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Leopardo Felici, Verdicchio Boy dall’animo green

20 Novembre 2019 Jessica Bordoni
Leopardo Felici, Verdicchio Boy dall’animo green

Li chiamano Verdicchio Boys. Sono un gruppo di giovani vignaioli impegnati nel rilancio del grande bianco dei Castelli di Jesi, partendo dall’identità territoriale e da un approccio green. Tra loro c’è Leopardo Felici, per tutti Leo, che insieme al padre e alla compagna guida la Cantina Andrea Felici, 12 ettari tra Apiro e Cupramontana.

«La mia famiglia è impegnata nella produzione del Verdicchio da tre generazioni, ma solo una quindicina d’anni fa abbiamo iniziato a imbottigliare con un nostro marchio», spiega Leo Felici. Il progetto nasce proprio su sua insistenza: «Quando lo dissi a mio padre, mi risposte di stare attento: per scrivere bene, bisogna aver letto tanti libri, per fare dei vini buoni, è necessario averne assaggiati tanti. Lo stile è una questione di esperienze maturate sul campo».

Il ritorno di Leo Felici dopo le esperienze a Londra e Firenze

Da qui la scelta di fare un po’ di gavetta nel mondo della ristorazione. «Tra i 22 e i 23 anni sono stato a Londra, alla Gordon Ramsay Company, poi ho trascorso altri due anni all’Enoteca Pinchiorri di Firenze. Quando nel 2007 sono ritornato a casa, le mie idee erano decisamente più chiare». Tutto ruota intorno all’equazione vino-territorio. «In vigna puntiamo all’equilibrio omeostatico, ovvero la naturale tendenza alla stabilità dell’ecosistema, preservando la biodiversità e il microclima grazie a lavorazioni biologiche e alla vicinanza di un bosco e di un laghetto. In cantina utilizziamo il cemento per non coprire la mineralità tipica dell’uva». Due le etichette: la “cuvée” Andrea Felici e il “cru” Il Cantico della Figura, dalla vigna ultracinquantenne San Francesco.

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