello scorso anno (50,23 milioni di ettolitri di vino, Agea 2021) e che segna +3% rispetto alla media del quinquennio 2017-2021. L’andamento meteorologico delle prossime settimane sarà cruciale per confermare tale stima.

Discontinuità quanti-qualitativa legata ai picchi di caldo

«La vendemmia in corso ci sta consegnando una qualità delle uve che va da buona a ottima», ha commentato il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella. «Molto dipende dalle aree di riferimento; mai come in questa stagione il giudizio quanti-qualitativo è totalmente a macchia di leopardo. E questo è dovuto essenzialmente a un clima estremo che ha pesantemente condizionato, in particolare, i mesi di maggio, giugno e soprattutto luglio con punte di calore che hanno superato i 40 gradi e una siccità tanto prolungata. Fortunatamente, in agosto, su gran parte del Paese, tranne che per qualche eccezione, sono arrivate delle piogge “intelligenti”; precipitazioni che non hanno procurato danni, così da permettere alla vite la sua ripresa vegetativa e di portare a maturazione le uve senza particolari stress».

Le prospettive per le prossime settimane

Ma a contenere gli effetti negativi dei cambiamenti climatici è stato anche l’approccio scientifico messo in campo. «Oggi più che mai sono fondamentali scienza e ricerca nella viticoltura e in cantina. Spazio per apprendisti stregoni del vino non c’è più, se mai ci fosse stato in passato», ha chiosato Cotarella. «Da qui alla fine di settembre confidiamo in un tempo soleggiato, caldo il giusto e magari accompagnato da una leggera brezza, così che le uve ancora da raccogliere possano arrivare alla perfetta maturazione così da andare a produrre vini capaci di imporsi ancora una volta sugli scenari enologici nazionali e internazionali».

previsioni vendemmiali
Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv, ha sottolineato che il record produttivo non basta, bisogna migliorare la redditività

Bisogna dare più valore al nostro vino

«La vigna si è rivelata ancora una volta il pivot della filiera, dimostrando come anche con caldo e siccità si possa fare vini di alta qualità e volumi soddisfacenti», ha detto il presidente di Unione italiana vini Lamberto Frescobaldi. «Un plauso va poi a imprese e produttori, che una volta di più hanno aiutato le piante a fronteggiare nel migliore dei modi le avversità del clima. Ma la partita non termina con la vendemmia, perché specie in una fase congiunturale così delicata emerge sempre più la consapevolezza che si possa e si debba fare meglio sul fronte del valore del nostro vino.
Il tanto declamato record produttivo non è infatti una condizione sufficiente per generare ricchezza. Le “rese valoriali” del vigneto Italia, secondo un’analisi realizzata dall’Osservatorio Uiv, registrano performance nettamente inferiori rispetto a quelle francesi, che segnano una redditività tripla per ogni ettaro coltivato (16,6mila euro vs 6 mila) e per ogni ettolitro prodotto (294 vs 82 euro)». Per il presidente Frescobaldi c’è ancora tanta strada da compiere per garantire una remuneratività direttamente proporzionale alla qualità prodotta; un percorso che parta da un governo del settore più razionale in materia di Denominazioni di origine fino al vino comune.
«Dobbiamo ambire a scrivere – o riscrivere – una vera carta vocazionale dei nostri territori, ancorata a indicatori reali; poche regole ma chiare per tutti i soggetti coinvolti, dai produttori agli enti di controllo per finire al trade e ai consumatori».

Il focus sui mercati

Durante l’incontro del Mipaaf Fabio Del Bravo, responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale Ismea, ha fatto il punto sull’andamento dei mercati.
«L’Italia ha chiuso la campagna 21/22 con rialzi dei listini soprattutto nei vini al vertice della piramide qualitativa. Le prime battute della nuova campagna delineano uno scenario ancora incerto; a pesare sono le molte incognite legate anche alle tensioni sui costi e alla logistica. Già lo sorso anno questi aspetti avevano creato preoccupazioni agli operatori ma che ora sono ancora più pressanti. I buoni risultati produttivi stimati, a dispetto dei timori estivi sulla siccità, fanno pensare che ci sarà disponibilità di prodotto di qualità anche in questa campagna. Mentre sul fronte estero la domanda sembra tenere seppur non con i brillanti risultati del 2021, su quello interno si evidenzia qualche segnale di cedimento negli acquisti presso la distribuzione moderna anche se si deve considerare il recupero del fuori casa». 

Foto di apertura: la produzione 2022 dovrebbe attestarsi intorno ai 50,27 milioni di ettolitri di vino © G. Marino – Unsplash

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