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L’industria alimentare per il 2024 è condizionata da mille incertezze

5 Maggio 2024 Luigi Pelliccia
L’industria alimentare per il 2024 è condizionata da mille incertezze
Il flusso dei traffici atlantici fortunatamente non è penalizzato come quello del mar Rosso © Chuttersnap - Unsplash

Il 2023 non è stato facile per il vino e per tutto il “food and beverage” nazionale, con dinamiche di prezzo che non hanno aiutato il mercato interno. Nonostante la frenata degli Usa, l’export è sempre una risorsa e il 2024 si apre in modo promettente. Una ricognizione alla luce dei dati Istat

Dopo la pandemia, il testimone delle criticità che hanno investito la congiuntura economica è passato in gran parte alle problematiche causate dall’evento bellico russo-ucraino, alle tensioni inflazionistiche su energia e materie prime e alla crescita del costo del denaro. Esse hanno innescato penalizzazioni importanti sui costi e sui mercati, con inevitabili rimbalzi sulla capacità di acquisto del consumatore e,
da ultimo, sugli stessi livelli produttivi. L’impatto maggiore di tale evento si è sviluppato in verità al suo deflagrare, nel corso del 2022. Ma la debolezza dei fondamentali che ne è derivata ha continuato a impattare sul Pil, cresciuto nel 2023 solo del +0,9% in termini reali, e sul livello generale dei consumi interni e internazionali.
Insomma, dopo la dimostrazione di resilienza mostrata dall’industria alimentare nazionale, e dal comparto enologico al suo interno, durante la crisi finanziaria 2008 e poi durante quella del debito sovrano dell’inizio dello scorso decennio, è emerso un effetto stagnazione che rischia di essere tutt’altro che volatile, ma strisciante e potenzialmente duraturo.

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