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Moscato di Terracina, da uva da mensa a enoica bacca

24 Luglio 2019 Roger Sesto
Moscato di Terracina, da uva da mensa a enoica bacca

Cantina Sant’Andrea di Terracina (Latina) è la principale interprete del Moscato di Terracina. «La famiglia dei Moscato ha seguito sin dall’inizio la storia della nostra famiglia. Dallo Zibibbo siciliano delle nostre origini, al Moscato di Amburgo in Tunisia dove a fine Ottocento si trasferirono i miei antenati, al Moscato di Terracina appunto, che abbiamo trovato qui quando, nel 1964, il presidente Habib Bourghiba ci costrinse all’esilio», questo il racconto di Andrea Pandolfo.

Originario della provincia di Latina, forse imparentato con il Giallo, il Moscato di Terracina sino all’arrivo della fillossera era diffusissimo, sia come uva da mensa sia per la vinificazione. Sostituito poi da altre varietà, rasentò l’estinzione. Nel 1997 Gabriele Pandolfo, padre di Andrea, fonda una cooperativa che riunisce i produttori di questa bacca, riuscendo a ottenere nel 2007 il riconoscimento della Doc Terracina.

Un grappolo dorato di Moscato di Terracina

Oppidum, versione secca del Moscato di Terracina

«Potrà sembrare strano», spiega Gabriele, «ma la versione passita è quella più inedita, arrivata con noi grazie alle nostre origini siciliane. Storicamente venivano usate le uve di minor qualità per la vinificazione, ma negli ultimi anni il discorso è cambiato e oltre l’80% dell’uva è selezionata proprio per produrre vino. Oggi la tipologia più espressiva da noi prodotta è quella secca, l’Oppidum; minerale per via dei suoli e del vicino mare».

Nella foto: Gabriele Pandolfo

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