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Presto la chiusura delle sedi regionali dell’ex Ice

5 Dicembre 2012 Emanuele Pellucci
La cura dimagrante dell’ex Istituto per il Commercio Estero (oggi Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane) è alla vigilia di un ulteriore passo. A partire dai primi del 2013, ma la data definitiva non è stata ancora fissata, chiuderanno tutte le sedi regionali ad eccezione di quella di Milano (oltre a Roma, evidentemente). La decisione, del resto già stata annunciata dal Cda dell’Ice nella primavera 2011 prima della sua trasformazione in Agenzia, rientra nel ridimensionamento dell’organico da 600 a 450 dipendenti. Il personale delle sedi regionali potrà optare per il trasferimento negli uffici di Roma o Milano oppure presso gli organi periferici del Ministero per lo sviluppo economico. A quel punto chi si occuperà delle funzioni svolte finora dagli uffici regionali? Al momento, assicurano da Roma, non è stato deciso chi espleterà le funzioni di assistenza alle imprese sul territorio. Probabilmente sarà costituita un’agenzia nella quale saranno rappresentate più istituzioni pubbliche e private, con un ruolo importante affidato alle camere di commercio. Il ridimensionamento dell’ex Ice, in parte già avviato, tocca in maniera notevole soprattutto la rete estera, riducendo da oltre 100 a circa 80 gli uffici sparsi per il mondo, comprendendo sedi principali e uffici di corrispondenza con personale solo locale. Nel Nord Europa, ed esempio, gli uffici di Oslo, Helsinki e Copenaghen faranno capo a Stoccolma, in Germania chiude Düsseldorf e rimane Berlino, così come in Canada l’ufficio di Montréal farà capo a quello di Toronto mentre in Giappone chiude Osaka e rimane Tokio. Nessun ridimensionamento per quanto riguarda la Cina, mercato troppo importante in questo momento per le imprese italiane, che manterrà gli attuali uffici di Pechino, Shanghai, Canton e Hong Kong. In molti casi queste sedi troveranno posto, come già avviene per Vienna, Budapest, San Paolo del Brasile e altre località, all’interno delle ambasciate italiane, sia per una migliore funzionalità operativa che per economie di gestione. Le funzioni comunque restano distinte, sebbene sarà proprio il Ministero degli esteri, attraverso l’ambasciatore, ad assumere il ruolo di coordinamento di tutta l’attività sul Paese.
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