La svolta bio del Cava, ma solo per le bollicine “de Guarda Superior”
La denominazione spagnola Cava sta crescendo sotto molti punti di vista, soprattutto all’estero, dove vengono esportati oltre due terzi dell’intera produzione. Ma la nuova sfida è green. Il presidente del Consejo Regulador Javier Pagés ha, infatti, appena comunicato di voler tutelare il territorio grazie a una svolta bio, a cominciare dalle produzioni di massima qualità che, entro il 2025, dovranno essere tutte certificate biologiche.
Per approfondimenti: Tecnovino, Tecnovino e Harpers.Co.Uk
Nonostante la pandemia, è un periodo d’oro per la denominazione di origine spagnola Cava che resiste alla crisi con vendite online in aumento del +45%, con un export pari al 71% della produzione totale.
Un anno di crescita sul piano dell’export
La Germania continua a essere il principale Paese consumatore, seguita da Regno Unito (con una crescita del +6,55%), Belgio, Stati Uniti e Giappone. Da segnalare anche le performance in Russia (+17,47%), Lituania (+16,73%), Svezia (+12%), Finlandia (+11,83%) e Paesi Bassi (+9,93%). Nel 2020 «la diversificazione dei mercati si è dimostrata una ricchezza che ha consentito di mitigare la caduta del mercato interno, il più colpito dalla pandemia», ha affermato il presidente del Consejo Regulador della denominazione Javier Pagés (Tecnovino).
Cava de Guarda Superior 100% bio entro il 2025
Con questi numeri in crescita, la denominazione spagnola si lancia verso nuove sfide tramite un nuovo piano strategico che prevede un grande sforzo comune verso una produzione più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Pertanto, durante una tavola rotonda guidata dal novello Master of Wine Álvaro Ribalta, la Do Cava, che vanta il disciplinare per gli spumanti più esigente al mondo, ha annunciato di voler convertire al biologico il 100% della produzione dei Cavas de Guarda Superior entro il 2025; al momento sono al 34%. La categoria di massima qualità include i Cava Reserva (minimo 18 mesi di affinamento), Gran Reserva (minimo 30 mesi di affinamento) e Cava de Paraje Calificado (realizzati in un determinato territorio e con un minimo di 36 mesi di affinamento).
Una denominazione in continua evoluzione
Con questo nuovo proposito, la denominazione rafforza i suoi pilastri qualitativi, che già prevedevano lunghi affinamenti, vigneti con età minima di 10 anni, rese bassissime, menzione dell’annata in etichetta e tracciabilità rigorosa. Secondo il suo presidente, il Cava è, infatti, in continua evoluzione. «Sappiamo che sia il consumatore, sia il mercato richiedono il biologico e noi ci sentiamo pienamente identificati nella cura e nella salvaguardia del territorio», commenta Pagés. Attualmente la D.O. Cava riunisce oltre 38.000 ettari di vigneti e più di 6.800 viticoltori (Tecnovino e Harpers.Co.Uk).
Foto di apertura: calice di Cava © Tecnovino
Tag: Cava, Harpers.Co.Uk, Javier Pagés, Rassegna stampa internazionale, TecnovinoQuesta notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.
© Riproduzione riservata - 05/05/2021