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Pinot grigio delle Venezie: il Triveneto scommette sulla qualità dei grandi numeri

13 Novembre 2018 Anna Rainoldi

Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino: l’85% della produzione italiana del Pinot grigio proviene da qui. Seguiamo l’iter della nuova Doc destinata a valorizzare l’identità territoriale e innalzare il livello. Ha debuttato sul mercato la prima vendemmia 2017.

Internazionale d’origine, italiano d’adozione. Nell’immaginario globale il Pinot grigio è fra i bianchi più amati del Belpaese. Questo successo storicamente trainato da esempi cult, come Santa Margherita, oggi è rappresentato da una massiccia produzione made in Italy: quasi la metà del Pinot grigio prodotto al mondo (il 43%) proviene dal vigneto Italia, dove la crescita degli ettari vitati non sembra arrestarsi.

Siamo i massimi produttori di Pinot grigio al mondo

Il primato non ha concorrenti. Gli Stati Uniti, in seconda posizione fra i Paesi produttori di questa varietà (amatissima fra i winelover locali), pesano solo il 14%. E il resto dei “big” si concentra nel Vecchio Mondo: Germania (10%), Austria (8%) e Francia (5%) completano la top five delle nazioni del Pinot grigio. Ma più che di Italia, sarebbe corretto parlare di “fenomeno Nordest”. L’85% della produzione nazionale del vitigno (il 36% a livello globale) si concentra nel Triveneto, un’area geografica che unisce climaticamente e culturalmente il Trentino, il Veneto e il Friuli Venezia Giulia.

 

La distribuzione del Pinot grigio in Italia

 

Una sfida unitaria per rilanciare il Pinot grigio delle Venezie

Da qui è partita nel 2016 la sfida del Consorzio Pinot grigio delle Venezie Doc: riposizionare il bianco italiano sul mercato internazionale creando una denominazione unitaria, dalla chiara identità territoriale, e operando scelte produttive volte a ridurre le rese e a innalzare la qualità rispetto alla preesistente Igt. A due anni di distanza, i primi Pinot grigio delle Venezie Doc sono sul mercato con la vendemmia 2017.

2016-2018: percorso a tappe forzate per la nuova Doc

«Abbiamo bruciato le tappe», spiega Albino Armani, presidente del Consorzio. «È stato uno dei procedimenti più veloci in assoluto. Ad aprile 2016 è nato il sogno della nuova denominazione, con l’avvio delle prime pratiche. Ad aprile 2017 abbiamo costituito il Consorzio e siamo partiti con il decreto per l’etichettatura». E questo aprile, a Vinitaly 2018, il debutto della prima vendemmia di Pinot grigio delle Venezie Doc ha ufficialmente aperto le danze. «La scelta di costruire una denominazione ampia sul territorio d’elezione del primo vino bianco esportato al mondo si sta confermando giusta e lungimirante. Lo testimonia anche l’attenzione riscontrata fra gli operatori e i media internazionali», commenta il presidente.

 

Albino Armani, presidente del Consorzio

 

Solo nel Triveneto quasi 6.000 ettari in più in tre anni

Il termine Triveneto (o Tre Venezie) nasce a metà Ottocento per identificare i domini della Venezia Euganea, della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia. Nello stesso periodo, le prime barbatelle di Pinot grigio trovano dimora in questo territorio dalle caratteristiche ambientali, climatiche e culturali affini: dalle Dolomiti al Carso, dal lago di Garda fino alla laguna di Venezia e all’Adriatico. È qui che oggi si concentrano 25.124 dei 30.000 ettari vitati di Pinot grigio italiano.

 

Pinot_Grigio_delle_Venezie

Un vigneto di Pinot grigio in Val d’Adige

 

Di questi, 20.000 afferiscono alla Doc delle Venezie, i restanti sono di pertinenza delle altre 20 denominazioni del territorio. Fra il 2014 e il 2017 si è registrato un incremento importante della presenza del vitigno a livello locale (+5.702 ettari vitati), ancor più significativo se confrontato con il dato nazionale (+7.710 ettari vitati).

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