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Nino Negri: territorio nel Dna

15 Ottobre 2009 Roger Sesto
La Nino Negri di Chiuro (Sondrio) è tra le aziende che hanno fatto la storia enoica della Valtellina. Punte di diamante sono i suoi due Sfursat, uno tradizionale e uno, il 5 Stelle, di impronta più moderna. «Sicuramente lo Sfursat 5 Stelle 1989 è per me la bottiglia di più grande soddisfazione», così esordisce l’enologo della cantina, Casimiro Maule. «Dopo le annate 1983, 1986, 1988, che ho faticato non poco a produrre e a vendere, il 1989, grazie anche a una vendemmia storica e all’esperienza maturata con le precedenti annate, è risultato essere veramente unico e mi ha spinto a continuare la produzione di questo vino, che successivamente si è espresso al meglio nei seguenti millesimi: 1990, 1997, 1999, 2001, 2002, 2005». Gli abbiamo chiesto di raccontarci allora le caratteristiche di alcune di queste annate: «Vi racconterò brevemente di quelle edizioni del 5 Stelle di cui abbiamo ancora una buona disponibilità in cantina. 1998: paga un po’ il prezzo di essere stato successivo all’appariscente 1997; oggi evidenzia una piacevole beva, un bouquet equilibrato, senza preponderanza del legno. 1999: si caratterizza per la sua persistenza e per una ricchezza di tannini tale da garantirgli una vita ancora lunga. 2001: è giocato su finezza ed eleganza, con un profilo olfattivo ricco di sfumature e un gusto caldo e avvolgente. 2002: si fa notare per il calore alcolico, non ancora perfettamente amalgamato con le note olfattive. Una potenza indomita, che fa presagire per questo vino un lungo ciclo di vita, durante il quale avrà modo di acquisire maggior equilibrio. 2003: al naso è ricco e piacevole, al palato mostra rotondità e prontezza, difficile dire se ha ancora margini di evoluzione. 2004: è un vino dagli intensi profumi; in bocca è caldo, piuttosto maturo e ben equilibrato, promettente dal punto di vista dell’evoluzione in bottiglia. 2005: grande annata, in questo momento dal naso molto fruttato e dal corpo pieno e polposo; un vino complesso, sicuramente molto appagante anche in divenire. 2006: ricco di frutto, piacevole, più semplice del 2005, più pronto anche se sarà in commercio solo a partire da gennaio». A prescindere dal carattere delle singole annate chiediamo se sia possibile tracciare una curva ideale di maturazione del 5 Stelle. «Dal punto di vista organolettico, abbiamo constatato che in generale il vino deve maturare in bottiglia almeno per 10 anni: dopo questo periodo infatti si ha una perfetta assonanza fra naso e bocca, con un assorbimento delle note tostate. In ogni caso un minimo di 4 anni di vetro sono indispensabili, prima del consumo; nelle annate eccezionali, poi, darà il meglio di sé anche dopo 15 anni». Domandiamo se vi siano state evoluzioni a livello enologico, rispetto alle prime edizioni del 5 Stelle «Dalla prima annata, targata 1983, vari aspetti sono mutati. Sino al 1993 le fermentazioni erano molto lunghe, 20-30 giorni, dal 1994, con l’introduzione dei rotofermentatori a temperatura controllata, si è passati a 13 giorni più 3 giorni di fermentazione a freddo. Le barrique, sempre di rovere francese, dal 1989 sono tutte rigorosamente nuove. Sino al 1997 la permanenza del vino nei carati era di 12 mesi, dal 2001 abbiamo portato l’affinamento a 16-18 mesi, grazie alla maggior ricchezza del vino assunta a partire da quest’annata».

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