Senza confini Senza confini Anita Franzon

Nuove priorità favoriscono nuovi packaging

Nuove priorità favoriscono nuovi packaging

Non solo bottiglie di vetro. In tutto il mondo cresce l’interesse per i packaging alternativi, dalle lattine alla bag-in-box. Quest’ultima tipologia è stata anche protagonista di un concorso in Francia che ha premiato la confezione più originale.

Nell’ultimo anno sono stati esportati in 116 Paesi ben 771 milioni di litri di vino australiano; di questi, il 55% è stato spedito sfuso e più della metà di tale volume è atterrato nel Regno Unito. Il restante 45% è invece stato spedito confezionato; il 98% in bottiglie di vetro e la rimanente percentuale in altre forme di imballaggio come lattine e contenitori in PET.

I trend del packaging analizzati attraverso il mercato australiano

Sebbene i volumi attuali possano sembrare piccoli, in Australia, come nel resto del mondo, si stanno registrando alcune tendenze emergenti nei formati di imballaggio alternativo alla classica bottiglia. Secondo varie ricerche pubblicate da Wine Intelligence sulle preferenze dei consumatori verso i nuovi packaging, spicca negli Usa una netta crescita di interesse verso la lattina, che è passata dalla considerazione del 23% dei bevitori abituali di vino nel 2017, fino al 38% nel 2020. Anche l’Australia si sta aprendo a queste nuove confezioni, tuttavia, questa apertura non si è necessariamente tradotta in un aumento degli acquisti. Ad esempio, per il vino in lattina, l’interesse è sì cresciuto in modo significativo (dall’11% nel 2017 al 33% nel 2020), ma il tasso di conversione in acquisto è diminuito nello stesso periodo (dal 20% all’11%), suggerendo che la crescente consapevolezza non si traduce in acquisto alla stessa velocità (Wine Australia).

Perché il bag-in-box è sempre più popolare? La risposta non è del tutto scontata

Sebbene sia più conveniente – e questa è sicuramente una delle ragioni per cui il BiB (bag-in-box) sta diventando popolare -, la confezione di cartone si sta dimostrando utile e apprezzata dai consumatori anche per un altro, forse assurdo, motivo. Per capirlo, si deve analizzare la situazione attuale; infatti, per via delle chiusure di pub e ristoranti durante i vari lockdown in tutto il mondo, il consumo di vino in casa è decisamente aumentato, ma non tutti vogliono farlo vedere.
«Le persone possono avere un problema con le bottiglie vuote tintinnanti», afferma Richard Cochrane, amministratore delegato del ramo britannico del gruppo vinicolo spagnolo Félix Solís. Che continua: «Per questo i BiB sono un modo più semplice e sostenibile per gestire i rifiuti di casa». Si evita così quella che alcuni chiamano “la passeggiata della vergogna” per buttare la spazzatura e tutto quel rumore di vetri rotti che sembra esclamare: «Ehi, guarda quanto ho bevuto ieri sera!».

Il vetro non è un materiale così ecologico come sembra

Inoltre, alcuni recenti miglioramenti tecnici hanno consentito di creare BiB interamente riciclabili, sia per quanto riguarda il cartone esterno che il sacchetto interno (The drinks business). In ogni caso, contrariamente a quanto molti credono, la bottiglia in vetro ha un impatto sull’ambiente superiore rispetto al bag-in-box e ad altri packaging alternativi. Abbiamo approfondito l’argomento su Civiltà del bere, riportando i dati di una ricerca condotta dal dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Salerno.

Anche in Francia il bag-in-box è sempre più alla moda

In Francia si è recentemente tenuto il primo concorso internazionale “Best Wine in Box”, al fine di eleggere il packaging BiB più bello. Come afferma la rivista francese Vitisphere: «I bag-in-box sono ormai una moda, non solo dal punto di vista commerciale, ma anche estetico». Dopo la valutazione di 365 candidati, una giuria di designer ha decretato il vincitore: la French Fuel Cuvée, Pays d’Oc Igp (3 litri al prezzo di 16 euro), vince con un packaging che assomiglia più a quello di una tanica di benzina che a una scatola.
«In Francia non abbiamo petrolio, ma abbiamo del buon vino», ha affermato il portavoce di Vignerons d’Aquitaine, il gruppo produttore. Questo concorso, inoltre, dimostra e testimonia che «molti produttori stanno iniziando a giocare la carta dell’originalità», ha affermato Elodie Bécheras, presidente della giuria e docente di Arti Applicate al Design Institute dell’Università di Tolosa.

Questa notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.

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© Riproduzione riservata - 18/11/2020

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