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Liberté, Égalité, Rosé! La democratizzazione del vino francese

Liberté, Égalité, Rosé! La democratizzazione del vino francese

Il successo dei rosé di Provenza apre una nuova strada per il vino d’Oltralpe, di gran lunga più democratica?

Questa settimana parliamo di vini francesi e di come sono percepiti all’estero, negli Stati Uniti specialmente. Risponde il nostro amico americano Mike Veseth – un’autorità internazionale in fatto di global market – che, attraverso la sua seguitissima rubrica The Wine Economist, dà un’interpretazione interessante.

Mike Veseth

Una cosa che mi piace del rosé è che simboleggia in una certa misura i classici valori della libertà (liberté) e dell’uguaglianza (égalité). Non c’è una formula fissa per il rosé. I viticoltori hanno una notevole libertà nella scelta dell’uva, dei blend e dello stile. E il rosé livella un po’ anche il terreno di gioco, permettendo alle regioni meno conosciute di competere con le élite.

Ha senso dire: “Non mi piace il vino rosato?”

Ho amici che mi dicono che non amano il rosé – e io ci credo – ma quale rosé non li entusiasma? Ci sono così tanti stili diversi che sembra che ce ne sia uno per tutti i gusti. Se non ti piace il vino rosato forse non hai ancora provato quello giusto. Sue ed io abbiamo assaggiato rosati di tutto il mondo e abbiamo apprezzato la diversità di sfumature, sapori e aromi di questa tipologia.

Il ruolo dello Champagne nella nascita delle denominazioni

I vini francesi sono tradizionalmente identificati per luogo d’origine, una pratica che privilegia alcune regioni d’élite e i loro vini. Bordeaux. Borgogna. E soprattutto Champagne. Non è un caso: come ho scritto nel mio libro Money, Taste, and Wine: It’s Complicated, il sistema delle denominazioni è stato più o meno inventato dai produttori di Champagne per proteggere i loro spumanti prima dalle copie prodotte altrove, e poi dai vini di qualità scadente prodotti in casa. Solo lo Champagne era Champagne, e questo ha fatto sì che molti spumanti francesi di prima classe passassero in terza classe.

Il Prosecco “insidia” lo Champagne

La famosa Classificazione del 1855 stabilì una piramide qualitativa per i vini di Bordeaux. Da qui all’idea che il vino in generale sia classificato in una graduatoria, con i nomi più famosi in cima, il passo è breve. La Francia ha un’incredibile varietà di vini (addirittura più dei formaggi, se possibile), ma non sono tutti uguali, almeno sul mercato. Questa situazione sta cambiando: la popolarità del Prosecco ha indebolito l’egemonia dello Champagne. Inoltre, gli allegri raduni dove si stappano “bottiglie speciali”, nell’era di Covid-19, sono sempre meno numerosi e più ristretti. Il Bordeaux, che in alcuni contesti si è dimostrato poco rilevante, è sceso un po’, con prezzi più contenuti usciti dall’insolito circo en primeur di quest’anno.

Il boom del vino rosa

Ma la spinta maggiore nella crescente democratizzazione del vino francese risiede nel rosé. Le vendite di rosati francesi erano in pieno boom negli Stati Uniti prima della crisi e continuano a essere molto forti. In effetti, il vino francese oggi cavalca un’onda rosa. Questo apparentemente è vero anche in Francia, dove i rapporti indicano che il rosato supera il vino bianco nei supermercati nazionali. Incroyable!

Una tipologia davvero democratica

Sì, lo so che c’è una gerarchia anche nel mondo del rosé. La Provenza è la prima e ineguagliabile secondo alcuni. Ma anche tenendo conto di questo, penso che il rosé sia il vino della democrazia francese. Che cos’è il rosé in fondo? Non è una regione (i rosati sono prodotti in tutta la Francia e nel mondo). Non è nemmeno un vitigno. I vini rosa provenienti da tutta la Francia e talvolta da tutto il mondo sono spesso esposti insieme nei negozi e nei supermercati, dando a umili denominazioni e vitigni oscuri l’opportunità di competere alle proprie condizioni, cosa che non accade molto spesso nel mondo del vino.

L’esempio di Paul Mas

Tre vini che abbiamo ricevuto da Paul Mas illustrano molto bene queste riflessioni. Les Domaines Paul Mas è un’ambiziosa azienda vinicola familiare radicata nel sud della Francia. I vini di Paul Mas mi ricordano quelli della famiglia Jackson in California. Jackson è conosciuto soprattutto per i suoi vini più commerciali, della Cantina Kendall-Jackson, in particolare il popolare Chardonnay. Ma se si guarda più attentamente si scopre che l’azienda fa capo a una serie di Cantine di alta qualità che insieme esplorano le complesse possibilità del terroir della loro regione.

