La rivincita del whisky
Il whisky attraversa un momento d’oro. Non solo l’offerta è sempre più diversificata, ma con il calo della produzione dovuto al Covid, è un ottimo prodotto su cui investire. Nascono nuove generazioni di collezionisti e le proposte sono sempre più interessanti; da quelle della madrepatria Scozia alle raffinate declinazioni Giapponesi
Il whisky è un mondo ed è giusto imparare a conoscerlo a partire dalla sua geografia, come insegna questo articolo di Decanter, a maggior ragione perché “oggi più che mai esiste un’offerta di whisky così diversificata e le distillerie che spuntano ovunque sono capaci di sfidare il cuore tradizionale di Scozia, Irlanda, Usa, Canada e Giappone”.
Comprendere gli stili del whisky
Il clima umido e fresco della Scozia è da sempre ideale per la produzione di whisky: da Campbeltown, sulla costa occidentale del Paese e un tempo conosciuta – non a caso – come Whisky City, alle Highlands che si estendono fino all’estremità settentrionale della Scozia, non ci sono fili conduttori tra le varie distillerie. La labirintica rete di isole scozzesi conserva un buon numero di produttori sia geograficamente che stilisticamente disparati, fino alla piccola isola di Islay nell’arcipelago delle Ebridi e simbolo del whisky torbato; ma anche qui non mancano le eccezioni.
Non solo Scozia
Il whiskey irlandese ha dominato il mondo alla fine del XIX secolo e dopo una veloce discesa, oggi è in costante ripresa. Il viaggio continua con un balzo in Giappone e poi negli Stati Uniti d’America, ma ora la mappa si sta allargando, così come gli stili e i sapori: dall’Inghilterra ai Paesi del Nord Europa, fino al Sud Africa e all’India.
I nuovi collezionisti
Una nuova generazione sta sfidando tutti gli stereotipi e costruendo incredibili archivi di distillati rari. Questi moderni collezionisti sono anche le persone che meno ci si aspetterebbe. Come la trentaduenne Jessica Anwar, che si distingue per possedere, insieme al padre e al fratello, una collezione di whisky da far invidia a chiunque. «Circa 10 anni fa, a una cena di famiglia, ho assaggiato il mio primo Port Ellen», ricorda l’imprenditrice, «quell’affumicatura e la sua complessità mi hanno subito attratto». E così oggi ha accumulato più di 1.000 bottiglie rare. In linea con le tendenze attuali, Jessica Anwar ama comprare dalla botte.
«È interessante perché puoi assaggiare il prodotto mentre matura e decidere quando imbottigliarlo», spiega. Ma questo è solo uno dei tanti esempi della nuova generazione di intenditori e investitori che seguono sui social network le distillerie preferite anche per scovare prima di altri le edizioni limitate (Financial Times).
D’altronde, è il momento giusto per investire nell’oro liquido
Lo dice ValueTheMarkets, perché in un momento di incertezza economica come quello che stiamo vivendo, in molti sono alla ricerca di modi per diversificare i propri investimenti e, tra questi, il whisky è uno dei più sicuri e fruttuosi. Inoltre, si prevede che il whisky prodotto nel 2020 sarà “il più prezioso della storia” e che le botti saranno di grande valore nei prossimi decenni a causa del calo della produzione del settore.
Gli effetti della pandemia a breve e lungo termine
La pandemia ha infatti costretto molte distillerie a chiudere temporaneamente. L’ente commerciale della Scotch Whisky Association ha dichiarato che durante il primo lockdown l’87% delle case produttrici operava a capacità ridotta o ha chiuso del tutto. Queste operazioni hanno determinato una sostanziale riduzione del whisky prodotto nel 2020, che “diventerà sempre più raro negli anni a venire” e che, tra 15 o 20 anni, sarà una risorsa redditizia.
Jay Bradley, fondatore di Whisky and Wealth Club, ha dichiarato: «Gli investitori e gli appassionati farebbero bene a investire nell’annata 2020 poiché si tratta di una parte significativa della storia del whisky» (The spirits business).
Ma come iniziare una collezione di whisky?
La rivista Food&Wine suggerisce le 10 migliori bottiglie per iniziare una collezione anche con un piccolo investimento. Oggi, infatti, il mondo del whisky abbraccia l’intero globo e sebbene la Scozia sia ancora la patria prediletta, i prodotti del Giappone sono probabilmente diventati i più ricercati al mondo, con l’America che colma il divario a un ritmo rapido. Tra i nomi consigliati ci sono l’Oban 18, che a poco più di $100 fornisce quasi tutto in uno – note dolci, fumo delicato, deliziose spezie e un tocco di sale marino -, e Nikka “From The Barrel” ($75), la quintessenza del whisky giapponese e con un grande rapporto qualità-prezzo. Per chi può spendere ancora meno, il suggerimento è un whisky della distilleria Kavalan di Taiwan (Selection No.1 e No.2 a soli $35), conosciuta come “la Google delle distillerie di whisky”, perché la più tecnologicamente avanzata del mondo.
Whiskey Sour
Chi, invece, non ha intenzione di avviare una collezione di distillati potrà comunque gustare il whisky o whiskey anche sotto forma di cocktail, magari nella classica e iconica ricetta del Whiskey Sour. Semplice (sono solo tre ingredienti: whiskey, limone e zucchero) ed efficace, questo cocktail è rimasto un pilastro nella cultura del bere americana. Si dice che la combinazione di ingredienti sia stata resa popolare dai marinai britannici già nel 1600 per scongiurare lo scorbuto nei lunghi viaggi; oggi Wine Enthusiast spiega come creare un Whiskey Sour perfetto anche a casa.
Foto di apertura di Decanter
Tag: Decanter, Financial Times, Food&Wine, Rassegna stampa internazionale, The spirits business, whisky, Wine EnthusiastQuesta notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.
© Riproduzione riservata - 25/11/2020