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Prà: l’intensità del frutto

15 Gennaio 2010 Roger Sesto
Quella di Graziano Prà è una piccola realtà di Monteforte d’Alpone che s’è ritagliata in tempi brevi un valido spazio nel cuore dei bianchisti grazie alla profondità fruttata e alla sapida mineralità dei suoi vini. La Cantina venne fondata da Angelo che, dopo una  lunga attività di conferitore d’uve per gli imbottigliatori, iniziò nel 1983 a produrre bottiglie con propria etichetta. Già allora si trattava di Soave Classico. Oggi il nuovo corso dell’azienda, guidata da Graziano con i fratelli Sergio e Flavio, propone ben quattro declinazioni della Garganega, per altrettanti vini di questa tipologia. In particolare il Soave Classico Doc Monte Grande, a detta del produttore, è quello che regala le emozioni più intense dal punto di vista dell’evoluzione nel tempo, e di cui si conservano in cantina il maggior numero di annate e di bottiglie. Mix di Garganega e di Trebbiano di Soave per un 20%, proveniente da impianti allevati a pergola veronese – non solo i filari possono far qualità! – vecchi di 35 anni ed esposti a sud, con una resa a ceppo di 2,5 chilogrammi di uva, il vino matura in botti di Allier da 15 e 20 ettolitri. Questo vino porta con sé tutta la sapienza dei produttori: Sergio Prà ha perfino ideato un nuovo sistema di allevamento, chiamato “pergoletta”, inserito nel disciplinare della Docg come alternativa al vecchio “tendone genovese”. Le annate di maggior spessore? Le 1999, 2000, 2001 e 2005 ancora in divenire. Ma è la 2002 l’annata del cuore di Graziano. Un millesimo particolare, «caratterizzato da una buona produttività in vigna e da sostanziali anticipi nell’epoca di maturazione e dello sviluppo vegetativo, ma con un prolungamento, visti i freddi di giugno, del periodo di fioritura. Ciò ha condotto, in allegagione, a grappoli assai spargoli. Un millesimo che ha fatto registrare, oltre a una diminuzione quantitativa di circa il 10-15%, un’ottima qualità delle uve».
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