Una “rana arrogante” per attirare l’attenzione

Paul Mas è un po’ così. Forse è più noto negli Stati Uniti per i suoi popolari vini Arrogant Frog. Le etichette sono caratterizzate da una rana un po’ snob ma garbata, che beve vino e indossa sempre un berretto. I vini erano buoni quando li ho assaggiati la per la prima volta, se ricordo bene, ma è stato il marketing ad attirare la mia attenzione. Arrogant Frog c’è ancora (esiste uno Château Arrogant Frog), va benissimo, ma sotto la guida di Jean-Claude Mas l’azienda è cresciuta e ha focalizzato la sua attenzione sui terroir di Languedoc e Rousillon.

Tre sfumature di rosa da Languedoc e Roussillon

Abbiamo assaggiato e apprezzato alcuni dei vini di Paul Mas quando abbiamo visitato queste due regioni, due anni fa. Siamo stati quindi lieti di avere la possibilità di concentrarci sulla gamma dei rosati, degustando tre rosé molto diversi tra loro.

Côté Mas Rosé Aurore, Pays d’Oc Igp

Il primo è dell’azienda Côté Mas e si chiama Rosé Aurore, Pays d’Oc Igp; un blend di Grenache, Cinsault e Syrah. Un litro di questo divertente vino costa 12,99 dollari. Molto aromatico, l’eleganza casual del packaging chiama il “picnic”. I picnic possono essere più rustici o eleganti e questo vino funzionerebbe in entrambi i casi. Non vi dispiacerebbe aprire questa bottiglia in una giornata calda in compagnia di amici (amici socialmente distanziati, naturalmente).

Château Lauriga Rosé, Côtes du Roussillon Aop

Poi è arrivato Château Lauriga, un blend di Syrah e Grenache. È un Aop Côtes du Roussillon, con un prezzo di circa 20 dollari. Più leggero, più elegante; un’interpretazione molto diversa del rosé, come è giusto che sia, dato che sia il blend che il terroir sono diversi. Un po’ più “serio”, per intenderci.

Château Lauriga Le Gris Rosé, Côtes Catalanes Igp

Abbiamo apprezzato entrambi questi vini con i primi pasti estivi, ma il nostro preferito è stato il Domaine Lauriga Le Gris. Non so esattamente di cosa ci ha colpito di questo vino, ma ci è piaciuto molto. Potrebbe essere il vitigno, il terroir, o forse le viti più vecchie (43 anni) hanno fatto la differenza. Le Gris è 100% Grenache Gris, designato IGP Côtes Catalanes. A circa 14 dollari a bottiglia e si colloca nel cuore del mercato del rosé.

Château Feely, filosofia biodinamica a Saussignac

È chiaro perché associo questi e altri vini rosati a liberté e ad égalité? A proposito di liberté, c’è un altro vino rosé di cui voglio parlare. La nostra amica Caro Feely (autrice di diversi ottimi libri sul vino) ci ha invitato a fare una degustazione virtuale su Zoom con i soci del wine club di Château Feely. Chateau Feely è una tenuta biodinamica a Saussignac, a circa un’ora da Bordeaux. I libri di Caro documentano le sfide e le soddisfazioni che lei e la sua famiglia hanno vissuto lavorando per ore e ore per rendere il loro vigneto sostenibile in tutti i sensi. Raccomando i suoi libri a chiunque stia pensando di acquistare un vigneto in cantina.

Liberté di nome e di fatto

L’argomento era il rosé e l’intimo pubblico di internet è stato lieto di assaggiare due degli ottimi rosati di Feely, un’esperienza che potrebbe aver cambiato il loro modo di pensare a Saussignac, al rosé, o a entrambi. Uno dei vini ha catturato la mia attenzione. Si chiama Liberté. Prodotto con lieviti autoctoni da uve Cabernet Sauvignon (una delle varietà approvate per Bergerac Aop), il vino ha affermato la sua libertà prendendo un tempo insolitamente lungo per completare la fermentazione, guadagnando così la sua denominazione. È un vino con una mente propria. Tutti erano d’accordo sul fatto che il gusto della Libertà è qualcosa di speciale.

Quindi, per favore, alzate un bicchiere di rosé e unitevi a me in un brindisi.  Liberté, égalité, rosé!

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© Riproduzione riservata - 24/07/2020

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