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Livio Felluga: bianchi e rossi da meditazione

15 Aprile 2010 Roger Sesto
Le etichette su cui la celebre casa di Brazzano di Cormòns (Gorizia) ha deciso di puntare per sfidare il tempo sono senz’altro il bianco Terre Alte e il rosso Sossó. Ma sentiamo l’enologo di famiglia, Andrea Felluga: «Ogni vino invecchiato pretende il nostro rispetto, ma se è bianco, ci può condurre in una dimensione fantastica di sensazioni sottili che si liberano in una trama delicata ed elegante. Ci si può ritrovare perfino qualche nota tipica di un vino rosso, ma appena accennata, sussurrata. È un’esperienza che in qualche modo stimola l’introspezione. Perciò, più che un abbinamento al cibo, io suggerirei, per una vecchia bottiglia di Terre Alte “l’abbinamento alla persona”». E che ci dice del Sossó? «Nel 1986, cinque anni dopo la nascita di Terre Alte, era giunto il momento di produrre un rosso di qualità superiore. Individuammo un vigneto settantenne di Merlot, e nel 1989 nacque questa etichetta. Era un vino elegante ed etereo, che rappresentava lo stile aziendale e si ispirava ai classici di Pomerol. Dal 1996 Sossó, pur continuando a essere ottenuto da uve Merlot, iniziò a essere designato con il nome della sottozona: Rosazzo. A partire dalla vendemmia 1997, Sossó e Refosco si contesero il primato della produzione aziendale di rossi. Prendemmo allora una decisione difficile, visto anche il carattere complementare delle due varietà: con la vendemmia 2000 il Refosco venne sacrificato alla causa e concorse alla produzione del nuovo Sossó. La consacrazione avvenne con l’annata successiva. Il clima propizio e le sfumature apportate dall’aggiunta di un tocco di Pignolo portarono a un vino vibrante, intenso, signorile». Quali le annate a suo parere più riuscite di Sossó e ancora presenti in cantina? «La 1991, 1997, 1998, 1999, 2004 e soprattutto la straordinaria 2001!». E quali quelle più emozionanti di Terre Alte? «Senz’altro la 1997, in magnum, è oggi superbamente minerale e speziata. Poi la 1998, la 1999, la particolarissima 2001, l’ingiustamente sottovalutata 2002 e, in divenire, la 2006 e 2007».

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