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Le viti franche di piede e la cultura del terroir

Le viti franche di piede e la cultura del terroir

All’indomani della notizia della nascita dell’associazione Francs de pied, a difesa del vigneto pre-fillossera, abbiamo ricevuto in redazione le considerazioni del professor Mario Fregoni, presidente onorario Oiv, sull’argomento e volentieri le pubblichiamo.

Lanciata da un pugno di viticoltori europei, l’associazione Francs de pied ha per fine la protezione dei vitigni non innestati coltivati nei loro luoghi di origine. Questo obiettivo è stato presentato dal viticoltore bordolese Loïc Pasquet (Domaine Liber Pater) e già gode di sostegni politici di peso, come quello del Principe Alberto II di Monaco e di Guillaume Gomez, rappresentante di Emmanuel Macron per l’enogastronomia francese. Si prevede l’approvazione dello statuto dell’associazione durante l’estate; dopo la formalizzazione del collettivo, si inoltrerà la richiesta per un’etichettatura europea “franco di piede” e per l’iscrizione al patrimonio immateriale dell’Unesco di una conoscenza poggiante sulle radici di origine della vite da vino (ossia della Vitis silvestris e della sua discendente Vitis vinifera).

“Franco di piede” in etichetta

La menzione “franco di piede” in etichetta attesta che i vini provengono da viti franche di piede nei terroir che hanno dato la nascita delle varietà ivi coltivate.
«L’idea non è, quindi, quella di etichettare così Merlot fuori dalla sua zona di origine o Pinot nero in Italia», ha spiegato Pasquet, creatore del vino più caro al mondo, il Liber Pater, venduto a 30.000 euro alla bottiglia, e promotore del progetto associativo, di cui è candidato alla presidenza.

Una nuova visione culturale

Mantenendo le sue posizioni contro la logica della tipicità dei vini di vitigno (di cui si fa largo uso in Italia, a scapito dell’origine geografica), Pasquet difende la sua visione di una viticoltura ancorata nella storia del suo terroir. Per il viticoltore bordolese, i vitigni europei innestati sui portinnesti americani sono responsabili dell’industrializzazione e della standardizzazione del gusto del vino. Con l’impianto di varietà europee franche di piede si ridà apertura a una visione culturale dell’espressione del luogo di origine.

Le degustazioni comparative

Bisognerà chiedere l’approvazione di una legislazione europea che definisca e autorizzi i vigneti franchi di piede, annullando i divieti e le restrizioni esistenti (per esempio in Germania e in Georgia). Le degustazioni comparative di Monaco dei vini franchi di piede e innestati hanno confermato quanto scritto sulla superiorità qualitativa dei franchi di piede da Jacky Rigaux, psicologo, editore e scrittore, a lungo professore dell’Università di Borgogna. Una significativa analoga degustazione comparativa risale al 2020 nel Domaine Liber Pater.

La soluzione al cambiamento climatico

Riguardo alle osservazioni sui vigneti franchi di piede si è rilevato che essi hanno fasi fenologiche (germogliamento, fioritura, allegagione, maturazione) più concentrate in un periodo limitato e che si verifica più o meno alla stessa epoca nelle diverse annate. Nelle annate siccitose non si è verificato l’arresto della maturazione (dato che la Vitis vinifera è molto resistente alla siccità). L’acidità dei vini franchi di piede è superiore a quella degli innestati. In effetti la Vitis vinifera franca di piede sarà una soluzione per i cambiamenti climatici, specie nelle zone non irrigue.

Lo studio sulla viticoltura cilena

Nel programma dell’associazione si inserirà la ricerca di nuove piste per proteggere la vite dalla fillossera. Il progetto viene considerato elitista e la menzione in etichetta di “franco di piede” inquieta coloro che l’hanno utilizzata senza fondamento (per esempio nelle Graves di Bordeaux). La lodevole iniziativa di Monaco è stata anticipata nel 1999 da uno mio studio sulla viticoltura cilena, che ha coinvolto 200.000 ettari di vigneti franchi di piede. Terminato lo studio con una presentazione a Santiago del Cile, si è proposta l’iscrizione della viticoltura cilena a patrimonio culturale Unesco. La proposta compare anche nella prefazione al libro Patrimonio vitivinicola pubblicato nel 2015 dalla Biblioteca nacional del Cile.

I franchi di piede in Cina e in Italia

Nel mondo sono numerosi i Paesi che coltivano la vite franca di piede (in testa la Cina, con 800.000 ettari vitati) e che potrebbero quindi usufruire dei risultati dell’associazione europea. La stessa Italia possiede circa 500 ettari di vigneti franchi di piede e nessuno può vietare di porre nelle informazioni della controetichetta “da franco di piede”.

Per approfondimenti

Patrimonio vitivinicola, Biblioteca nacional do Chile, 2015
M. Fregoni, La viticoltura e l’enologia del Cile, Città del vino, 2020
“Les vignes francs-de-pied sassocient pour un label européen et un classement Unesco”, Vitisphère

Foto di apertura: in Italia ci sono circa 500 ettari di vigneti a piede franco. Qui una pianta della tenuta di Cavanera Etnea di Firriato, a Castiglione di Sicilia (Catania)

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© Riproduzione riservata - 21/06/2021

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