La Russia diventerà una potenza anche nel mondo del vino?
La Russia ha il potenziale per diventare un grande produttore di vino in tutto il mondo? La domanda è stata posta alla presidente dell’Oiv, la brasiliana Regina Vanderlinde, in visita ufficiale a Mosca.
«In effetti», ha risposto Vanderlinde, «i presupposti esisterebbero. Al momento però è difficile dire quale potrà essere in futuro il volume della sua produzione enologica, e se in generale ha senso confrontarlo con quello di Italia e Francia, Paesi in cui il settore del vino ha secoli di storia, tradizione ed esperienza».
Le potenzialità per affermarsi ci sono
«La Russia è nella lista dei maggiori importatori di vino. Il consumo è abbastanza elevato e si posiziona al settimo posto nel mondo. Il potenziale e le possibilità di diventare un Paese vitivinicolo, ovvero di entrare a far parte dei grandi produttori di vino quindi ci sono. Inoltre, sebbene il consumo pro capite, oggi di poco superiore ai 10 litri all’anno, non sia paragonabile a quello dei principali Paesi europei produttori, resta comunque un indice significativo». Il presidente dell’Oiv ha quindi sottolineato l’esistenza in Russia di vitigni autoctoni che devono essere sviluppati perché rappresentano il futuro della sua viticoltura.
Anche qui, il futuro è nei vitigni autoctoni
E a proposito di vitigni, si calcola che almeno una trentina di essi meritino una certa attenzione. Tra questi, sicuramente Krasnostop, Saperavi, Tsimlyanskiy Chorny, Plechistik, Kefessiya Sibirkovy a bacca rossa e Rkatsiteli e Kokur a bacca bianca. Per quanto riguarda la superficie coltivata a vite, negli ultimi anni, grazie alle politiche del ministero dell’agricoltura russo, questa è cresciuta a una media di circa 4-6 mila ettari all’anno che si prevede debbano portare la superficie complessiva entro quest’anno a 140 mila ettari e 180 mila nel 2025 su un potenziale di 200 mila ettari considerati coltivabili.
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Sono tante le zone vocate in Russia da scoprire
Per quanto riguarda la produzione di vino, questa è aumentata di ben 13 volte dal 2010 ad oggi attestandosi intorno ai 400 milioni di litri. Inoltre, proprio grazie ai piani di aiuti e agevolazioni statali sia per aumentare la produzione che per attrarre investimenti esteri, la Russia è profondamente convinta della qualità dei suoi vini e della vocazione di certe regioni. La più importante è quella di Krasnodar, nella parte meridionale del Paese, che rappresenta un terzo della superficie vitata complessiva nonché della produzione vinicola nazionale. Anche la Crimea, che vanta un’antica tradizione vitivinicola, è una zona dove si producono vini di alta qualità sia con varietà autoctone che internazionali. Altre importanti zone di produzione sono Stavropol, Rostov e Dagesta. Regioni che già a Vinitaly 2017 si erano presentate con 18 aziende e una cinquantina di etichette tra vini fermi, spumanti e perfino icewine.
Si afferma sempre di più il consumo di vino rispetto ad altri alcolici
Non c’è dubbio, comunque, che a migliorare la qualità dei vini russi sia stata anche la presenza di alcuni tra i migliori enologi europei così come di tecnici russi rientrati in patria dopo esperienze all’estero. Una qualità migliore dei vini che ha portato negli ultimi vent’anni i consumatori ad orientarsi verso il vino piuttosto che sugli alcolici: il primo infatti è cresciuto del 70%, mentre i secondi sono diminuiti del 50%. Tornando alla visita a Mosca del presidente dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, quando un giornalista dell’agenzia Sputnik le ha chiesto cosa ne pensasse della qualità del vino russo, Regina Vanderlinde ha risposto che «pur non essendo un’esperta di vini russi, sono rimasta piacevolmente sorpresa e li ho apprezzati poiché è molto curioso assaggiare vini provenienti da luoghi diversi».
Foto di apertura di Opsa (Pixabay)
Tag: Oiv, Regina Vanderlinde, Russia, vino russo© Riproduzione riservata - 23/01/2020