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Piero Antinori e il passaggio generazionale: “Sogno un filo diretto coi miei antenati”

9 Gennaio 2013 Civiltà del bere
Il tema del passaggio generazionale nelle aziende italiane è sempre più attuale. E coinvolge anche le case vinicole che, sempre più spesso,si trovano davanti alla necessità di organizzare il loro futuro. Nel 2012 l'argomento è stato al centro di summit delle famiglie del vino organizzato a Urbino durante la manifestazione Urvinum. Come affrontano questa situazione alcune delle più importanti cantine del nostro Paese? Lo abbiamo chiesto in primis a Piero Antinori. Da 26 generazioni la Antinori si tramanda il mestiere di padre in figlio posizionando così l'azienda tra le più longeve di Toscana. Oggi, ad affiancare il lavoro del marchese Piero ci sono le sue tre figlie: Albiera, Alessia e Allegra. I CAPISALDI D'IMPRESA - «Passione, pazienza e perseveranza: queste le basi sulle quali posare le fondazioni di una buona successione», ha detto con decisione Piero Antinori. «Gli imprenditori di oggi dovrebbero rispettare di più il lavoro di chi li ha preceduti. A volte, vorrei poter avere il dono del saper comunicare con i miei antenati e carpire i loro segreti. Sono convinto che serva soprattutto trasferire valori come la passione per la terra e la campagna, o l’idea dell’attesa, necessaria per chi sceglie di fare vino. Nel nostro settore, per definizione, i tempi sono lunghi e bisogna anche esser disposti ad accettare eventi sfavorevoli». RESPONSABILITÀ CONDIVISA - Il pensiero del marchese fa un balzo all’indietro: «Nel mio caso il passaggio da mio padre a me fu molto semplice: lui aveva fiducia in me e mi affidò l’azienda quando avevo solo 28 anni. In quel momento sentii sulle spalle una grande responsabilità. Ma forse, allora, era tutto più semplice». Il discorso di Antinori scende poi nell’intimo, fino a toccare le figlie: «Penso di esser riuscito a tramandare la mia passione. E oggi, loro stesse, stanno cominciando a fare lo stesso con i miei cinque nipoti. Nel nostro caso la figura di Renzo Cotarella, direttore tecnico della Antinori, è stata fondamentale. Per me e le mie figlie, lui è come un membro della famiglia e, con il passare del tempo, ha assunto il ruolo di ponte tra me e loro».

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