Premium Premium Elena Erlicher

Le Langhe oltre il Nebbiolo. Si sperimentano vitigni a rischio estinzione

Le Langhe oltre il Nebbiolo. Si sperimentano vitigni a rischio estinzione

Liseiret, Passeretta, Brunetta di Rivoli e Pignolo Spano sono varietà antiche che i ricercatori del Cnr-Ipsp e dell’Università di Torino intendono recuperare e valorizzare. La speranza è che un giorno possano affiancare il Nebbiolo e altre uve nell’ambito delle Doc e Docg piemontesi.

Alcuni sono più antichi del Nebbiolo o suoi lontani parenti, altri sono particolarmente resistenti ai climi rigidi, altri ancora erano usati in blend per aggiungere al vino corpo e finezza. Stiamo parlando di Liseiret, Passeretta, Brunetta di Rivoli e Pignolo Spano: vitigni a rischio estinzione che il Cnr-Ipsp (Istituto per la protezione sostenibile delle piante) ha deciso di recuperare sperimentandoli nella Collezione di Grinzane Cavour (Cuneo). «L’intento è quello di valorizzare i migliori per poter chiedere l’autorizzazione al loro utilizzo nelle denominazioni d’origine delle Langhe», spiega la ricercatrice Anna Schneider, che porta avanti il progetto di sperimentazione finanziato dal Consorzio Albeisa.

varietà antiche Langhe
Anna Schneider, ricercatrice del Cnr-Ipsp, e Alberto Caudana dell’Università di Torino

La cantina sperimentale

Una volta giunte a maturazione, le uve sono state raccolte manualmente e portate nella cantina sperimentale Bonafous dell’Università di Torino, in grado di vinificare piccole quantità, da 30 a 100 kg, e munita delle stesse attrezzature di una moderna cantina, ma in dimensioni ridotte.
«Qui, grazie all’applicazione delle tecniche più innovative, possiamo far esprimere al meglio le potenzialità di ogni vitigno e valutarne le potenzialità enologiche», dice Alberto Caudana dell’ateneo di Torino. «Siamo al primo anno di sperimentazione, con la vendemmia 2022, ma i risultati sono incoraggianti». E noi abbiamo potuto assaggiarli nel calice: in generale, pur avendo riscontrato colori mediamente pallidi (a parte per il rosso da Pignolo Spano), i vini hanno dimostrato sentori e aromi gustativi netti e puliti, alcuni più fini e intensi di altri.

varietà antiche Langhe
I fermentini della cantina sperimentale Bonafous dell’Università di Torino dove sono avvenute le microvinficazioni delle antiche varietà

Il bianco Passeretta

Per primo abbiamo degustato un bianco fermo da uve Passeretta, una varietà molto antica. Le sue origini si collocano sulla costa ovest della Grecia, dove è nota come Korinthiaki lefkos (Corinto bianco), e la sua presenza nella zona di Alba e Asti risale al 1500-1600. Un tempo era usata per dare corpo e finezza ai vini da Moscato bianco. È allevata anche in Emilia, nell’area di Parma. È particolarmente produttiva e ha acidità elevata; i suoi acini sono piccoli, privi di semi e dalla buccia sottile, che li rende sensibili alle malattie fungine, causa della sua scomparsa. Il vino è caratterizzato da un bouquet floreale (fiori bianchi) e fruttato, e una struttura moderata.

Liseiret Metodo Classico

Una delle varietà più prolifiche, il Liseiret alias Gouais blanc può a buon diritto essere definito padre della viticoltura europea, perché ha dato origine a moltissimi vitigni, come lo Chardonnay, il Blaufränkisch, l’Aligoté, l’Auxerrois, il Gamay, ecc. Ha alcol e acidità elevate, alta produttività ed è una varietà resistente ai climi freddi di montagna; infatti si trova anche in Valtellina. In Piemonte è utilizzata in Alta Langa. È stata vinificata con Metodo Classico, che permette di esprimere i profumi tipici di mela verde, la sua mineralità e sapidità. La bollicina si presenta ancora un po’ grossolana, ma il vino ha sostato solo un anno sui lieviti per il momento.

Brunetta di Rivoli in rosso e rosé

Dal suo colore e dalla zona di provenienza nasce il nome del Brunetta di Rivoli, una varietà rara menzionata fin dal 1800 e ricca di norisoprenoidi, precursori di aromi di rosa e frutta esotica. I ricercatori hanno deciso di provare a vinificarla sia in rosa sia in rosso. Nel primo caso non c’è stata macerazione sulle bucce (vinificazione in bianco) a vantaggio di un colore rosa molto tenue e un bouquet di fiori di campo e pera. L’alto contenuto in polifenoli garantisce la stabilità del colore nel tempo, così come per la versione in rosso, dalle tonalità rubino vivo, con profumi di violetta, prugne e confettura; al palato il tannino è contenuto e l’acidità bassa, che non lo rendono adatto al lungo invecchiamento.

Pignolo Spano degno compagno del Nebbiolo

Simile al Nebbiolo fenologicamente e geneticamente – hanno entrambi gli stessi (sconosciuti) genitori – il Pignolo Spano è però più antico, perché presente nel Nordovest d’Italia fin dal 1300. Deriva il nome dalla pigna, che ricorda la forma del grappolo, e dalla varietà Spanna (sinonimo del Nebbiolo in Alto Piemonte). Poco colorato, come il Nebbiolo, sa di frutti rossi, confettura e vaniglia, pur non avendo trascorso un solo giorno in legno. Dal tannino un po’ esuberante, si gioverà del passare del tempo e potrebbe essere un ottimo compagno in assemblaggio con il Nebbiolo.

Foto di apertura: le antiche varietà Liseiret, Passeretta, Brunetta di Rivoli e Pignolo Spano, in via d’estinzione e recuperate grazie a un progetto del Cnr-Ipsp

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© Riproduzione riservata - 08/02/2023

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