In Italia In Italia Jessica Bordoni

Montelvini e il “vigneto ritrovato” nel centro di Asolo

Montelvini e il “vigneto ritrovato” nel centro di Asolo

Oltre 130 anni di storia aziendale e una filosofia produttiva fondata sul legame indissolubile con la terra fanno di Montelvini una delle Cantine più prestigiose della provincia di Treviso. Il marchio appartiene alla famiglia Serena che, proprio per rimarcare il fortissimo senso di appartenenza al territorio, ha deciso di dar vita all’ambizioso progetto “Nel cuore di Asolo, un vigneto ritrovato”.

Asolo, il borgo che ha affascinato gli artisti

Si tratta del recupero di un piccolo appezzamento vitato posizionato nel centro storico della “città dei cento orizzonti”, borgo tra i più belli d’Italia, famoso per essere stato il buen retiro della regina di Cipro Caterina Cornaro alla fine del Quattrocento. L’attrice Eleonora Duse, musa novecentesca del vate D’Annunzio, è invece sepolta nel cimitero locale. Tra i personaggi che hanno tratto ispirazione da questi luoghi figurano anche lo scrittore rinascimentale Pietro Bembo, che qui ambientò la sua opera Gli Asolani. E il poeta ottocentesco inglese Robert Browing che nei suoi versi raccontò l’essenza del vivere “asolando”, ovvero camminando con gli occhi all’insù, immersi tra le maestose ville e i loro scenografici giardini all’Italiana.

Il rispetto per il paesaggio e la sua storia

«L’anno scorso si è presentata l’occasione di valutare un vigneto», spiega Alberto Serena, che oggi conduce l’azienda con la sorella Sarah, sotto la supervisione del padre Armando, presidente di Montelvini e del Consorzio Vini Asolo Montello. «Ad Asolo le vigne sono parte integrante del paesaggio da oltre due secoli. La nobile famiglia Contarini verso la fine del Seicento fece edificare la Villa degli Armeni. Il vigneto si affaccia in particolare sul monumentale giardino all’Italiana di Villa De Mattia. Il nostro progetto parte dalla consapevolezza di questo grande passato, che ci porta a voler recuperare l’antica vigna dal punto di vista viticolo, ma anche storico e paesaggistico, con grande delicatezza e rispetto la tradizione cittadina».  

Alberto e Sarah Serena

Un pool multidisciplinare di professionisti

Per fare ciò, la famiglia Serena ha deciso di creare un gruppo di lavoro multidisciplinare. Oltre al team di professionisti interni a Montelvini, presieduti dall’enologo Stefano Nandi, ne fanno parte realtà esterne, come; il Centro di ricerca per la Viticoltura di Conegliano; lo studio di architettura e paesaggio MADE associati; il professor Manlio Brusatin, architetto, docente universitario e storico dell’arte; Davide Genovese dello Studio Associato Progetto Natura; il documentarista Marco Pavan, che testimonierà tutte le fasi di lavoro attraverso video e scatti fotografici.

Vigne degli anni Sessanta in gestione per 18 anni

Il gruppo di lavoro è attivo da circa due mesi. Tra i primi obiettivi ci sono la mappatura 2D e la marcatura in campo, ceppo per ceppo, del “vigneto ritrovato” con la collaborazione del CREA. «Il vigneto esiste da più di 200 anni, come testimoniano le antiche mappe napoleoniche. Le piante presenti oggi dovrebbero risalire agli anni Sessanta del secolo scorso», precisa Armando Serena. «Abbiamo preso in gestione l’area per i prossimi 18 anni. In questo modo avremo il tempo necessario per portare avanti tutte le analisi e le ricerche necessarie prima di procedere. L’area, di circa 3 mila metri quadrati, è abbandonata da più di 10 anni, ma molte viti producono ancora uva. Bisognerà quindi comprendere a fondo la situazione vegetativa e stabilire quali piante salvare e quali reimpiantare».

Le fasi di lavoro e le prime bottiglie nel 2023

«Il vitigno di riferimento è certamente la Glera, ma è possibile che troveremo anche altre varietà locali,  tutte a bacca bianca», prosegue Sarah Serena. «Una volta identificati i vitigni, procederemo alla pulizia completa del vigneto con l’eventuale rimozione delle piante malate». Nel novembre-dicembre 2018, dopo lo sviluppo vegetativo delle piante selezionate, saranno prelevate le relative gemme che, nel marzo del 2019, saranno innestate sui portainnesti. A novembre le barbatelle verranno prelevate per poi essere a messe dimora a marzo 2020. «Il nostro obiettivo è  vinificare a partire dalla vendemmia 2022 e stappare le prime bottiglie di questo cru – l’unico del centro storico di Asolo – nel 2023».

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© Riproduzione riservata - 18/10/2017

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